Perché l'elezione di Sara Gama all'AIC non dovrebbe fare notizia (e invece la fa)
Sara Gama è appena stata eletta vicepresidente dell'Associazione Calciatori. È la prima volta che il ruolo è ricoperto da una donna, e per questo fa (ancora) notizia.
Sara Gama è appena stata eletta vicepresidente dell'Associazione Calciatori. È la prima volta che il ruolo è ricoperto da una donna, e per questo fa (ancora) notizia.
L’elezione a vicepresidente dell’Assocalciatori di Sara Gama, capitana della Juventus e della Nazionale azzurra, è una notizia che fa ancora notizia, verrebbe da dire, perché purtroppo viviamo tuttora uno stato di disparità evidente, dal punto di vista lavorativo, fra uomini e donne, a ogni livello e in ogni categoria.
Fra pay gap, glass ceiling e congedi parentali non sempre equamente distribuiti le donne sono spesso penalizzate nelle loro professioni, hanno difficile accesso a posizioni di prestigio e fanno carriera con difficoltà maggiori rispetto a quelle che incontrano i colleghi uomini. Non lo diciamo noi, ma i dati.
In questo non fa eccezione neppure lo sport; basti pensare che persino le atlete della Nazionale femminile di calcio che tanti italiani ha fatto sognare ai Mondiali di Francia del 2019 stanno ancora lottando affinché sia riconosciuto loro lo status di professioniste a tutti gli effetti.
Nel rinnovo dell’organigramma dell’AIC il nome di Gama finisce quindi subito dietro quello del neopresidente eletto, Umberto Calcagno, che succede a Damiano Tommasi. Si tratta della prima donna eletta in un ruolo di tanto prestigio nell’Associazione, e per questo dobbiamo, ancora una volta, parlare di “rivoluzione”, e incassare i tweet positivi che hanno accolto la notizia, come quello del Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora.
Oggi è una giornata molto importante per il mondo dello sport, @SaraGama_ITA è la prima prima donna vicepresidente dell'@assocalciatori. A lei, al nuovo Presidente @umbertocalcagno e al Vice #Biondini i miei migliori auguri di buon lavoro! pic.twitter.com/D3szQ96zln
— Vincenzo Spadafora (@vinspadafora) November 30, 2020
Sostenibilità, solidarietà, trasparenza e programmazione, queste le parole chiave del programma di Sara Gama che hanno convinto i calciatori a eleggere la capitana bianconera come vicepresidente della loro Associazione di rappresentanza. Come tutti i grandi cambiamenti, è importante parlare dei piccoli passi che contribuiscono a costruirli; è importante festeggiare l’elezione di Sara ma sarebbe sbagliato, ovviamente, considerarla il punto d’arrivo, il livello massimo auspicabile per le donne in un settore che, storicamente, è sempre stato loro inviso.
Il vero obiettivo è far sì che questo genere di notizie, semplicemente, smetta di far notizia, perché significherebbe aver raggiunto la normalizzazione definitiva di qualcosa che, di fatto, già lo è. Semplicemente, dovremmo quindi smettere di considerare la figura della calciatrice con un’accezione di eccezionalità.
Per farlo, è importante riconoscere quindi gli stessi diritti e doveri dei colleghi uomini, sancendo il passaggio al professionismo che, grazie al fondo triennale a sostegno delle federazioni sportive istituito in un emendamento dal senatore Tommaso Nannicini ad agosto, dovrebbe concretizzarsi entro il 2022; ma anche liberarci di quegli stupidi stereotipi sessisti per cui, se una donna gioca a calcio, deve essere per forza mascolina o lesbica.
In questo modo, Sara Gama potrebbe essere stata la prima a ricoprire il ruolo di vicepresidente, ma non certamente l’ultima; fino al giorno in cui l’elezione di una donna all’Assocalciatori smetterà definitivamente di essere considerata “notizia”.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la carriera di Sara Gama.
C’è un annuncio ufficiale della Federazione che le donne passeranno al professionismo nella stagione 2022-2023, e c’è sempre una riforma in discussione in Parlamento – ha detto a Vanity Fair – La pandemia ha intaccato l’economia, ma credo che i momenti in cui si è più in difficoltà siano quelli in cui bisogna rilanciare. E siccome siamo già in ritardo, il Covid non può essere l’ennesima scusa. Se fai di uno sport la tua vita non puoi non avere riconosciute le minime tutele che i lavoratori hanno.
Bisogna trovare una passione, un interesse, che può essere lo sport o altro, suonare uno strumento, per esempio. Qualcosa che ti porti dentro e cerchi di coltivare. Trovare il proprio ‘fuoco’, quello che ci accende, sintonizzarsi su quello che si sente dentro è l’antidoto migliore per accettarsi. Così lo sguardo degli altri, a cui siamo soggetti tutta la vita, non è più un giudizio inappellabile, ma si ridimensiona a quello che è: uno specchio. Spesso gli altri ci rimandano quello che noi pensiamo di noi stessi, ma se iniziamo a fare quello che vogliamo davvero è più difficile cadere.
Nel settembre del 2020 Sara ha pubblicato un libro in cui ripercorre la sua storia, dai primi calci al pallone tirati a Trieste fino ai Mondiali francesi del 2019, dove l’Italia è uscita ai quarti.
Nel mondo esiste una fetta di popolazione che è gay o lesbica – ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport – Numeri che statisticamente si rifettono pure in uno spogliatoio, non importa se maschile o femminile. Chi pensa il contrario non vuole vedere la realtà.
Se vuoi motivare un gruppo di calciatori non ti passa per la testa d’insultarli sui gusti sessuali o, peggio, di usare parole ambigue. Perché accade con le donne? Fermo restando che non bisogna confondere il polso e la personalità di un tecnico con altro. Non parlo volutamente di un altro aspetto, quello delle molestie, dove l’unica risposta è una denuncia penale.
Appassionata al calcio fin da bambina, Sara ha giocato, tra le altre, nel Brescia e nel Paris Saint Germain, prima di approdare alla Juventus, di cui è capitana. Con le bianconere ha vinto tre scudetti, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana.
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