“Ciao amore, ciao amore ciao.
Andare via lontano
a cercare un altro mondo
dire addio al cortile,
andarsene sognando”.

Questa canzone, interpretata nel 1967 a Sanremo, sembra essere il fil rouge che lega indissolubilmente Luigi Tenco e Dalida. Entrambi la cantarono in quell’edizione della kermesse musicale, entrambi decisero di porre fine alle proprie vite, seppure a molti anni (venti) di distanza. Il cantautore piemontese si suicidò proprio “a causa” di quella canzone, eliminata da Sanremo, sparandosi un colpo alla testa nella camera dell’albergo ligure che lo ospitava durante la manifestazione. A trovarlo, tra i primi, proprio Dalida, che molti sostenevano essere anche la compagna di Tenco, la quale si tolse invece la vita nella notte fra il 2 e il 3 maggio del 1987.

Nonostante la bellezza, il successo, l’amore di moltissimi uomini e l’ammirazione di tantissimi fans, per la bella Iolanda Cristina Gigliotti, vero nome della cantante, fu sempre estremamente difficile trovare la pace e la serenità interiore. La sua vita fu funestata da lutti che la segnarono profondamente, e da un destino terribile comune a diversi degli uomini da lei amati, forse i più importanti.

Lei, nata a Il Cairo da una famiglia di origine calabrese emigrata, come molte all’epoca, in Egitto in cerca di fortuna, con la corona di Miss Egitto sulla testa, nel 1954 lascia i genitori con il sogno di fare carriera nel mondo dello spettacolo, a dispetto del parere contrario di quest’ultimi.  Il film Sansone e Dalila le dà lo spunto per cambiare il suo nome, ma è lo scrittore Albert Machard che le suggerisce di sostituire la “l” con una seconda “d”.

L’incontro con il direttore artistico di Europe1 Lucien Morisse sarà fondamentale per lei: in lui troverà il mentore che la guiderà aprendole la strada nel mondo della musica, e anche l’amore. Nel 1957 Dalida registra il primo album, Son nom est Dalida, e il singolo Bambino diventa disco d’oro, mentre nel ’61 si unisce in matrimonio con Morisse.

Sarà solo la prima di una delle diverse relazioni tormentate della cantante, che prima scappa con Jean Sobieski, conosciuto a Cannes, poi ha una storia passionale con Alain Delon, infine – dopo aver ufficialmente divorziato da Morisse, con cui mantiene ottimi rapporti – ha una relazione di tre anni con Christian de la Mazière, giornalista e impresario.

È nel 1966, tramite la casa discografica RCA, che conosce Tenco, il cantautore dall’animo cupo e dallo sguardo sofferente, ma magnetico. I giornali si scatenano, parlano di una love story fra i due, ma la madre dell’artista, Teresa Zoccola, smentisce più volte queste voci: “Mio figlio e Dalida erano buoni amici. Nient’altro – ha detto in una dichiarazione riportata anche in un articolo di Fan PageLuigi non si è ucciso per amor suo. Fra loro, creda, non c’erano amori segreti o impossibili. Queste sono tutte storie inventate, ignobili speculazioni che vengono fatte con il nome del mio ragazzo“.

Quali che fossero i loro rapporti, di certo la morte di Tenco ha un impatto profondo sulla psiche di Dalida; lei si appassiona allo yoga, alla psicanalisi di Freud, viaggia in India alla ricerca di un equilibrio che fatica a trovare. Nel 1970, però, subisce un’altra batosta, quando riceve la notizia del suicidio dell’ex marito Lucien Morisse.

Stesso identico destino di Richard Chanfray, uno dei compagni più importanti per Dalida, morto anch’egli suicida nel 1981, due anni dopo la loro rottura. La cantante, nonostante il successo continui a baciarla professionalmente, è oscurata dalla depressione, da un malessere interiore, da una psiche labile e dai tormenti di una donna che non riesce a trovare stabilità e serenità. Così, si giunge al triste epilogo: dopo aver tentato il suicidio per due volte nei vent’anni precedenti, la sera del 2 maggio 1987 Dalida si riempie di barbiturici, ma prima lascia un biglietto:

Perdonatemi, la vita mi è insopportabile.

Poche parole per dare l’addio a un mondo che, per lei, era stato equamente diviso tra luce e ombra, ma irrimediabilmente segnato dalle morti di persone carissime. Il fratello minore Bruno, ospite nel 1997 in una trasmissione di Paolo Limiti, disse:

Iolanda ha voluto uccidere Dalida perché il conflitto tra la donna e l’artista era ormai insaziabile. Dalida aveva tutto, il successo, la ricchezza. Iolanda invece era rimasta sola, senza un uomo e senza figli. Insomma, senza una famiglia e senza affetti.

Così, ha scelto di seguire Lucien, Luigi e Richard.

Nel 2017 la regista Lisa Azuelos ha realizzato un biopic su di lei, interpretato da Sveva Alviti e Riccardo Scamarcio.

Dalida. Da una riva all'altra

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David Lelait-Helo ripercorre la vita di Dalida, dal successo internazionale agli amori tormentati, fino al gesto estremo, il suicidio nel 1987.
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Quell'ultimo biglietto di Dalida prima di suicidarsi, come Tenco e i suoi ex
Fonte: web
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