Perché oggi le canzoni pop sono più tristi di una volta: la risposta della scienza
Oggi, le canzoni pop sono più tristi e negative di quanto non fossero 50 anni fa: ecco la ragione del fenomeno.
Oggi, le canzoni pop sono più tristi e negative di quanto non fossero 50 anni fa: ecco la ragione del fenomeno.
Robert Smith, il frontman dei Cure, una volta disse, come riporta il libro biografico Cure Story – Paralizzati dal sangue di Cristo, di aver trovato la formula per la perfetta canzone pop: un brano di tre minuti circa con una musica allegra e un testo cupo.
Non dovrebbe stupire: Smith è un cantante dark, anzi il cantante dark per eccellenza, però c’è un fatto bizzarro e cioè che le canzoni pop oggi abbiano testi più tristi rispetto a quelli di 50 anni fa.
Come riporta Aeon, la statistica ha fornito una spiegazione a quello che può sembrare un postulato e invece è un teorema. Esiste una cosa che si chiama analisi del sentimento, che si applica alle cose più svariate, come i post sui social o i messaggi politici. E anche i testi delle canzoni pop. Così la statistica è partita da una base temporale con tutti i brani compresi tra il 1965 e il 2015 apparsi nelle classifiche annuali Billboard Hot 100. In termini di canzoni significa da (I Can’t Get No) Satisfaction dei Rolling Stones a Uptown Funk di Mark Ronson.
I testi di tutti questi brani rigorosamente in inglese, che sono online, sono stati passati al setaccio, per vedere quali parole hanno prevalenza in base alle epoche, se prevale «odio» (che fino agli anni ’90 non era mai presente nelle hit) oppure «amore» (la cui frequenza si è dimezzata in cinquant’anni), «gioia» o «dolore» e così via.
I risultati sono stati tradotti in alcune infografiche che mostrano come i sentimenti negativi dominino le canzoni pop oggi più che ieri. In più, il termine «odio» segue un andamento quasi parabolico (è quindi in crescita), mentre «amore» ha più una tendenza sinusoidale, il che significa che questa parola e i suoi derivati hanno conosciuto un periodo di magra nelle canzoni pop, ma si stanno “riprendendo”.
Se assumiamo una media di 300 parole per canzone – si legge su Aeon – ogni anno ci sono 30.000 parole nei testi delle prime 100 hit. Nel 1965, circa 450 di queste parole erano associate a emozioni negative, mentre nel 2015 il loro numero era superiore a 700. Nel frattempo, le parole associate a emozioni positive sono diminuite nello stesso periodo di tempo. C’erano più di 1.750 parole di emozione positiva nelle canzoni del 1965 e solo circa 1.150 nel 2015. Si noti che, in numero assoluto, ci sono sempre più parole associate a emozioni positive di quante ne siano associate a parole negative. Questa è una caratteristica universale del linguaggio umano, noto anche come principio di Pollyanna (dalla protagonista impeccabilmente ottimista del romanzo omonimo), e non ci aspetteremmo che ciò si inverta: ciò che conta, tuttavia, è la direzione delle tendenze.
Ma non è solo una questione di parole. Ritmi più lenti e tonalità minori sono solitamente associati alla tristezza, come per esempio per Losing My Religion dei Rem. Anche se, a differenza di Aeon ci preme aggiungere due cose su questo brano: intanto è una canzone che parla di amore non corrisposto e quindi non è di per sé tutta quest’allegria e inoltre chi è stato adolescente negli anni ’90 sa che era la canzone che in Beverly Hills 90210 Brenda ascolta fino allo sfinimento quando Dylan la lascia per la sua migliore amica Kelly.
Aeon spiega il fenomeno del cambiamento d’umore nelle canzoni pop attraverso l’evoluzione culturale. In pratica, la cultura si evolve, seguendo più o meno l’evoluzione darwiniana: il più resistente sopravvive. Ma l’apprendimento sociale può essere viziato da pregiudizi: per esempio, chi ha scritto una canzone pop triste, si è ispirato a qualcun altro che prima di lui ha scritto un testo triste e ha avuto successo? Lo studio si è concentrato sui cantanti di prestigio, che compaiono più volte nella Billboard Hot 100, come Madonna.
La teoria alla base dello studio ipotizza infatti che non solo ci sia un pregiudizio dovuto al prestigio delle canzoni che hanno avuto successo, ma anche che le informazioni negative sembrano essere ricordate e trasmesse meglio rispetto a quelle neutre o positive. Poi le cause possono essere tante: per esempio una diversa influenza delle case discografiche dagli anni ’80 in poi o la diffusione di canali digitali personalizzati, che hanno reso accettabile anche la cupezza (purché lo si tenga segreto nelle proprie playlist Spotify).
Sfogliamo insieme la gallery per scoprire alcuni dei brani utilizzati nello studio.
È uscita appunto nel 1965 ed è stata scritta da Mick Jagger e Keith Richards. Nella canzone si parla di insoddisfazione dei giovani e di contrasto al consumismo.
Brano del 1968 sempre di Mick Jagger e Keith Richards. Il brano è ispirato alla letteratura, nello specifico al romanzo Il Maestro e Margherita.
Altro brano targato Jagger-Richards, ma del 1966. Non si sa esattamente di cosa parli la canzone, probabilmente del lutto di un uomo che piange la morte della sua compagna. Non è una canzone allegra: non a caso è stata usata nella colonna sonora del film sull’orrore e l’alienazione della guerra Full Metal Jacket.
È un brano molto allegro del 1967 di Jagger-Richards. È la più classica e allegra delle canzoni d’amore, utilizzata anacronisticamente nella pellicola I Love Radio Rock (che è ambientata prima del 1965).
Scritto, prodotto e suonato da Mark Ronson e Bruno Mars nel 2015. È un brano davvero allegro, non a caso al centro di un interessante mash up con molte scene di ballo tratte da film famosi. Un video di questi mash up lo trovate su YouTube.
Brano del 1991 scritto da Michael Stipe. Non parla di religione ma della perdita della ragione che segue un amore non corrisposto.
Anche se molte canzoni dei Rem sono parecchio tristi, questa è a un estremo dello spettro sentimentale della band ed è quindi molto allegra, soprattutto nella musica e poi anche per il fatto che parla di essere felici in mezzo a persone che ti abbracciano (anche se probabilmente il testo è ironico). È anche questa del 1991.
È una canzone d’amore e sulla fedeltà, scritta da Madonna e Steve Bray nel 1986. È una canzone allegra e leggera e parla del vero amore: è infatti dedicata a Sean Penn, all’epoca marito di Madonna.
Scritta da Madonna e Patrick Leonard nel 1998. Il video è molto cupo, ma il testo lo è ancora di più: parla di ritorsione, vendetta, odio e rimpianto.
È una canzone allegra, del 2000, che parla del potere positivo della musica. Anche il video è molto allegro: guest star è l’attore Sacha Baron Coen con il suo personaggio più “vecchio”, il rapper Ali G.
Canzone del 1990, scritta da Madonna e Shep Pettibone. Anche questo è un brano allegro, che inneggia alla moda e al mito. E a sua volta è diventato un fenomeno di costume, il vogueing, che consiste nell’atteggiarsi nelle pose dei modelli.
Singolo del 1994 scritto da Madonna con Babyface. È una canzone d’amore: due persone si separano, quindi uno esce di scena «facendo un inchino» come a teatro. Il testo è cupo e sarcastico nei confronti dell’oggetto di un amore non corrisposto.
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