30 gennaio 1962: una donna vestita a lutto si presenta in tribunale a Palermo per testimoniare contro i mafiosi che hanno ucciso suo figlio e, ancora prima, suo marito. Si chiama Serafina Battaglia.
Non è una storia facile da raccontare, la sua, ma lei l’ha fatto in diverse interviste dell’epoca, oggi ancora visibili su Youtube, ma soprattutto davanti ai giudici. Nessuna donna, prima di lei, aveva osato ribellarsi.
Mi hanno tolto mio figlio. Finché mi avevano tolto mio marito, non avevo detto niente, ma mio figlio è sangue mio, e io devo reagire.
Non tutti hanno appoggiato la lotta di Serafina Battaglia. Di fatto, è stata lei a spingere il figlio a vendicarsi per l’uccisione del padre, trovando anch’egli la morte prematura per mano della mafia. Poi, però, qualcosa è cambiato in lei e ha finalmente trovato il coraggio di parlare.
Mio marito era un mafioso e nel suo negozio si radunavano spesso i mafiosi di Alcamo. Parlavano, discutevano e io perciò li conoscevo uno ad uno. So quello che valgono, quanto pesano, che cosa hanno fatto. Mio marito poi mi confidava tutto e perciò io so tutto. Se le donne dei morti ammazzati si decidessero a parlare così come faccio io, non per odio o per vendetta ma per sete di giustizia, la mafia in Sicilia non esisterebbe più da un pezzo.
Dopo essersi fatta avanti, Serafina Battaglia si trova costretta a vivere nella paura di essere uccisa, ma questo non la ferma.
I mafiosi sono pupi. Fanno gli spavaldi solo con chi ha paura di loro, ma se si ha il coraggio di attaccarli e demolirli diventano vigliacchi. Non sono uomini d’onore ma pezze da piedi. […] Questo ne penso, che fa schifo la Mafia. Che ci sta a fare.. Levati la coppola e mettiti un paio di corna in testa, corna non delle tue donne, ma delle tue azioni. Non ne ho terrore.
Sfogliate la gallery per ripercorrere tutta la storia di Serafina Battaglia…
Chi era Serafina Battaglia
Non sappiamo molto della vita di Serafina Battaglia prima del dolore e della lotta. Sappiamo che era nata nel 1919 e che come tante altre donne in Sicilia aveva per tanti anni vissuto in un ambiente fortemente mafioso e omertoso.
La battaglia di Serafina Battaglia
Come racconta un vecchio articolo del Corriere, il secondo marito Stefano Leale viene ucciso nel 1960 a Godrano, piccolo paesino siciliano. Espulso da Cosa Nostra, di cui anche lui faceva parte, trova la morte per mano di quelle stesse persone che a lungo avevano passato i pomeriggi nella sua bottega di caffè.
Il figlio di Serafina Battaglia
Dopo l’uccisione del marito, Serafina spinge il figlio Salvatore Lupo Leale a vendicarsi contro i due boss che lei reputa responsabili, i fratelli Rimi.
L'omicidio di Salvatore
L’attentato fallisce ancora prima di compiersi e il ragazzo viene ucciso a soli 21 anni, nel gennaio del 1962. Da quel momento, lei decide di non stare più a guardare.
Serafina Battaglia in tribunale
Serafina Battaglia decide subito di collaborare con la Giustizia, come nessun’altra madre e moglie di mafiosi aveva mai fatto prima, ma non sono in molti a sostenerla. Durante il processo per l’omicidio del figlio, Serafina collabora con il giudice istruttore Cesare Terranova e testimonia pubblicamente, senza aver nessun avvocato disposto ad aiutarla.
Il processo alla mafia
Il processo è lungo e tortuoso e porta all’annullamento in Cassazione della condanna degli imputati Salvatore Maggio, Francesco Miceli e Paolo Barbaccia, nel 1971. Molti anni dopo parte un nuovo processo, che si conclude nel 1979 con all’assoluzione dei fratelli Rimi per insufficienza di prove.
Serafina Battaglia
Le sole due persone che l’hanno aiutata, il giornalista Mario Francese e il giudice antimafia Cesare Terranova, vengono assassinate nel 1979. Serafina Battaglia muore sola nel 2004, senza mai aver ottenuto giustizia, nel suo piccolo appartamento vicino al tribunale di Palermo.
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