Il grande pene, la madre ragno e il mondo onirico di Louise Bourgeois
Il ragno-madre è sicuramente la sua opera più nota e rappresentativa. Ma Louise Bourgeois non è stata solo questo.
Il ragno-madre è sicuramente la sua opera più nota e rappresentativa. Ma Louise Bourgeois non è stata solo questo.
Se tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 avete fatto un salto al Museo di Capodimonte a Napoli, l’avrete sicuramente incontrata. Non fisicamente, ma attraverso le sue opere. Parliamo di Louise Bourgeois, artista che nell’arco di un secolo ha raccontato diverse facce della società attraverso istallazioni di grande impatto, sia dal punto di vista delle dimensioni – non a caso il suo gigantesco ragno-madre fu posizionato all’aperto a Capodimonte – sia dal punto di vista dello choc emozionale che esse rappresentano.
Le mie emozioni – disse in un’intervista, come riporta il blog Brand It Up – sono inappropriate alle mie dimensioni.
Il profilo artistico di Louise Bourgeois viene riassunto sapientemente sul sito della Tate Modern. Vissuta tra il 1911 e il 2010 – venuta quindi a mancare un anno dopo la sua mostra partenopea – l’artista è conosciuta soprattutto per le sue sculture gigantesche. Oltre alla scultura, Louise Bourgeois si è dedicata anche alla pittura e all’incisione, esplorando una varietà di temi che includevano la vita domestica e famigliare, la sessualità, il corpo, la morte e il subconscio. Questi temi sono connessi con eventi della sua infanzia – tanto che l’artista ha considerato la sua espressione come processo terapeutico. Viene di solito inserita nella corrente dell’Espressionismo Astratto, ma il suo lavoro ha maggiormente a che vedere con il Surrealismo e con il femminismo (dal punto di vista artistico).
Uno dei nodi fondamentali della sua arte – la vita famigliare appunto – affonda le radici nella sua infanzia. Nata il giorno di Natale, come si legge sul blog di Antonella Ongaro, Louise Bourgeois ha dovuto affrontare uno strano rapporto con il padre, che le avrebbe preferito un maschio – secondo un aneddoto la umiliò pubblicamente, intagliando un pene con una buccia di mandarino e facendo notare a dei convitati che la figlia non ne fosse munita. A questo si aggiunse il fatto che l’uomo avesse un’amante, che a sua volta era un’insegnante della giovane Louise.
Per quanto riguarda la madre, il rapporto con l’artista è stato sempre molto forte – Louise Bourgeois tentò il suicidio quando lei morì. Fin da piccolissima, Louise la aiutava nel restauro di arazzi: la donna tagliava via i minuscoli peni dei putti per rivendere l’opera sul mercato statunitense e puritano, la figlia, al suo posto, ricamava dei fiori. Sono tante le storie interessanti relative a quest’artista, ma più di tutto ci interessano le sue opere: facciamo insieme un excursus.
Il titolo di quest’opera – forse la più famosa di Bourgeois – è Maman, Mamma. E in un certo senso questo enorme, grandioso ragno, che solitamente viene esposto all’aperto, ha a che fare con la madre dell’artista.
Come un ragno – disse Bourgeois, come riporta il blog di Antonella Ongaro – mia madre era una tessitrice. Come i ragni, mia madre era molto brava, paziente, delicata, un’amica in cui cercare protezione. Lei era intelligente, paziente, opportuna, utile e ragionevole. Era indispensabile come un ragno.
Questa foto fu scattata da Robert Mapplethorpe, per illustrare un catalogo per una mostra di Bourgeois a New York nel 1982. Il gigantesco pene che l’artista porta sotto il braccio rappresenta la vittoria contro il tabù della sessualità, come spiega Brand It Up.
Si tratta di un’opera che parla di dolore, come tutte quelle della serie Cell. Le grandi sfere di marmo sono gli occhi, che sono guardati a loro volta da qualcuno (il fruitore della mostra), in un continuo rimando anche per via della presenza di uno specchio.
Le Cells – spiegava Bourgeois, come riporta il sito della Tate Modern – rappresentano diversi tipi di dolore: quello fisico, quello emotivo e psicologico, quello mentale e intellettuale. Quando ciò che è emotivo diventa fisico? Quando ciò che è fisico diventa emotivo: è un circolo vizioso. Il dolore può iniziare in un punto e cambiare in un’altra direzione.
Quest’opera ritrae delle mani che si avvolgono tra loro, una metafora della nascita. La spirale è un elemento che ricorre nelle opere di Bourgeois, che per sua stessa ammissione, ricorda di quando, da piccola, strizzava gli arazzi dopo averli lavati, come riporta il sito della Tate Modern.
L’opera ritrae il padre fatto a pezzi su un tavolo da pranzo – e ha a che vedere con una parte della sua biografia. Il padre portava la giovanissima Louise con sé al bordello, facendola attendere finché non avesse finito.
Per dieci anni – disse Bourgeois, come scrive il blog di Antonella Ongaro – ho visto lo sguardo muto di mia madre, ho odiato mio padre per quella sua violenza inaudita su di noi. La famiglia può essere disseminata di ghigliottine.
È un’opera familiare per Bourgeois, che ritrae la routine – ma in maniera piacevole – del suo lavoro. Il titolo richiama infatti l’ora in cui la modella giunge ogni giorno nel suo studio – le mani ritratte sono le sue, come spiega la Tate Modern.
Come spiega la Tate Modern, Bourgeois nutriva una serie di preoccupazioni con i temi della maternità e della sessualità femminile. I seni in questa scultura sono al tempo stesso un simbolo del ruolo naturale della donna ma anche della sua sessualizzazione, che la lascia nuda e vulnerabile. L’opera ritrae un uomo che passa da una donna all’altra in maniera egoista.
Stavolta, come riporta la Tate Modern, quest’opera non ha a che vedere con l’uomo, ma con il potere in genere – perché lo sguardo non è collegato strettamente a un corpo. Questi occhi possono apparire minacciosi e hanno a che fare con la conoscenza.
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