Paese che vai, usanza e credenza popolare che trovi.
Anche il nostro Belpaese, da Nord a Sud, conserva alcuni miti e leggende davvero suggestivi, che sono stati tramandati generazione dopo generazione senza perdere nulla del loro fascino mistico ed esoterico.
Se in Sardegna, ad esempio, la figura dell’accabadora non si capisce ancora se appartenga più alla realtà o alla fantasia, in Piemonte c’è un paese che sarebbe addirittura fucina di… Streghe.
Ci troviamo a Paroldo, paesino a circa 80 chilometri a sud-est di Torino, sulle alte colline delle Langhe, 230 abitanti appena e una storia che appartiene alla tradizione degli abitanti e che ancora oggi affascina irrimediabilmente.
Merito anche del luogo davvero mozzafiato, un vero e proprio labirinto di vicoli medievali, abitazioni in pietra abbandonate e cappelle decorate con maschere, che ha contribuito ad accrescere il mito delle masche.
Di chi stiamo parlando? Le masche sarebbero donne sciamano che, fra i vari “poteri” avrebbero anche quello di poter guarire le persone.
Gli abitanti di Paroldo giurano che alcune masche esistano ancora oggi, come ha spiegato alla CNN Romano Salvetti, titolare della centenaria Trattoria Trattetti, un tempo casa sua, che giura di ricordare la madre mentre curava le persone.
“L’ultima ben nota masca che viveva qui, Teresina, è morta negli anni ’30, ma ce ne sono ancora molte a Paroldo – spiega, aggiungendo di avere l’intenzione di riunirle per far sì che possano mantenersi in contatto per preservare la tradizione – Ma loro non sono intenzionate a diffondere la cosa”.
Le masche sarebbero state chiamate a intervenire qualora i metodi della medicina tradizionale fossero falliti, soprattutto per curare herpes, fuoco di Sant’Antonio o psoriasi. La leggenda vuole anche che, prima di morire, una masca tramandi il proprio potere alla nipote, con un semplice tocco.
“Se la masca morente non ha nessun parente prossimo che è femmina, o non è presente quando sopraggiunge la morte, deve toccare e trasmettere la sua abilità a un oggetto inanimato o animato. Sia esso un gatto o un manico di scopa, non importa – spiega ancora Salvetti Se non riesce a farlo, il potere di guarigione muore con lei”.
C’è anche chi sta “studiando” per diventare una perfetta masca, come la trentenne Anna Rossi, che afferma:”Sto cercando di imparare i trucchi del mestiere da mia nonna prima che muoia. Ma ci vorranno anni, non riesco ancora a sentire quella sensazione di corrente elettrica che passa tra le mie mani. Lei dice che saprò come padroneggiare l’arte delle Masche quando raggiungerò i 40 anni e diventerò una donna matura”.
Tuttavia, non a tutti le masche piaccono: l’idea della loro esistenza ha influenzato talmente tanto la cultura popolare del luogo che ancora oggi, nelle campagne e montagne piemontesi, ci si rifiuta di stringere la mano a una donna anziana, per la paura che possa essere una masca giunta alla fine della propria vita e desiderosa di “cedere” i propri poteri a qualcun altro.
Che sia pura superstizione, una semplice credenza popolare o un fondo di verità esista, è comunque suggestivo pensare di trovare qualcosa di così magico in un paesino che già per il panorama è capace di far venire i brividi. Anche questo, in fondo, fa parte della nostra Italia.
Ma chi erano (o sono) davvero le masche? Abbiamo cercato di approfondirlo in gallery.
L'origine del nome e chi erano
È incerta la natura del termine piemontese di masca; si presume sia di origine longobarda, e lo si trova citato per la prima volta nell’Editto di Rotari del 643 d.C., con il significato di spirito soprannaturale o anima di defunto, e come estensione di strega. Alcuni però lo fanno risalire a un termine dell’antico linguaggio provenzale, mascar, traducibile come “l’atto di borbottare incantesimi”.
La masca è una donna con poteri soprannaturali, tramandati di generazione in generazione. Vengono rappresentate iconicamente come anziane, rugose e spesso gobbe o zoppe, esseri che vivono ai margini della comunità, isolate in qualche baita o casolare, ma che comunque frequentano le funzioni religiose e partecipano alla vita sociale.
Le masche possono anche trasformarsi in altri esseri, soprattutto gatti, cani, capre, galline e mosconi, oppure in avvenenti fanciulle, capaci di irretire malcapitati giovani. Tuttavia, non sono immortali, e nemmeno immuni alle ferite: i segni o i lividi inflitti alla masca quando ha le sembianze di un animale saranno quindi visibili sul corpo della donna una volta terminato il sortilegio.
I loro poteri
Oltre a quello di poter curare herpes, fuoco di Sant’Antonio e psoriasi le masche potrebbero condizionare il clima, scatenando temporali e tempeste, influenzare i raccolti e danneggiare il bestiame.
Agiscono all’imbrunire, o di notte, e, per quanto in generale vengano dipinte come permalose e vendicative, alcune sono benevole e curatrici, profonde conoscitrici delle erbe medicali e dei rimedi naturali. Queste ultime, tuttavia, sono un’eccezione nella narrazione popolare piemontese.
Eccezione lo è anche il mascone, stregone di sesso maschile (colto, capace di leggere il latino, spesso identificato con il prete del paese) che però non è in grado di trasmettere i poteri che sono stati dati a lui alla nascita.
Gli oggetti delle masche
Le masche talvolta disponevano del libro del comando, un testo infernale pieno di formule e incantesimi capace di rafforzare i loro poteri e di permettere, a seconda del verso di lettura, di leggere il passato e predire il futuro. Ma fra i vari oggetti delle masche ci sono anche amuleti o strumenti del potere che, secondo la tradizione, sono scope, mestoli, bastoni e gomitoli di lana.
Come evitare di cadere vittima delle masche
In tutte le zone del Piemonte erano noti alcuni comportamenti da tenere per evitare di cadere vittime dei malefici della masca.
Soprattutto, bisognava ricordarsi di non lasciare appesi ad asciugare dopo il tramonto i vestiti di un bambino, perché le masche notturne vi avrebbero sicuramente fatto sopra qualche sortilegio, o, come si dice in dialetto, vi avrebbero, travajà, con la conseguenza di farlo crescere deforme o guercio.
Mandate al rogo
Anche le masche piemontesi, comunque, non vennero risparmiate dall’Inquisizione, e molte furono quelle mandate al rogo come streghe, al termine di processi decisamente sommari. Rivara, Levone, Pollenzo, la Val Sesia e la Val Soana i luoghi principali in cui ebbero luogo processi e roghi per giustiziare presunte masche, fino alla fine dell’800.
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