Il nome di Bryon Widner non è sconosciuto agli americani. Non solo per via di un movimento di suprematisti bianchi da lui fondato, ma per via di un percorso fatto da quest’uomo, che l’ha posto al centro del documentario Erasing Hate e del film Skin, in cui è interpretato dall’attore britannico Jamie Bell. Quello di Bryon è stato un percorso di speranza, che l’ha portato a cancellare tutti i tatuaggi che aveva fatto sul viso – tatuaggi razzisti, simbolo di qualcosa che Bryon, a un certo punto della sua vita, ha desiderato non essere più.
Ma cosa è accaduto di tanto eclatante da fargli cambiare idea in maniera così radicale? Semplice: Bryon ha scoperto che la moglie aspettava un bambino e che quindi sarebbe diventato papà.
E ha voluto mettere da parte l’odio, diventare un membro rispettoso della società. Un processo simile non è facile e non solo per i tatuaggi: non si esce da un gruppo di suprematisti bianchi come ci si stanca di un club del libro, è qualcosa di molto pericoloso per via di minacce e molestie. E certo, i tattoo non lo aiutavano, tanto che Bryon ha perfino dichiarato:
Ero totalmente pronto a immergere la mia faccia nell’acido fosse stato necessario.
Fortunatamente l’uomo non è dovuto giungere a una soluzione così radicale: è bastata la chirurgia con il laser, un processo doloroso, oltre che molto costoso (anche se Bryon ha trovato un anonimo benefattore che ha pagato una cifra considerevole per consentirgli il processo).
BoredPanda ha raccolto la sua storia a partire da alcune dichiarazioni rese all’Associated Press e a informazioni di dominio pubblico che sono presenti perfino su Wikipedia. E a partire da queste foto, in cui non vediamo semplicemente la trasformazione effettuata con il laser, ma anche quella interiore di Bryon, che alla fine del processo sfoggia un sorriso travolgente.
Sfogliamo insieme la gallery per scoprire la storia dell’ex suprematista bianco, oggi padre amorevole.
Sociopatico borderline
Bryon si è definito un sociopatico borderline, pieno di odio e travolto da un’insaziabile brama di violenza. A 14 anni è diventato uno skinhead e fino ai 30 ha frequentato organizzazioni razziste.
Vinlanders Social Club
Tra queste organizzazioni c’è il Vinlanders Social Club, un gruppo di supremazia bianca dell’Indiana che Bryon ha contribuito a creare.
Il punto di rottura
Il momento in cui Bryon ha iniziato a cambiare è stato nel 2005, quando ha sposato Julie Larsen. La coppia ha avuto un figlio un anno dopo. Con il bambino, è nata dentro Bryon la voglia di cambiare, e la moglie l’ha naturalmente sostenuto.
Minacce di morte
Quando Bryon ha lasciato i gruppi razzisti, sono giunte al suo indirizzo varie minacce di morte. Questo e la necessità di cancellare quei tatuaggi razzisti e intimidatori dal suo volto l’hanno spinto verso la disperazione e la depressione.
La svolta
La moglie contattò Daryle Lamont Jenkins, attivista antirazzista che mise la famiglia di Bryon in contatto con il Southern Poverty Center – che, convinto delle buone intenzioni dell’uomo ha deciso di aiutarlo a rimuovere i tatuaggi. E in tutto questo è spuntato un benefattore che ha donato 35mila dollari per le operazioni al laser che il chirurgo plastico avrebbe effettuato.
La rimozione
L’intero processo è durato un anno e mezzo. Dopo ogni seduta l’uomo ha dovuto affrontare dolori e gonfiori inenarrabili. Ogni volta che affrontava una seduta, Bryon ha dovuto fronteggiare vesciche e ustioni.
Cicatrici
Ora sul suo volto ci sono solo cicatrici e un gran sorriso: Bryon spera che la sua storia possa essere d’ispirazione per altre persone come lui.
Un padre dolcissimo
Ecco Bryon con la moglie Julie e il loro tenerissimo bambino: è per lui che l’uomo ha affrontato tutto, per rendere il mondo un posto migliore.
Le conseguenze dell’odio
Non devi dire nulla a nessuno – ha raccontato Bryon a BoredPanda – per favore fai un passo indietro e realizza che questo mondo reagirà sempre. Prima di buttare via la tua vita, smetti di scavare la tua stessa tomba e sappi che l’odio ha delle conseguenze.
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