L’emergenza Coronavirus, oltre ad averci messo di fronte alle nostre più umane paure e fragilità, ha anche sottolineato un’altra cosa, ovvero l’eccellenza del personale ospedaliero italiano, che da quando la situazione si è aggravata, in tutta la penisola, non ha mai smesso di lavorare con impegno e passione, sacrificandosi con turni lunghissimi, praticamente infiniti, e spesso rinunciando a tornare a casa per evitare anche possibili diffusioni del virus.

Eppure, in questi lunghi mesi in cui abbiamo dovuto affrontare l’emergenza sanitaria, molti non hanno rispettato né le semplici regole di comportamento da adottare chieste dal Governo, come l’indossare la mascherina o il mantenere il distanziamento sociale, e alcuni hanno persino cominciato a mettere in dubbio l’esistenza del virus, seguendo le teorie cospirazioniste più in voga.

Quest’estate, quando, colpevolmente, in tantissimi hanno abbassato il livello di guardia, il vero tormentone è diventata la frase, infelice, pronunciata da una bagnante di Mondello, diventata anche un vero e proprio trend su Tik Tok e un meme ripreso dai social: “Non ce n’è Coviddi”. A riprova di quanto la percezione del virus, per molti, sia lontana dalla realtà.

Peccato che, negli ospedali italiani, purtroppo il lavoro di medici e infermieri sia ripreso a pieno ritmo o quasi, con i reparti Covid e le terapie intensive che, sfortunatamente, cominciano ad affollarsi di nuovo. E allora in prima linea tornano proprio loro, i membri del personale sanitario che, come già successo nella prima fase della pandemia, mostrano a tutti cosa significa avere davvero a che fare con questa terribile realtà.

Lo ha fatto Giovanni Luca D’Agostino, medico anestesista e rianimatore impegnato al CoVid Hospital Asp 6 di Palermo, pubblicando questo post.

12 ore di sole domenicale di Mondello. Alla faccia della dittatura sanitaria e dei politici che vogliono chiudere...

Pubblicato da Giovanni Luca D' Agostino su Domenica 25 ottobre 2020

Ma lo ha fatto anche Michele Grio, primario di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale di Rivoli, citato da Lorenzo Tosa in quest’altro post, con una perfetta risposta ai negazionisti, proponendo un provocatorio tour nei reparti di terapia intensiva per fa sì che si possa vedere con i propri occhi gli effetti del Covid19.

Eccola qui. La meravigliosa, ironica e amarissima risposta del dottor Michele Grio, primario di Anestesia e Rianimazione...

Pubblicato da Lorenzo Tosa su Domenica 1 novembre 2020

Proprio Giovanni Luca, commentando il post di Lorenzo Tosa riproponendo la stessa immagine pubblicata sul suo profilo, ha aggiunto:

Io alla fine di 12 ore di abbronzatura a Mondello. Dove, è notorio, “un cinnè Coviddi”.
Anestesista Rianimatore CoVid Hospital Asp 6 Palermo.
Con rianimazione piena!
Abbiamo accolto tutti. Sempre. Fino ad ora ci siamo riusciti. Anche se siamo pochi, anche se non abbiamo sempre tutti i mezzi, anche se siamo lontani ogni giorno dalle nostre famiglie, anche se rischiamo di infettarci e ammalarci a nostra volta.
Senza un solo euro in più, sia chiaro, io non ho avuto alcun bonus.
Potrei mettermi in aspettativa, in congedo paterno, ho due bimbi, uno di 5 anni e uno di 11 mesi, e starmene a casa, pagato e al sicuro.
Non lo faccio.
Per il mio giuramento.
Per i malati.
Per i miei compagni e colleghi.
Perché amo il mio lavoro.
Perché voglio contribuire al massimo.
Spero che queste mie parole sincere bastino.
Tenete duro, siate prudenti, rispettate le regole.
In questo modo ce la faremo.

Il loro è davvero un compito da eroi, in questo momento: eroi normali, con famiglie di cui occuparsi, genitori in ansia che magari non possono vedere, compagni, figli da cui sono chiamati a stare lontani per fronteggiare un nemico più grande di tutti loro. E le loro sono immagini che non possono non smuovere emozione, rispetto e profonda stima: perché sono i figli, le mamme, i papà, i fratelli e le sorelle di ciascuno di noi.

Anche, e soprattutto per loro, chi può deve restare a casa, rinunciando, per una manciata di giorni, alla sua routine quotidiana. Dopo tutto, di fronte a quanto stanno facendo, per tutti noi questo non è davvero un sacrificio immane.

Sfogliate la gallery per ricordare i volti di alcune delle donne che, soprattutto nella prima fase della pandemia, sono diventate il simbolo della battaglia al Covid e del lavoro enorme svolto dal personale sanitario italiano.

"La mia abbronzatura a Mondello, dove 'non c'è Coviddi'": i volti di chi combatte il Covid
Fonte: instagram @alessiabonari_
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