'Una donna che viaggia deve superare molti ostacoli, alcuni dentro di lei'
Cos'è la Rete Nazionale delle Donne in cammino che riunisce più di 40 mila donne in tutta Italia? Ce ne parla Ilaria, che l'ha fondata
Cos'è la Rete Nazionale delle Donne in cammino che riunisce più di 40 mila donne in tutta Italia? Ce ne parla Ilaria, che l'ha fondata
Bisogna avere un caos dentro di sé per generare una stella danzante. Con questo aforisma di Nietzsche Ilaria Canali descrive il suo progetto, la Rete delle Donne in cammino, comunità social articolata in tutta Italia che raccoglie circa 40 mila persone e che rappresenta la prima community social al femminile sul tema dei cammini come un luogo non solo di ispirazione, ma anche di progettazione e condivisione.
Le donne di Ilaria camminano, sì, ma si scambiano anche idee, progetti, ambizioni e speranze per il futuro, in un dialogo continuo con se stesse e con la natura in cui, durante i loro peregrinaggi, sono immerse; queste donne attraversano infatti luoghi meravigliosi della nostra penisola, contando sempre le une sulle altre, in un vero inno alla solidarietà femminile che è principio basilare del vivere in comunità troppo spesso dimenticato ai nostri tempi, dove invidie e competizioni serpeggiano e le donne, già culturalmente minate da decenni di ferreo patriarcato, faticano ancora a emergere per qualità e virtù.
È una stella danzante, la Rete, per Ilaria perché, ci spiega, “una buona idea ha una luce meravigliosa come quella di una stella danzante, ma la sua nascita non è un processo lineare e razionale, ma fatto, come nel mio caso, di progressive intuizioni, intrise di emozioni e sentimento. Un caos dunque? Forse, ma diciamo anche che caotica è soprattutto la situazione che le donne vivono in Italia dove, ancora oggi, c’è un contrasto stridente tra le potenzialità che siamo in grado di esprimere e le occasioni che la realtà ci offre per realizzarle”.
Si parla spesso di gender gap, ma in Italia le donne vivono anche un dream gap, un deficit nella capacità di sognare e desiderare da parte delle donne. Ed è proprio in relazione a questo che ho intravisto nel camminare, come esperienza di riconnessione con noi stessi e canale espressivo di desideri, uno strumento innovativo per promuovere un riscatto delle donne.
Da dove nasce la Rete delle Donne in cammino? Nel dicembre del 2018 Ilaria lancia l’invito a organizzare un meeting nazionale dedicato alle donne in cammino e dopo solo tre mesi, l’8 marzo del 2019, la Rete trova la sua prima, vera fondazione, a Milano, in un incontro alla Fiera Fà la cosa giusta. Oggi, pur se con così poco passato alle spalle, la Rete raccoglie migliaia di donne in tutto il Paese e, ci spiega ancora Ilaria, “è un ecosistema di comunicazione che si esprime attraverso la pagina social principale, Rete Nazionale Donne in Cammino, cui è connessa la comunity social Ragazze in Gamba e tutte le diramazioni locali e regionali.
Infatti per ogni regione esiste un gruppo social specifico cui partecipare. Se ad esempio una persona desidera scoprire i cammini nel Lazio e connettersi ad altre donne in cammino della regione, non deve far altro che iscriversi nel gruppo regionale dedicato, che in questo caso sarà ‘Donne in cammino Lazio’, e fare una richiesta o proporre un’escursione. Questo sistema di aggregazione libera e spontanea delle donne che desiderano camminare sta dimostrando che per vivere i cammini occorre davvero molto poco: qualche indicazione operativa, una ‘mano amica’ che ti dia un’ispirazione e un gruppo di amiche reali o potenziali con cui condividere le emozioni.
Perché si sa: essere insieme e in sintonia ha il potere di amplificare le sensazioni e dare pienezza a ogni esperienza. Questo è ciò che aiuta a fare la rete principalmente.
Ogni giorno le donne stesse fanno nuove proposte, che spaziano dalla promozione dei territori e dei cammini alla ricerca di compagne di viaggio con cui fare un’escursione insieme nel week end o in un lungo pellegrinaggio sulla Via Francigena, la Via di Francesco, il Cammino di Santiago, il Cammino Materano, il Cammino di Benedetto e la Via degli Dei. Ma dagli itinerari della community non sono esclusi anche cammini meno battuti come il Cammino delle Terre Mutate, che attraversa le zone colpite dal sisma nel Centro Italia.
In che modo pensate che il vostro progetto possa contribuire all’empowerment femminile?
“La parola ’empowerment’ letteralmente significa ‘potenziamento’, e potenza è una parola che non riesce a esprimere la grazia e la magia intrinseca in un processo di crescita personale. Ecco perché nella Rete delle donne in cammino si parla invece di ‘fioritura’ della persona, ispirandoci anche a dei ragionamenti filosofici che ultimamente vengono efficacemente promossi da Tlon, di cui sono una fan, e da varie conferenze dei TED TALKS / TED WOMEN.
Il progetto sta già contribuendo in modo molto concreto alla creazione di presupposti che possono portare a una forza maggiore dell’impronta dei passi delle donne in cammino. Mi riferisco in particolare al corpus narrativo delle esperienze di viaggio raccontate dalle donne in cammino, una letteratura di settore che costituisce un veicolo di promozione molto efficace non solo per i territori, ma anche per chi questi territori li vive scrivendoli. La voce narrante si fa essa stessa territorio e paesaggio. Sono le donne in cammino a diventare protagoniste come e più dei paesaggi che attraversano.
Ogni loro testimonianza viene assorbita dalle persone che partecipano alla community delle ‘ragazze in gamba’ come un’ispirazione, un’idea, un nuovo sogno da realizzare per altre donne in cammino, e in questo passaparola potentissimo di motivazione ed energia si realizza un processo collettivo di autoaffermazione, valorizzazione e legittimazione della voce delle donne.
Non solo di quelle in cammino, ma di tutte”.
La Rete non è un progetto chiuso solo per esperti e per “addetti ai lavori”. I gruppi della rete nazionale infatti includono tantissime persone ancora “alle prime armi”, anche uomini. “Che magari vorrebbero camminare – dice Ilaria – ma non hanno il tempo di farlo e tuttavia vivono il camminare in modo riflesso grazie alle esperienze raccontate dagli altri e hanno la percezione di un orizzonte alternativo cui attingere per vivere la propria vita con uno stile più naturale, più intraprendente e libero”.
Pur così giovane, la Rete ha già organizzato tantissime iniziative e collaborato con numerose realtà grazie a delle partnership con il Parco Regionale dell’Appia Antica, con I.TA.CA’, Earth Day Italia, UNPLI Unione Nazionale Pro loco d’Italia, Jane’s Walk Italia e con l’APT Madonna di Campiglio. Fra gli eventi organizzati ci sono stati cammini, incontri, festival e cause solidali importanti come la promozione del Cammino nelle Terre Mutate o i cammini inclusivi come La Via Francigena contromano e contro i pregiudizi dell’associazione Disabili in Corsa.
“Abbiamo partecipato a vari Festival dedicati organizzati in tutta Italia: al Villaggio per la Terra a Roma per la Giornata Mondiale della Terra, all’Università di Bologna con IT.A.CA’ Festival del Turismo Responsabile, a Lecco per il Festival Immagimondo, il Festival Europeo delle Vie Francigene per il quale sono diventata una delle testimonial, la Biennale dello Spazio Pubblico all’Università di Roma, i Suoni delle Dolomiti a Madonna di Campiglio in Trentino, Camminare-il Festival del Social Walking a Milano di ViaggieMiraggi e infine siamo attese in Sardegna al Festival Scirarindi e a Ferrara al Convegno della Società Italiana Antropologia Applicata.
Abbiamo aderito alla Giornata del Camminare dello scorso 13 ottobre promossa da FederTrek e molte donne in cammino si sono attivate organizzando delle proposte escursionistiche: sono state 20 su 130 le proposte organizzate da donne quest’anno e promosse anche dalla nostra Rete“.
Ma il lavoro non si ferma qui: Ilaria sta infatti facendo, attraverso la Rete, un’intensa opera di “talent scouting” alla ricerca di donne in cammino che abbiano voglia di raccontare la propria esperienza, avvalendosi anche di Radio Francigena per parlare settimanalmente delle loro storie.
“Siamo già arrivati a 33 racconti con i quali stiamo costruendo un puzzle caleidoscopico di storie di cammini al femminile. Un patrimonio di esperienze da divulgare e che auspicalmente potrebbe diventare un libro per diffondere buone pratiche ed esempi a cui ispirarsi. Infine abbiamo creato la t-shirt ufficiale della Rete dedicata alle #RagazzeinGamba della community realizzata grazie all’aiuto di RRTrek Il Rifugio Roma.
Per il futuro abbiamo in programma la realizzazione di una piattaforma di comunicazione dedicata ai cammini e altri progetti sperimentali che uniranno cammini, arte, cinema, musica e letteratura di viaggio. Ci sarà anche un’attenzione alla formazione escursionistica e turistica e avvieremo dei progetti innovativi sul fronte della promozione territoriale avvalendoci dell’expertise della rete“.
Nel frattempo, Ilaria ci ha “prestato” alcune delle storie di queste donne in cammino, che noi abbiamo raccolto in gallery.
Ho cominciato ad andare in montagna quando ero piccola con i miei genitori. All’inizio facevo fatica ed ero titubante, poi mi sono appassionata dei boschi e delle montagne.
Le luci e le ombre del bosco erano per me l’ambientazione perfetta per giochi inventati e favole. E tra folletti, scoiattoli parlanti e caprioli magici ho sviluppato la mia creatività, l’empatia, il gioco di ruolo.
[…] Ho fatto scout: un’esperienza che mi ha formato ed è stata determinante per tutto il resto del mio percorso. Da allora non mi sono più fermata. Quando sono diventata più grande ho iniziato a fare escursioni e trekking con i miei amici.
E poi sono partita anche da sola.Ho fatto moltissime escursioni e trekking in Italia e all’estero. Vivendo a Roma conosco bene le colline dell’alto Lazio e le montagne dell’Appennino laziale e abruzzese. Ho camminato in molti posti d’Italia. Amo molto la Toscana e le Dolomiti.
Qualche anno fa mi hanno ispirato i cosiddetti ‘cammini’: ho percorso tratti della via Francigena, del Cammino di San Benedetto e di altri cammini meno noti.
Per Pasqua 2019 infine ho creato il mio cammino spirituale partendo con la mia famiglia per un piccolo cammino di cambiamento.Ciò che all’inizio era un hobby, un divertimento, è poi diventato passione, esperienza, filosofia di vita.
In tanti, vedendomi fare moltissime escursioni e cammini, mi hanno chiesto cosa rappresenta per me il cammino. È una domanda difficile. Ci sono tante sfumature diverse e tutte insieme si collegano.Posso dire che il cammino per me è libertà, è divertimento, è crescita personale, è educazione, è incontrare persone e relazionarmi con loro, è silenzio, è avventura, è saper stare nel qui ed ora, è empowerment e mi permette di tirar fuori le mie risorse, è spiritualità, è condivisione, è difficoltà, è limite, è emozioni. […] Volendo usare una sola parola direi che il cammino è vita: sì, il cammino è per me una buona metafora della vita con tutte le sue sfaccettature ed è diventato per me un modus vivendi, parte integrante della mia vita.
Mi chiamo Vanessa Ponziani e a chi mi chiede di dove sono rispondo sempre ‘abruzzese’. Infatti, l’amore per la mia regione mi rende impossibile identificarmi con un solo luogo. Ho sempre praticato sport e grazie alla mia famiglia ho iniziato da bimba a frequentare la montagna, il mare e gli ambienti naturali in genere.
Negli anni, dopo corsi, esami e verifiche, ho trasformato le mie passioni in professione. Inoltre, l’amore per la mia terra ha fatto crescere in me la voglia di condividere con gli altri le emozioni che solo certi luoghi, situazioni e attività sanno dare.La laurea in Scienze Biologiche e alcuni studi più approfonditi mi hanno aiutato a scoprire che percorrere un sentiero è come leggere un libro: ogni passo è come sfogliare una pagina; la natura che ci circonda è ricca di informazioni, di curiosità, di storia; ogni elemento del paesaggio ha una spiegazione della sua presenza. Questo è ciò che mi piace trasmettere ai miei compagni di viaggio in montagna.
Da diversi anni ormai molto del lavoro che svolgo riguarda la riqualificazione delle aree montane. Uno degli obiettivi è quello di contribuire a rendere la rete dei cammini abruzzesi qualcosa di tangibile e fruibile attraverso, per esempio, la collaborazione a progetti in Abruzzo atti alla riqualificazione dei Tratturi e alla realizzazione dei Cammini dello Spirito.
Circa un anno fa, nell’estate del 2018, ricevo una telefonata. Dall’altro capo del telefono una voce femminile che timidamente ma senza mezzi termini mi dice ‘Vanessa, tu non mi conosci ma io conosco te e vorrei parlare con te della possibilità di collaborare per realizzare un trekking itinerante con i laboratori della lana, che ne dici?’. Vi risparmio tutta la conversazione telefonica e tutte le dinamiche che si sono susseguite nei mesi successivi, comunque a giugno del 2019 non solo è partito anche il primo Knittingtrek, ma abbiamo dato vita ad un progetto che Antonella Marinelli e io abbiamo chiamato I Viaggi di Penelope.
E perché non Ulisse? Perché lui agisce nel tempo, Penelope lo crea e lo costruisce secondo il suo ritmo; tesse e disfa la sua tela, notte e giorno, disegnando percorsi, modificando situazioni, reinventandosi ogni volta in una strada diversa. I fili sono la sua fonte di ispirazione. I fili uniscono punti, raccontano storie, tengono in piedi un discorso, tracciano strade, indicano la via di uscita.
Nel tempo mi sono molto legata al concetto e al senso del cammino che per me rappresenta la forma migliore per entrare a contatto con la natura e con me stessa. Quando sono in cammino, percorro molti chilometri, il corpo è in un perpetuo movimento dove lo scenario cambia continuamente davanti ai miei occhi ma la mia mente si ferma smette di creare caos e frastuono. Durante un cammino sono sempre immersa nella costante consapevolezza di quello che sto facendo.
Romana, 42 anni, due figli e tanta voglia di viaggiare. Meglio… Andare a zonzo!
Mi chiamo Ilaria e da quasi 8 anni vivo all’estero. Prima 3 anni nei Paesi Bassi, dove davvero imparo ad apprezzare la cosiddetta ‘mobilità dolce’ rinunciando del tutto all’automobile e scarrozzando i figli con una bicicletta ed un ‘fietskar’, un carrettino che si aggancia alla bici dove i bambini, comodamente seduti, vengono trasportati, anche con la neve.E poi tante camminate, naturalmente, intervallate da percorsi in treno ed autobus.
Ma 5 anni fa mi trasferisco ancora più a Nord: un’altra avventura attende la mia famiglia ed eccoci in un paese scandinavo, la Svezia. Di nuovo senza automobile, ancora in bicicletta ma sempre di più a piedi.Un periodo e un’esperienza, quella che tuttora vivo in Svezia, all’insegna del km 0, di viaggi slow immersi nella natura tutta da esplorare.
Ma non mi fermo certo alle passeggiate: 3 anni fa , dopo aver imparato i primi rudimenti della lingua, cerco di mettere a fuoco dove voglio andare e quale direzione dare alla mia vita personale e professionale.[…] Decido così di sfidarmi un po’ di più e imparare, acquisendo nuove competenze professionali attraverso un corso per diventare business developer in turismo sostenibile.
Il sogno c’è, accetto la sfida, la direzione è nota, un pizzico di coraggio non manca e poi ciò che resta da fare è… Andare, con le proprie gambe.
A ottobre discuterò la tesi finale ma la mia la testa è già piena di idee.
Il mio zaino è quasi pronto con i primi itinerari da percorrere in Italia e anche qui, tra Svezia e Danimarca.
Mi chiamo Luisa, la passione per il cammino mi è stata trasmessa dai miei genitori.
Insieme alla mia famiglia abbiamo passato molti anni in montagna per le vacanze estive, il contatto con la bellezza della natura e quell’insegnamento di arrivare in vetta facendo un passo dopo l’altro mi ha inseganto la tenacia, la riflessione, che mi sono state d’aiuto nell’affrontare le difficoltà della vita.Poi crescendo, da adolescente, sono entrata negli scout; il cammino diventa espressione di comunità, essenzialità, di scoperta di luoghi, soprattutto di aiuto verso l’altro; questa esperienza è stata talmente forte per me, che per molti anni ho continuato a fare l’educatrice nell’AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) ritenendo di dare ad altri giovani la possibilità di fare un esperienza cosi bella e appagante.
Nel tempo ho deciso di diventare Accompagnatore Escursionistico Volontario, il cammino come possibilità di benessere psichico, per la valorizzazione dei nostri terrori; dei borghi storici che stanno spopolando.
Ho intrapreso diversi cammini storici e vie storiche : San Benedetto, Santiago, Via Francigena e a breve partirà anche il progetto della Via di Francesco.[…] Personalmente ho aderito alla Rete Nazionale Donne in Cammino e ho condiviso la mia esperienza proprio con questo spirito: fare Rete con le donne che hanno passione per il cammino, incoraggiandole e dando loro la possibilità di raccontarsi e di sentirsi in un ambiente che contribuisca alla loro autostima, che poi significa una maggiore consapevolezza e fiducia nelle proprie possibilità.
Ora ho una nuova sfida, frontiera, sopratutto una speranza, vedere le donne protagoniste di questo mondo fantastico che è il cammino. Sono ancora poche le donne che da escursioniste si dedicano all’escursionismo in maniera più attiva. Buon Cammino in rosa!
Era sabato 2 aprile 2005. Ero sulle montagne dell’alto Lazio, sulle rotaie di una vecchia ferrovia abbandonata, la Civitavecchia – Orte, che oggi chiameremmo greenway. Quel sabato notte, migliaia di candele accompagnavano l’addio a papa Giovanni Paolo II e, mentre scrutavo l’orizzonte laggiù in basso, le luci delle città tremolavano fioche, riflesse sul mare.
Ero una capo scout che accompagnava dieci ragazze in un’intrepida escursione in bicicletta. Ma fu proprio quel giorno che decisi che avrei voluto partire, ancora ed ancora, per nuovi viaggi su due ruote. Rientrata a casa tormentai amici e parenti, ma tutte le risposte erano tra lo sbigottito e l’ironico: la mia idea era percepita come… Bizzarra.
Viaggiare in bicicletta.Non da Silvia, l’amica con cui da quel giorno abbiamo condiviso i più emozionanti e indelebili ricordi su due ruote. Partimmo dapprima per il Cammino di Santiago, nel luglio successivo. E l’anno dopo per l’Irlanda, dove uno splendido sole accompagnò tutte le nostre giornate tra Galway e il Ring of Kerry, in una settimana di metà autunno.
[…] Nel 2013 cambiò tutto. Il naufragio di Lampedusa raccontava di un mondo che stava cambiando dentro le nostre case. E quando scoprii la storia di un naufragio dimenticato, avvenuto la notte di Natale del 1996 al largo delle coste siciliane, non fui capace di rimanere ferma e silenziosa: nel 2014 percorsi 1200km in bici per i Fantasmi di Portopalo.
Nacque così il progetto di Viandando. Persone, luoghi, culture: un’associazione che si occupa di cicloturismo responsabile, contribuendo alla creazione di reti di relazioni, allo sviluppo dei viaggi in bicicletta e alla difesa di cause sociali.[…] Nel 2014 ho lasciato il lavoro. Avevo un contratto a tempo indeterminato presso una casa editrice. Ma ho scelto una strada diversa: ho deciso di unire la mia passione per le due ruote a pedali con la necessità di fare qualcosa per andare oltre il senso comune e partecipare alla costruzione di un mondo diverso da quello disegnato dalle prospettive catastrofiche che mi stavano lentamente intorpidendo la mente, il cuore e l’anima.
In questi anni ho percorso molta strada. Più di 12000 km in bici per parlare di senso della comunità, di sicurezza stradale, di mobilità dolce come modo concreto per prospettive di sviluppo sociale ed economico etico e sostenibile, di formazione permanente e di rapporto vitale con l’ambiente e con le persone che abitano i luoghi, in particolare quelli considerati ‘minori’, silenziosi, dove il tempo e la vita mantengono ancora ritmi e sapori profondamente umani.
Sento spesso chiedermi ‘perché questa tua erranza’, soprattutto se si pensa che sono una donna meridionale, di una ‘certa età’, per cui la società ha già stabilito il suo ruolo di studentessa, moglie, madre, nonna. Sono domande che continuo a farmi anche io e alle quali non ho dato sempre la stessa risposta. Gradualmente le ragioni di queste avventure di conoscenza, si sono anche saldate con le fasi della vita che attraversavo. Con il destino che offriva occasioni o negava progetti.
Certamente saldi nel tempo sono rimasti l’inquietudine e l’amore per la natura. L’inquietudine che diventa perfino disagio fisico quando vedo che cosa siamo stati e siamo capaci di fare contro la natura. E l’amore per la bellezza di questo dono che sembriamo non apprezzare e che, soprattutto, trattiamo come se fosse nostro e scontato. Insieme a questo intreccio tra amore e inquietudine c’è anche l’urgenza di scoprire l’inedito, di ripercorrere ciò che altri hanno visto, collegare luoghi ed emozioni, conoscere altre esperienze.
Una donna che viaggia deve superare molti ostacoli, alcuni dentro di lei, annidati e aspri. Sono tutti i luoghi comuni sui pericoli, sulla fragilità, sulla necessità di avere come orizzonte il domestico. Ciò che si conosce e che , soprattutto, si deve tutelare, tenere da conto. Mi imbatto molte volte in una specie di incredulità di meraviglia e, anche, di curiosità. Sono tutti pre-giudizi contro i quali… Cammino.
[…] Mi piacerebbe che ‘andare a piedi’ diventasse materia di insegnamento nelle scuole. Che agli adolescenti fosse insegnato la meraviglia dei suoni, dei colori, che incontrassero persone e dialogassero con esse. Ammirare, essere curiosi, scoprire, intrecciare relazioni, emozionarsi, dialogare. Amare e curare la terra e mettersi in sintonia con i luoghi che si attraversano. […] Ai giovani dico: viaggiare è arricchimento, e qualsiasi percorso intraprendete la mente sarà sempre aperta a smussare qualsiasi difficoltà che la vita vi riserva.
Mi chiamo Fernanda e, nell’ultima delle mie vite precedenti, lavoravo nella Cooperazione Internazionale allo Sviluppo. La mia selvaticità, però, mi impediva di immaginarmi chiusa in un ufficio per il resto dei miei giorni, così mi sono aperta alla sfida di inventarmi un’alternativa.
Ho sentito forte il bisogno di un contatto più assiduo con la natura e di un recupero del sapere manuale negato alla mia generazione: figli di genitori che aspiravano ad affrancarsi dal lavoro pesante e sognavano per noi un futuro da professori, medici e avvocati. Ricordo ancora la dicitura impressa sul mio primo libretto di lavoro che ritirai all’Ufficio di Collocamento: ‘Impiegata di Concetto’. Ecco, io invece ero stanca dei concetti e del solo lavoro intellettuale, avevo voglia di usare le mani, le gambe, i piedi.
La nuova strada che ho iniziato a percorrere da quando ho lasciato il lavoro è fatta della Pasta Madre con cui impasto il pane, della meraviglia che mi rapisce di fronte all’intelligenza delle api, della scoperta di metodi gentili di coltivazione della terra, come la permacultura.
Sono venuta in contatto con queste pratiche frequentando ecovillaggi e facendo volontariato come wwoofer nelle fattorie biologiche.L’idea di intraprendere l’attività lavorativa di guida ambientale escursionistica rientra in questa scelta di vita. I primi passi come guida in natura risalgono a cinque anni fa, quando ho iniziato a collaborare con un’associazione escursionistica come accompagnatrice volontaria. Dalla prima Via Francigena di allora, ho avuto poi l’opportunità di fare esperienza con una guida professionista. Fin da subito il tentativo è stato quello di far confluire nel cammino anche le altre passioni. Così, abbiamo organizzato, ad esempio, Storie di Pane: un’escursione sulla Via Francigena del Sud scandita dai tempi di lievitazione del pane, che abbiamo impastato tutti insieme nel laboratorio di panificazione abbinato all’uscita, e accompagnata da letture a tema.
[…] La Rete Nazionale Donne in Cammino è un luogo importante di confronto fra donne. A seconda della tappa in cui ciascuna si trova nel proprio percorso, può essere l’incoraggiamento per fare il primo passo, trovare compagne di cammino o lasciarsi ispirare dalle imprese di qualche camminatrice temeraria. È uno strumento utile anche per recuperare quella visibilità che spesso alle donne è negata. Depennate dai libri di storia, assenti nei panel di relatori in conferenze su materie in cui le donne competenti non mancano.
Mi chiamo Maria Gambino. Ho 43 anni e vivo in Sicilia, esattamente a Siracusa. Faccio la guida naturalistica da quattro anni, anche se da quando ho iniziato a muovere i primi passi ho sempre avuto una forte attrazione per il cammino in natura. Il percorso che mi ha portato oggi a svolgere questa professione è stato non sempre lineare, ma con il tempo tutte le esperienze e gli studi hanno contribuito alla mia formazione professionale… E non solo.
Per un lungo periodo, circa dieci anni, mi sono occupata di scavo archeologico e restauro. Un lavoro che mi ha portato a viaggiare in lungo e largo per la mia terra, donandomi oltre le conoscenze storico – archeologiche dei diversi luoghi, anche l’occasione di attraversarli, conoscerli a passo lento, sempre con lo zaino in spalla e la mia fedele macchina fotografica.
Anche quando per motivi vari questo capitolo lavorativo della mia vita professionale ha avuto uno stop, l’amore per il cammino e la natura non sono cessati, anzi comincio a mettermi alla prova con nuove forme di viaggio.
[…] Sei anni fa per motivi vari la mia vita subisce una svolta. Mi stabilisco a Siracusa e insieme al mio compagno decidiamo di mettere su famiglia. Passa veramente poco tempo e scopriamo di aspettare un bambino. Io non sono il genere di donna che ha sempre desiderato la maternità. Se doveva accadere sarebbe successo nel momento giusto. Ho sempre vissuto nel presente facendomi attraversare da tutto quello che mi succedeva.
E così decido di vivere con la stessa apertura questo nuovo capitolo della mia vita. Sento che Alessandro non solo non sarà un ostacolo, ma sarà un ulteriore motivo per continuare il mio percorso personale. Voglio continuare a studiare e ad approfondire tutto ciò che mi piace.
Con lui dentro la pancia intraprendo il percorso per fare il sommelier. Non so esattamente a cosa possa servire praticamente, ma sento che ha un senso: un ulteriore tassello di un puzzle che ancora non leggo nella sua interezza. Lui nella mia pancia continua a crescere e ad accompagnarmi.
Capisco che posso fare molto con lui. Devo solo organizzarmi. Ma Alessandro non è per me un figlio che ti porti dietro perché non puoi fare altrimenti. Io condivido le mie esperienze con lui e lui con me. Voglio che lui faccia esperienza di tutto ciò che io posso offrirgli.
A otto mesi faccio il primo corso di fitoalimurgia con lui nello zaino ed è bellissimo vedere come le esperienze acquisiscono una nuova lettura per me, e forse anche per lui. Corso che ripeteremo di nuovo quando ha quasi due anni e il suo approccio è diverso. Non vuole solo osservare. È curioso: odora, tocca, assaggia. Mi sento bene e non mi pesa minimamente la sua presenza.
Poco dopo vengo a conoscenza che da li a poco inizieranno le selezioni per il corso di guida naturalistica. Tutto comincia a prendere forma. Voglio partecipare e lo voglio fare con mio figlio. Trovo che una società matura dovrebbe accogliere le mamme che vogliono mettersi in gioco nuovamente dopo la gravidanza, l’allattamento eccetera, ma non costringendoci a scegliere tra la realizzazione personale e il nostro ruolo di mamme. Questa non è una scelta. Io decido di non accettarla. Faccio richiesta di partecipare con mio figlio.
La cosa non viene accolta molto bene. Come spesso accade, anziché vedere le opportunità si vedono solo i possibili problemi, ma non è così per tutti. Il mio insegnante, anche responsabile della FederEscursionismo su Siracusa, crede in me, in mio marito e in Alessandro e decide di ammetterci al corso: tutti e tre.
Sin da subito i nostri colleghi corsisti, alcuni dei quali erano già guide professioniste, si sono affezionate a noi, ma ad Alessandro in particolare. Ci hanno supportato in tutti i modi: i km da affrontare erano tanti, i dislivelli da scalare impegnativi, ma noi sentivamo vivo il senso profondo di tutto ciò.
Le difficoltà sono state tante, ma le esperienze ci hanno donato grande consapevolezza in noi stessi, gioia, ricordi indelebili e tanta fiducia, non solo in quanto individui ma anche in quanto madre, figlio, padre, marito.
Oggi abbiamo una attività nostra, la MAALESA EXCURSIONS.
MAALESA dalle iniziali di Maria, Alessandro e Salvo. Ognuno di noi costituisce un tassello fondamentale e porta dentro questo progetto tutto ciò che ha raccolto durante la propria vita.
Cosa ne pensi?