Shelley Duvall, una vita segnata dalla malattia mentale dopo Shining
L'attrice è morta a 75 anni per complicazioni legate al diabete. Il ruolo che l'ha resa un'icona le è costato moltissimo in termini di salute mentale.
L'attrice è morta a 75 anni per complicazioni legate al diabete. Il ruolo che l'ha resa un'icona le è costato moltissimo in termini di salute mentale.
Shelley Duvall è morta. A comunicarlo il compagno storico, Dan Gilroy, cui era legata da 35 anni: “La mia cara, dolce, meravigliosa compagna di vita e amica ci ha lasciato. Troppe sofferenze ultimamente, ora è libera. Vola via, bellissima Shelley”.
La morte, nella casa di Blanco, in Texas, è stata causata dalle complicazioni del diabete di cui Duvall soffriva da tempo e che, secondo i media americani, le avevano causato problemi di circolazione a una gamba che ne avevano ridotto in maniera significativa la mobilità.
Ritiratasi dal mondo del cinema nel 2002 – salvo una breve parentesi per un ritorno nell’horror indipendente The Forest Hills – Duvall ha più volte parlato dei problemi di salute mentale che l’hanno tormentata; l’ultima volta lo ha fatto per l’Hollywood Reporter, ricordando come il film che l’ha consacrata a icona mondiale del cinema abbia avuto conseguenze devastanti sulla sua salute mentale.
Kubrick non dava mai per buone le riprese, fino al trentacinquesimo tentativo – ha raccontato, ripetendo quanto già detto nel passato – E ogni volta per trentacinque volte bisognava correre, e piangere, e trascinare questo ragazzino. Era durissimo.
Ha anche aggiunto che, prima di ogni scena, cercava di calarsi nel personaggio ascoltando canzoni tristi al suo walkman.
Ma dopo un po’ il tuo corpo si ribella, dice: ‘Basta, non fatemi più questo. Non voglio piangere tutti i giorni’.
Sulla crudeltà di Kubrick ha detto
Forse qualcuno lo aveva trattato in quel modo in passato, ma è sempre stato amichevole con me, ha speso tanto tempo con Jack e con me. Voleva soltanto sedersi vicino e parlare per ore, mentre i tecnici aspettavano. C’è una scena nel film che è stata ripetuta per 148 volte, quella in cui si discute il dono della ‘luccicanza’: un record mondiale.
Ma c’è anche la famosa scena in cui Jack Torrance irrompe con l’ascia.
Abbiamo girato quella scena per tre settimane, ogni giorno. E Jack era bravissimo, era veramente spaventoso. Posso solo immaginare quante donne attraversino simili violenze ogni giorno.
Shelley Duvall è molto diversa da quella che ricordiamo. Certo, nel cuore dei cinefili sarà sempre giovane e graziosa, ma a volte le storie dei protagonisti del cinema prendono strade che non immagineremmo. Duvall, classe 1949, è oggi una donna anziana, appesantita non tanto dall’età quanto dalle esperienze. Nel 2016 ha rilasciato al Dr. Phil un’intervista in cui ha raccontato di avere dei problemi mentali – e di aver bisogno d’aiuto – e di essere minacciata dallo sceriffo di Nottingham.
Il Daily Mail ripercorre un po’ l’iter di Shelley Duvall in questo terzo millennio. Ha lavorato nel cinema per l’ultima volta nel 2002 e poi nel 2009 è stata ricoverata perché affermava che gli alieni vivessero nel suo corpo. Un paio di anni fa poi, quest’intervista, che non lascia spazio a dubbi. In tanti ricordano Duvall per essere stata Wendy in Shining di Stanley Kubrick.
Per qualcuno è proprio questa la causa del suo malessere e di come Kubrick e Shining abbiano portato l’attrice oltre il proprio limite. Quello che possiamo dire con certezza è che lavorare con Kubrick fosse davvero un’esperienza destabilizzante, ma attribuire al regista i problemi attuali di Shelley Duvall appare un’esagerazione, tanto più che il film fu rilasciato nel 1980. Quello che ci fa pensare è che però l’esperienza possa aver influito, come il primo granello di sabbia di una clessidra rivoltata, sulla psiche di Duvall e quello che poi ne sarebbe stata l’evoluzione interiore.
In gallery ripercorriamo la vita e la carriera di Shelley.
Kubrick è noto per essere stato molto esigente con tutti gli attori che hanno lavorato con lui. Duvall recita in Shining accanto a Jack Nicholson.
Pare che il regista elogiasse spesso l’attore, e opprimesse invece Shelley con molte pressioni per aumentare le sue insicurezze. Sembra che arrivò persino a dire alla troupe, in sua presenza, “Non provate simpatia per la Duvall”.
Il regista richiese alla troupe che durante le riprese di Shining nessuno parlasse con Duvall, che inoltre fu obbligata a ripetere le scene centinaia di volte – non una novità per gli attori di Kubrick – e non fu avvisata quando Nicholson improvvisava, in modo che la sua paura fosse più reale.
Il film richiese 500 giorni tra riprese, produzione e post-produzione.
Nel cofanetto con l’opera omnia di Kubrick, tra i contenuti extra, Duvall dichiara:
Da maggio a ottobre, la mia salute mentale subì alti e bassi perché lo stress del ruolo era grande. Stanley mi ha spinta e spronata oltre quanto sia stata mai spinta. È il ruolo più difficile che abbia mai interpretato.
Per lo stress, Duvall arrivò anche a perdere i capelli durante le riprese.
In Shining, Duvall interpretava Wendy, la moglie di uno scrittore che diventa per un periodo il custode dell’Overlook Hotel, un luogo affollato di spiriti che chiedono il proprio tributo di sangue.
Il film è tratto dall’omonimo romanzo di King, il quale non apprezzò la trasposizione – che era molto lontana dall’originale in tantissime cose – in particolare la recitazione di Duvall.
Per i fan del film, invece l’interpretazione di Duvall è assolutamente iconica.
Le riprese vere e proprie durarono in totale da maggio 1978 ad aprile 1979. Un periodo comunque molto lungo.
Il film originale si concludeva con una scena in ospedale che vedeva Wendy e il figlio Danny – solo dopo veniva mostrata l’immagine che chiude ancora oggi la pellicola. La scena fu eliminata da tutte le copie esistenti una settimana dopo le proiezioni negli Usa.
Una delle caratteristiche di Shelley Duvall fu quella di brillare anche nei ruoli più piccoli. Tutti ricordano la giornalista di Rolling Stone in Io e Annie che raccontava di essere andata a un concerto di Bob Dylan e di averlo trovato «trasfondente». Uno dei ruoli più noti di Shelley Duvall è però quello di Olive Oil (Olivia) in Popeye di Robert Altman. Anzi, Duvall può essere considerata un’attrice feticcio di Altman, dato che i due collaborarono per ben 7 film.
Duvall fu molto legata al collega Robin Williams, venuto a mancare nel 2014. Nell’intervista rilasciata al Dr. Phil, l’attrice ha dichiarato di averlo visto dopo la morte e quindi di non credere che lui sia veramente morto.
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