Genitori e figli non sono mai andati molto di pari passo sul concetto di moda, dato che difficilmente i primi comprendono le scelte in fatto di fashion dei secondi.
È chiaro che il modo di vestirsi di ragazzi e adulti sia diverso, ma la vera, grande verità è che, in fondo, ognuno dovrebbe potersi vestire semplicemente come gli pare, nella maniera in cui si sente più a proprio agio e, soprattutto, senza imposizioni o dogmi da parte di nessuno.
Per questo, la lettera che una morigerata madre cattolica dell’Indiana, Maryann White, ha scritto al giornale studentesco, The Observer, e la conseguente reazione di alcuni ragazzi alle sue parole fanno un po’ sorridere, ma allo stesso tempo anche riflettere.
Perché, da ambo le parti, parliamo comunque di libertà: di esprimere un parere, pur se criticabile o non condivisibile, da un lato, e fare ciò che si ritiene più opportuno, dall’altro.
Ma veniamo ai fatti: la signora White, dicevamo, ha indirizzato al giornale scolastico delle Università di Notre Dame, Saint Mary’s e Holy Cross Colleges una lettera in cui criticava – un eufemismo – l’uso eccessivo e inadeguato dei leggings da parte delle ragazze.
Ho pensato a lungo se scrivere questa lettera – esordisce la donna – ho sperato che le mode cambiassero e che non ce ne sarebbe stato bisogno. Ma a quanto, invece, sembra proprio che lo sia.
Maryann ha spiegato l’origine del suo risentimento, dicendo che una domenica, partecipando a una messa nella sua chiesa, ha notato cinque ragazze indossare crop top e leggings molto attillati, che lasciavano davvero poco spazio all’immaginazione.
Ora, fermo restando che non è nostro compito discutere il cosiddetto dress code che si dovrebbe tenere in un luogo di culto, veniamo al nodo centrale del pensiero della signora White.
Mi vergognavo per le giovani donne alla messa. Pensavo a tutti gli altri uomini intorno e dietro di noi che non potevano fare a meno di guardarle. I miei figli guardano sicuramente il corpo di una donna quando sono in giro. Non hanno guardato, e non hanno commentato in seguito. Ma certamente non hanno potuto fare a meno di vedere quei fondoschiena. Io non volevo vederli, ma era inevitabile. Perciò ancora più difficile per i giovani ignorarli.
Sorprendentemente, però, nelle parole della donna non c’è solo un eccesso di pudore e di pruderie, ma anche un messaggio che forse voleva essere di anti-sessualizzazione femminile:
Un mondo in cui le donne continuano a essere raffigurate come ragazze da film, videogiochi, video musicali, rende difficile alle madri cattoliche insegnare ai loro figli che le donne sono figlie e sorelle di qualcuno. Che le donne dovrebbero essere viste prima come persone, e tutte le persone dovrebbero essere considerate con rispetto.
Il problema è che, proprio seguendo questo ragionamento, non ci si dovrebbe preoccupare se una donna indossa i leggings, quanto se un uomo la molesti, indipendentemente da come sia vestita. Per questo l’inaspettato slancio “femminista” delle parole di Maryann non ha ricevuto troppi consensi nei giovani che hanno letto la sua lettera, che anzi si sono “ribellati” indossando, per protesta, un paio di leggings, e postando le proprie foto sui social, sotto l’hashtag #leggingsday.
A “capitanare” la civile protesta Anne Jarrett, laureanda in filosofia e studi di genere, oltre che attivista di Irish 4 Reproductive Health, che ha anche creato un evento su Facebook, chiamato Leggings Pride Day.
La cosa che è piaciuta meno a quanti hanno letto la lettera della mamma è stato il fatto che, come spesso accade, a finire nell’occhio del ciclone siano gli atteggiamenti – o, in questo caso, abbigliamenti – femminili, e mai quelli maschili. Cosa che, di fatto, è alla base di quanti ancora si ostinano a giustificare le molestie degli uomini nei confronti delle donne, imputando a queste ultime la colpa di “provocarli”. Insomma, anche questo è un blame the victim, secondo le donne che, in gran numero, hanno partecipato alla protesta via social.
In gallery alcune delle foto postate per protesta dalle ragazze.
La protesta di Anne Jarrett
Protestiamo per il nostro diritto di non essere responsabili per gli uomini e di non essere costantemente controllate dalla morale o dalla femminilità.
Ha scritto la ragazza in un tweet.
Il modo in cui la signora White ha usato la parola pudore, come una specie di invito alle donne a comportarsi meglio, sono cose già viste e sentite.
Indosso ciò che voglio e tu non hai la libertà di fare ciò che vuoi
Questa ragazza, commentando la lettera di Maryann, scrive:
I leggings portano gli uomini al peccato, quindi le donne non dovrebbero indossarli? No grazie. Indosso quello che voglio e questo non significa che puoi fare quello che vuoi su di me solo per come mi vesto.
L'abbigliamento non è il problema
Nessuno può dirti come vestirti o meno. Tutti hanno il diritto di vestirsi come vogliono. I leggings non sono il problema! Le donne e il modo in cui si vestono non dovrebbero essere incolpate per una mentalità patriarcale negativa. Quella mentalità deve cambiare. Le donne dovrebbero essere viste come persone, non come oggetti. Se l’abbigliamento fosse il problema, le donne che sono completamente coperte non dovrebbero subire apprezzamenti molesti. La prevalenza del comportamento negativo nei confronti delle donne in paesi come l’India dimostra che l’abbigliamento NON è il problema. Dobbiamo affrontare il vero problema… Non dare sempre la colpa solo alle donne.
Basta a una mentalità datata
“Non indossate leggings”. Quindi essenzialmente dobbiamo biasimare e controllare le donne quando sono gli uomini che si sottraggono a ogni responsabilità e rispetto? Mandate a quel paese questa mentalità vile e datata!
La protesta
Ieri il giornale della scuola ha pubblicato (un’altra!) Lettera all’editore che implorava le “ragazze” nel campus di smettere di indossare leggings per non stimolare la lussuria maschile. […] Comunque, i nostri studenti hanno riconosciuto immediatamente le stesse logiche usate per produrre vergogna rispetto ai corpi femminili e colpevolizzare le vittime di violenza. Quindi ora tutti indosseranno leggings per tutta la settimana in protesta e per solidarietà femminile.
La risposta del Women's Equality Party inglese
Quindi questa è la risposta di @wep_uk – solo un promemoria sul fatto che le donne NON sono responsabili per le azioni degli uomini e non saremo né alla moda, né vittime di body shaming.
Io sono una donna e ho un corpo, perché dovrei nasconderlo?
Non riesco a smettere di pensare alla lettera scritta da una madre alle donne della Notre Dame University implorandole di smettere di indossare i leggings. […] l’opinione è basata su stanchi cliché: i vestiti delle donne distraggono gli uomini, dovremmo vergognarci dei nostri corpi, i vestiti cambiano il modo in cui gli uomini si comportano verso di noi .
Un elemento della lettera mi ha colpita: che scegliendo di mostrare i nostri corpi, scegliamo di essere viste come i nostri corpi, non come esseri umani.
NO. Dio, no.
Quello che vogliamo è essere viste come umani con corpi. Umani capaci di emozioni profonde, intelligenza e l’intero spettro dell’esperienza umana indipendentemente dai nostri dannati vestiti. Le donne hanno i corpi. Viviamo in loro, li coltiviamo, creiamo nuovi piccoli esseri umani in essi, mettiamo dei bikini, conquistiamo montagne, impariamo, ci amiamo. Rifiuto l’idea che dobbiamo o possiamo essere l’uno o l’altro – un corpo o un essere umano – perché è una nozione ridicola.
Possiamo cercare di nascondere i nostri corpi – coprirli con abiti larghi – ma nasconderli non significa che non esistano, e non ferma nemmeno gli uomini cresciuti in una cultura misogina dall’ “essere distratti da” noi , oggettivandoci o molestandoci. Far passare l’idea che si manchi di rispetto quando indossiamo abiti che sono pratici e comodi, o sexy e rivelatori, rafforza quella cultura in un ciclo dannatamente disgustoso.
Quindi indosserò i miei leggings e jeans strappati stretti e reggiseni quando ne avrò voglia e nessun reggiseno quando non la ho, e vestiti che mi fanno sentire bene, continuando a chiedere di essere riconosciuta come donna con un corpo. Avere un corpo non dovrebbe incitare alla violenza o a mancarci di rispetto. Spetta agli uomini (e alle loro madri) capire che meritiamo gentilezza e rispetto, non importa con quali vestiti camminiamo in questo mondo.
Cosa ne pensi?