Oriella Dorella, la luce infinita di due occhi che danzano
La carriera della celebre ballerina italiana, da étoile del Teatro alla Scala di Milano a star del piccolo schermo: una vita sulle punte, tra palchi e tv
La carriera della celebre ballerina italiana, da étoile del Teatro alla Scala di Milano a star del piccolo schermo: una vita sulle punte, tra palchi e tv
Due occhi grandi e luminosi, una grazia innata e grande disciplina: Oriella Dorella è stata una delle ballerine classiche più famose della scena italiana. Milanese, con un temperamento allegro e positivo, è riuscita a conquistare anche la televisione, senza mai dimenticare la danza.
Intervistata tempo fa per Sipario, ha raccontato come il suo destino abbia iniziato a scriversi da solo, quasi per caso, con la complicità di qualcuno che ha visto qualcosa di più dietro uno sguardo disperato.
Avevo un rito, che quando il mio papà veniva a casa, gli porgevo le pantofole e lui mi dava in cambio il giornale, allora io mi chiudevo in bagno e lo leggevo in tutta tranquillità. Una sera mi capitò di scorgere una notizia sull’apertura delle iscrizioni alla Scuola di ballo del Teatro alla Scala. C’era scritto che i corsi erano a titolo completamente gratuito, con la possibilità di frequentare la Scuola dell’obbligo al suo interno… In quel preciso istante ho inquadrato la situazione! Dopo varie insistenze, sono riuscita nell’ultimo giorno utile alle iscrizioni a farmi accompagnare dai miei genitori. All’ingresso un portiere ci disse che il termine era scaduto, ormai eravamo fuori orario… La mia disperazione fu talmente grande che il portiere stesso prese personalmente in consegna i miei documenti per consegnarli a chi di dovere.
Lo stesso portiere che aveva preso a cuore la situazione dell’ancor giovanissima Oriella Dorella, nel tempo continuò a ricordarle quell’aneddoto, facendole capire quanto fosse stata fortunata a ricevere l’occasione di una vita.
Negli anni, quando sono diventata una professionista nel Corpo di Ballo, passando dalla portineria lui si alzava e mi diceva sempre: “Si ricordi Signora Dorella che è anche merito mio, non se lo dimentichi mai”. Questo per dire che c’è sempre stato qualcuno, dall’alto, che mi ha aiutata nel porgermi una mano. Dopo gli studi e il diploma, ho partecipato al Concorso nazionale, sono entrata nella compagnia scaligera, in seguito nominata Solista, poi Prima ballerina ed infine Étoile.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la carriera di Oriella Dorella.
Oriella Dorella nasce a Milano il 25 gennaio 1952 e cresce fin da piccola con il pallino per il mondo della danza, come da lei raccontato nell’intervista a Sipario.
Sono nata con la voglia di danzare. Ricordo di non aver mai voluto fare altro! Mia mamma veniva dalla pianura padana e i miei nonni producevano il vino, coltivavano gli ortaggi, allevavano animali in una piccola fattoria di loro proprietà dove trascorrevo le vacanze estive. Le mie giornate si svolgevano nell’aia che si trasformava in un palcoscenico per ballare.
Rubavo i vestiti alle zie, abiti di impalpabile e leggerissima seta che volteggiando facevano la ruota e prendevo anche gli zoccoli di legno di mio zio che usavo come punte… Così improvvisavo le danze, malgrado non avessi mai visto un balletto e nemmeno una ballerina dal vivo. In cuor mio ho sempre saputo di voler intraprendere questa professione, in pratica desideravo unicamente “ballare”!
A otto anni Oriella Dorella inizia a frequentare la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala. Dopo il diploma, nel 1969 entra a far parte del Corpo di Ballo della Scala, divenendo Solista nel 1972, poi Prima Ballerina nel 1977 e infine Étoile nel 1986. Così ha raccontato al Giornale della Danza i suoi studi e i suoi inizi:
Il periodo della Scuola è stato meraviglioso, ho avuto degli insegnanti fantastici. C’è da considerare anche che la Scuola di Ballo era all’interno della Scala, sicuramente più rosicata negli spazi di quella attuale ma c’era l’armonia, l’atmosfera del teatro, vedevi le prove di Nureyev, entravi in ascensore e incontravi Luciano Pavarotti. Questo era importante per noi allieve perché sviluppava la curiosità e il sapere; naturalmente si lavorava molto e poi capitava spesso anche di venir chiamata ad essere la sostituita perciò il tempo libero era quasi inesistente.
In più cambiavano sovente gli insegnanti e i direttori, ogni volta era un po’ come ricominciare… Bisognava essere attente allo sviluppo del proprio corpo; a sedici anni, fisicamente, ero già pronta ad entrare nel Corpo di ballo. Era d’obbligo tenersi al meglio, sempre pronti a fare un passo avanti. Grandi sacrifici negli orari, rinunce nelle vacanze e nelle uscite con le amicizie. In estate, mentre tutti andavano in vacanza, io lavoravo; si facevano gli spettacoli con Carla Fracci all’Arena di Verona.
Per Oriella Dorella inizia così una grande carriera, ricca di successi, ma anche di sacrifici.
Non mi fermavo mai. Avevo solo otto giorni di vacanze annuali e il mercoledì come giorno di riposo… Però in teatro vigeva anche l’abitudine, al mercoledì, di istituire una lezione ‘volontaria’ che ogni volta cambiava; perciò non ci si fermava mai se si voleva andare avanti rinunciando anche al proprio giorno di riposo. Comunque non mi lamento perché era la mia passione e si aveva l’immensa fortuna, ad esempio, di andare in tournée con Rudolf Nureyev che ti ripagava di ogni fatica.
Quando vedevo le ragazze della mia età, mentre andavo in Teatro a fare le prove, che prendevano l’aperitivo, mi dicevo ‘magari arriverà un giorno così anche per me’. Ci si misurava artisticamente ogni giorno, bisognava essere sempre pronti anche dal punto di vista della tempra, una vita dura. Non esisteva che avevi mal di gola e stavi a casa.
Oriella Dorella ha preso parte ad alcuni dei più famosi balletti in cartellone alla Scala, come Giselle, Lo Schiaccianoci, Coppelia, La bisbetica domata, La Strada, Miss Julie, L’Histoire de Manon, Onegin, Afternoon of a Faun, Adamo ed Eva.
La Scala è stata la mia famiglia, un teatro dalle mille meraviglie, un luogo dove sono passati i migliori danzatori e coreografi, da Rudolf Nureyev a Mikhail Baryshnikov, da Maurice Béjart a Maguy Marin, da Paolo Bortoluzzi a Vladimir Vasiliev e l’elenco sarebbe interminabile. La vita di noi danzatori si svolgeva interamente all’interno della Scala, in quanto sia la scuola di ballo che le scuole tradizionali, erano un tutt’uno con il teatro, perciò quello era il nostro unico mondo.
Anni magici anche per la felicità di conoscere ed incontrare immensi artisti come Luciano Pavarotti, Maria Callas, Franco Zeffirelli, Katia Ricciarelli, Placido Domingo, Carla Fracci e tanti altri. Al nostro arrivo alla mattina, un po’ come nel film “Le cronache di Narnia” al di là della porta che accedeva alla sala di ballo si apriva un mondo incantato, ricco di suggestione e di fascino!
E poi, negli Anni Ottanta, arriva anche la televisione. Partecipa all’edizione 1981-1982 di Fantastico e diversi anni dopo alle fiction Grandi domani su Italia 1 nel 2005 e Non smettere di sognare nel 2009 e nel 2011. Così ha parlato della sua esperienza da attrice:
È stata una piacevole esperienza dove ho imparato tante cose, ad esempio come ci si muove in un altro mondo come quello del set, dove i ruoli sono diversi, i tempi sono più lunghi, ma sicuramente è risultata una conoscenza da non dimenticare e sottovalutare!
Nell’anno di Fantastico, Oriella Dorella esce anche in copertina su Playboy, ma con uno scatto decisamente casto e raffinato.
Oriella Dorella lascia il Teatro alla Scala nel 1994, ma torna in scena nel 1996 con La Marchesa Von O. di Vittorio Biagi e un anno dopo con Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepùlveda al Piccolo Teatro di Milano. Negli Anni Novanta sposa il giornalista Eugenio Gallavotti, con cui adotta due bambini dal Brasile. Oggi si dedica ancora al mondo della danza, come insegnante e giudice. Ecco cosa significa per lei essere una ballerina:
Significa possedere un’anima applicata ad un’attitudine, bisogna saper usare l’intelligenza correlata alla disciplina, nello specifico ciò significa avere velocità, ritmo, memoria e assoluta resistenza, anche al dolore. Una Giselle non sarà mai un’altra Giselle, ognuna avrà le sue sfumature altrimenti sarebbero tutte uguali e l’incanto svanirebbe. Per essere una grande ballerina bisogna trovare l’equilibrio, dosare sapientemente tutti gli ingredienti e non dare importanza esclusivamente al virtuosismo ma saper amalgamare raffinatezza, grazia e delicatezza applicate al portamento, quest’ultimo fondamentale per entrare in palcoscenico!
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