Paul McCartney, la vita e l'amore per due donne portate via dalla stessa malattia
Il cancro al seno è il terribile male che ha portato via a Paul McCartney due delle donne più importanti della sua vita: ecco la sua storia.
Il cancro al seno è il terribile male che ha portato via a Paul McCartney due delle donne più importanti della sua vita: ecco la sua storia.
Paul McCartney ha iniziato a studiare vari strumenti fin da bambino, poiché il padre era membro di una marching band. Alla fine degli anni ’50 incontrò John Lennon, che aveva formato i Quarrymen e si esibiva a una festa scolastica. McCartney si unì a loro, seguito poi da George Harrison, che Paul aveva incontrato per caso qualche anno prima. Con loro c’erano Pete Best e Stuart Sutcliffe. Quest’ultimo lasciò la band nel 1960, dopo che il gruppo era stato in un tour in Germania e aveva scelto il nome definitivo: The Beatles.
Il lancio ufficiale del gruppo avviene però nel 1962, quando Brian Epstein ne diventa il manager e Best viene sostituito con Ringo Starr. I Beatles hanno conosciuto una rapida ascesa che li ha portati in tutto il mondo (perfino in Italia, in due storici concerti a Milano e Roma nel 1965), fino al 1966, quando decisero di non esibirsi più in pubblico, con l’eccezione del Rooftop Concert nel 1969, sul tetto dei mitici studi di Abbey Road.
Nel 1970, i Beatles si sciolsero con il rilascio di un ultimo disco, Let It Be. I rapporti artistici tra i Fab Four erano deteriorati da tempo e John Lennon in particolare era desideroso di prendere altre strade. Ma McCartney non era da meno, dato che pochi mesi prima di Let It Be aveva registrato già un disco da solista con la moglie Linda.
Dopo lo scioglimento dei Beatles, Paul ha avuto una luminosa carriera solista e per dieci anni ha anche formato un altro gruppo, i Wings, dal 1971 al 1981. Da sempre e per sempre uno sperimentatore, si è talvolta unito con i Beatles superstiti nel tempo, cioè George Harrison fino alla sua morte nel 2001, e ancora oggi Ringo Starr, per dare vita a speciali concerti benefici, in cui vengono affiancati ad altre star di prima grandezza, come Eric Clapton per esempio.
La prima donna importante nella vita di Paul McCartney è sua madre, Mary Patricia Mohin McCartney. La donna morì quando l’artista aveva solo 14 anni, a seguito di un’embolia: la donna si era infatti sottoposta a mastectomia perché aveva un cancro al seno. Per sua madre, Paul scrisse l’ultimo singolo dei Beatles, Let It Be appunto, che racconta di un sogno che il musicista aveva fatto: le era apparsa in sogno la madre, che l’aveva rassicurato in relazione ai dissidi con i suoi colleghi.
Il brano è infatti un inno ad assecondare la corrente: Paul aveva ragione, perché dopo anni di contrasti (e una canzone-invettiva, How Do You Sleep?), lui e John hanno fatto pace, prima che questi fosse colpito a morte da un colpo di pistola nel 1980. Let It Be recita infatti:
Quando mi trovo in momenti difficili
Mamma Mary viene da me. […]
E quando le persone con il cuore spezzato,
Che vivono nel mondo, andranno d’accordo
Ci sarà una risposta, lascia che sia
Perché anche se sono divise
C’è ancora una possibilità che vedano che
Ci sarà una risposta, lascia che sia.
Tra le varie relazioni avute da McCartney con le donne ce n’è una in particolare che è stata molto significativa. Nel 1967, il cantante era ancora nei Beatles e a loro era sconsigliato sposarsi o avere relazioni serie, perché le fan potevano non prenderla bene. Ma Paul conobbe però Linda Eastman, una fotografa statunitense che fu di enorme supporto per McCartney in quegli anni di grande travaglio per la sua band. I due si sposarono nel 1969 e da allora lei fu conosciuta agli occhi del mondo come Linda McCartney.
Linda è venuta a mancare nel 1998. La coppia ebbe tre figli: Mary che è fotografa come sua madre (ma si chiama come la compianta mamma di lui), Stella che oggi è una celebre stilista e James, cantautore come il papà. Anche Linda è morta di cancro al seno e tuttavia nell’immaginario collettivo resta “la” moglie di Paul McCartney, nonostante lui abbia avuto successivamente altre relazioni e altre nozze.
Paul e Linda McCartney non sono celebri come coppia solo per il loro amore e la carriera artistica, ma anche per il loro attivismo. Uno dei lati più celebri di quest’aspetto è stato il loro veganismo. Accettarono di apparire in un episodio de I Simpson (quello in cui Lisa diventa vegetariana), a condizione che il personaggio non cambiasse mai più regime alimentare. Ancora oggi Paul monitora ogni singolo episodio della serie animata per controllare, anche se nelle ultime stagioni ci sono una serie di backstory inedite in cui Lisa mangia carne.
Era domenica – racconta Paul di sé e Linda nel libro The Vegetarian – stavamo mangiando agnello arrosto per pranzo ed era la stagione degli agnelli, con tutti quei meravigliosi agnellini che saltellavano qua e là nel pascolo. Al che abbiamo guardato l’agnello nel piatto, poi di nuovo gli agnellini là fuori e abbiamo pensato: «Stiamo mangiando una di quelle creaturine che sgambettano allegramente qua fuori». La cosa ci stese, e ci siamo detti: «Aspetta un attimo, non vogliamo mica fare una cosa del genere». Eccola qua, la svolta epocale: non abbiamo mai più mangiato carne.
A Paul McCartney tuttavia non sta a cuore solo la salute degli animali, ma anche e soprattutto quella degli esseri umani. Dopo l’omicidio di George Floyd, l’artista ha scritto un messaggio di solidarietà agli afroamericani, come riporta QubeMusic. Nel messaggio McCartney racconta di quando nel 1964 i Beatles si rifiutarono di esibirsi in Florida, poiché il pubblico era stato diviso in sezioni di caucasici e afroamericani, come prevedevano le norme dell’epoca sulla segregazione razziale. E alla fine i Fab Four decisero di aggiungere una clausola ai loro contratti per evitare altre situazioni del genere.
Ci sembrò sbagliato. Dicemmo: «Non lo faremo!». Quel concerto fu il primo da loro organizzato per un pubblico non separato. Dopodiché ci assicurammo che questa cosa fosse garantita dai nostri contratti. Ci sembrava una cosa di buonsenso. […] Mi fa arrabbiare che nonostante siano passati sessant’anni il mondo debba finire sotto shock per le orribili immagini dell’assurda morte di George Floyd per mano del razzismo della polizia. Tutti noi supportiamo e stiamo al fianco di chi sta protestando per far sentire la propria voce in questo momento. Voglio giustizia per la famiglia di George Floyd. Voglio giustizia per tutti quelli che sono morti e hanno sofferto. Restare in silenzio non è possibile.
Dal settembre 1966 iniziarono a diffondersi delle voci sulla morte di Paul McCartney. Queste voci si amplificarono fino a diventare la teoria del Pid (Paul Is Dead), la più celebre teoria del complotto della storia della musica. Secondo la leggenda metropolitana, la notte tra l’8 e il 9 novembre 1966, Paul sarebbe uscito dagli studi di Abbey Road sconvolto a seguito di una furiosa litigata con gli altri Beatles. Sotto la pioggia battente avrebbe caricato un’autostoppista, un’adolescente incinta appena scappata di casa di nome Rita. Questa avrebbe reagito in maniera scomposta, quando si sarebbe accorta chi era il suo benefattore: Paul avrebbe perso il controllo dell’auto o non si sarebbe accorto che il semaforo era passato da verde a rosso, finendo fuori strada e decapitato dalle lamiere dell’automobile.
In base alla teoria del Pid, Paul sarebbe stato quindi sostituito da un sosia, tale William Campbell, canadese. La prova sarebbe nell’intro di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, in cui viene presentato tale Billy Shears, che suona come Billy’s here (cioè Billy, che è diminutivo di William, è qui). Secondo la teoria del complotto infatti, i Beatles avrebbero disseminato le canzoni e i dischi di Beatles di indizi sulla morte di Paul. Questi indizi iniziano fin da prima della data della presunta morte, con dischi come Yesterday and Today, e brani quali Help!, Nowhere Man e Yesterday, che recita per esempio
Non sono metà dell’uomo che ero solito essere.
Dal 1967, gli indizi si moltiplicano in dischi come Sgt. Pepper’s appunto, ma anche Revolver e Magical Mystery Tour. In questo album è infatti compreso il brano I Am the Walrus che, se ascoltato al contrario, affermerebbe che Paul è morto. Per di più, nella mitologia eschimese, il tricheco del titolo sarebbe un simbolo di morte. È John a cantare I Am the Walrus, ma nel booklet c’è chi sente rispondere a John che no, non è lui il tricheco. Inoltre il testo parla di un giardino all’inglese (che è una metafora per cimitero) e di uno stupido sanguinario martedì: l’8 novembre 1966 era infatti un martedì. E infine la canzone si conclude con un brano del Re Lear di William Shakespeare in cui si parla di qualcuno che muore.
McCartney è una figura importante non solo per la sua musica, ma anche per il suo attivismo. Oltre a sostenere i diritti degli animali, è portavoce della necessità di educazione musicale a scuola, ha sostenuto campagne per la cancellazione del debito del Terzo Mondo, contro le mine antiuomo e contro la caccia alla foca. È inoltre sir: nel 1965 i Beatles divennero infatti membri dell’Ordine dell’Impero Britannico.
Prima di Linda, Paul fu legato sentimentalmente all’attrice Jane Asher dal 1963 al 1968. Per lei scrisse diverse canzoni con i Beatles, tra cui la “terribile” I’m Looking Through You, terribile perché parla in prima persona di un innamorato che non riconosce più la sua amata («Non sembri differente ma sei cambiata» dice utilizzando diverse formule sinonimiche). Poi ci fu Linda, che scomparve nel 1998. Nel 2002, Paul sposò Heather Mills, da cui ebbe una figlia: Beatrice. I due divorziarono nel 2008 tra le recriminazioni reciproche. Dal 2007 ha una relazione con Nancy Shevell (in foto), che ha sposato nel 2011, nello stesso luogo in cui sposò Linda e nel giorno del compleanno di John Lennon. Ringo Starr ha preso parte alla cerimonia, mentre Stella McCartney (figlia di Paul e Linda) ha disegnato l’abito da sposa.
Dal 1970, Paul ha inciso 29 dischi da solista. Il primo si intitola McCartney ed è un esperimento interessante, perché Paul vi suona tutti gli strumenti. Unica eccezione è la seconda voce ricorrente: è quella di Linda. L’ultimo disco risale al 2018 e si intitola Egypt Station.
Polistrumentista, Paul McCartney ha abbracciato diversi progetti nella sua carriera. Durante il suo percorso da solista, in questi anni, ha abbracciato diversi generi musicali (tra cui la musica colta). Per dieci anni, dal 1971 al 1981 ha formato anche una band tutta sua, i Wings, della quale ha fatto parte anche la moglie Linda (accanto a lui in foto). I Wings hanno registrato 8 album in studio.
I Beatles hanno inciso 13 dischi nei loro 8 anni di carriera insieme: Please Please Me, With the Beatles, A Hard Day’s Night, Beatles for Sale, Help!, Rubber Soul, Revolver, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, Magical Mystery Tour, The Beatles (ossia lo White Album), Yellow Submarine, Abbey Road e Let It Be. In foto Paul e Ringo Starr, grandi amici ancora oggi.
La nascita vera e propria dei Beatles risale al 1962, quando i Fab Four si formano sotto l’egida del loro manager storico Brian Epstein. McCartney si distingue dagli altri membri (perché ognuno di loro aveva una caratteristica e una specificità) per la perizia tecnica degli strumenti e per la sua creatività. La band si sciolse nel 1970, ma ancora oggi Paul e Ringo si riuniscono per suonare insieme, con altri artisti, in iniziative benefiche. E a ogni concerto Paul dedica delle canzoni dei Beatles a John e George, scritte dai suoi due amici.
Nel 1965, i Beatles scesero a Londra da un aereo che li aveva portati in giro per un tour interminabile. Decisero che da quel momento non si sarebbero più esibiti in pubblico, con la sola eccezione del Rooftop Concert del 1969. Ma qui finisce la storia e inizia la leggenda metropolitana. Nel 1966, un uomo chiamò durante la diretta di una radio statunitense, affermando che McCartney era morto ed era stato rimpiazzato da un doppleganger (cioè un sosia). Secondo il racconto dell’uomo, Paul avrebbe lasciato le registrazioni della band una sera di novembre 1966, sconvolto a seguito di un litigio con gli altri. Avrebbe dato un passaggio a un’autostoppista minorenne e incinta, scappata da casa, e, a causa della pioggia, non si sarebbe accorto del semaforo rosso. Per questa ragione, sarebbe rimasto decapitato in un incidente stradale e la produzione avrebbe provveduto a sostituirlo con William Campbell, ex giubba rossa canadese, molto somigliante a Paul ma lievemente più alto. Da quel momento la teoria del complotto crebbe a dismisura, perché alcuni fan iniziarono a pensare che, inconsciamente, i Beatles avessero disseminato di indizi i loro dischi. Tutto ha inizio con la copertina statunitense di Yesterday and Today, cioè la cosiddetta Butcher’s Cover, in cui i Fab Four appaiono coperti di sangue insieme a bambole smembrate. Il disco che maggiormente è coinvolto in questo mito, chiamato teoria del Pid (cioè l’acronimo di Paul Id Dead) è Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band: qui sarebbe stata dedicata una canzone alla ragazza (She’s Living Home), che si chiamava Rita, come Lovely Rita. E poi in A Day in the Life si parla di un uomo cui esplode la testa in automobile, perché non si era accorto che «le luci stavano cambiando» (quelle del semaforo). Sul retro della copertina Paul è di spalle, cosa che in alcune culture indicherebbe la sua dipartita. Sul fronte è l’unico dei Fab Four a non essere sfilato sui tre quarti (e infatti è il solo a non essere presente di persona nello scatto, perché è una sagoma di cartone). La teoria del Pid è proseguita praticamente per tutti i dischi dei Beatles, in particolare con Abbey Road. Sulla sua copertina si ritiene che venga messo in scena un funerale (quello di Paul, unico scalzo). Inoltre sulla targa di un Maggiolone parcheggiato si legge «28IF» che alcuni hanno interpretato come «Paul avrebbe avuto 28 anni se fosse ancora vivo». Paul si prese successivamente burla della teoria del complotto (che si ritiene originata dall’ironia di John Lennon), e nel disco Paul Is Live lui è ritratto su Abbey Road e appare anche un Maggiolone con la targa «56IS» ossia «Paul ha 54 anni ora, è vivo e sta bene». La foto qui sopra su Abbey Road fu scattata da Linda e non è quella ufficiale che compare sull’album.
Paul è nato tra la musica. Suo padre Jim era infatti a sua volta polistrumentista in una banda (e a lui è dedicata When I’m Sixty-Four, poi inserita nel film d’animazione Yellow Submarine con tanto di contesto). Dopo la morte di Mary, Jim regalò al figlio una tromba, che però il giovane barattò con una chitarra. Successivamente imparò il pianoforte: nella loro casa c’era un piano verticale acquistato (segno del destino) dal padre di Brian Epstein. Alla fine degli anni ’50, Paul si unì ai Quarrymen, la band che John Lennon aveva formato con i suoi compagni di scuola.
Classe 1942, Paul nacque a Liverpool, dove visse con i genitori e il fratello Michael (a destra insieme a Paul e mamma Mary). Conobbe George Harrison nel 1954 durante un viaggio in autobus, mentre incontrò John Lennon tre anni dopo. I due divennero grandi amici soprattutto dopo la morte di Julia, madre di Lennon, dato che anche Paul condivideva la stessa esperienza drammatica.
Cosa ne pensi?