*** Aggiornamento del 12 giugno 2024 ***

Shelley Duvall è morta. A comunicarlo il compagno storico, Dan Gilroy, cui era legata da 35 anni: “La mia cara, dolce, meravigliosa compagna di vita e amica ci ha lasciato. Troppe sofferenze ultimamente, ora è libera. Vola via, bellissima Shelley”.

Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Shelley Duvall (@soshelleyduvall)

La morte, nella casa di Blanco, in Texas, è stata causata dalle complicazioni del diabete di cui Duvall soffriva da tempo e che, secondo i media americani, le avevano causato problemi di circolazione a una gamba che ne avevano ridotto in maniera significativa la mobilità.

Ritiratasi dal mondo del cinema nel 2002 – salvo una breve parentesi per un ritorno nell’horror indipendente The Forest Hills – Duvall ha più volte parlato dei problemi di salute mentale che l’hanno tormentata; l’ultima volta lo ha fatto per l’Hollywood Reporter, ricordando come il film che l’ha consacrata a icona mondiale del cinema abbia avuto conseguenze devastanti sulla sua salute mentale.

Kubrick non dava mai per buone le riprese, fino al trentacinquesimo tentativo – ha raccontato, ripetendo quanto già detto nel passato – E ogni volta per trentacinque volte bisognava correre, e piangere, e trascinare questo ragazzino. Era durissimo.

Ha anche aggiunto che, prima di ogni scena, cercava di calarsi nel personaggio ascoltando canzoni tristi al suo walkman.

Ma dopo un po’ il tuo corpo si ribella, dice: ‘Basta, non fatemi più questo. Non voglio piangere tutti i giorni’.

Sulla crudeltà di Kubrick ha detto

Forse qualcuno lo aveva trattato in quel modo in passato, ma è sempre stato amichevole con me, ha speso tanto tempo con Jack e con me. Voleva soltanto sedersi vicino e parlare per ore, mentre i tecnici aspettavano. C’è una scena nel film  che è stata ripetuta per 148 volte, quella in cui si discute il dono della ‘luccicanza’: un record mondiale.

Ma c’è anche la famosa scena in cui Jack Torrance irrompe con l’ascia.

Abbiamo girato quella scena per tre settimane, ogni giorno. E Jack era bravissimo, era veramente spaventoso. Posso solo immaginare quante donne attraversino simili violenze ogni giorno.

*** Articolo originale ***

Shelley Duvall è molto diversa da quella che ricordiamo. Certo, nel cuore dei cinefili sarà sempre giovane e graziosa, ma a volte le storie dei protagonisti del cinema prendono strade che non immagineremmo. Duvall, classe 1949, è oggi una donna anziana, appesantita non tanto dall’età quanto dalle esperienze. Nel 2016 ha rilasciato al Dr. Phil un’intervista in cui ha raccontato di avere dei problemi mentali – e di aver bisogno d’aiuto – e di essere minacciata dallo sceriffo di Nottingham.

Il Daily Mail ripercorre un po’ l’iter di Shelley Duvall in questo terzo millennio. Ha lavorato nel cinema per l’ultima volta nel 2002 e poi nel 2009 è stata ricoverata perché affermava che gli alieni vivessero nel suo corpo. Un paio di anni fa poi, quest’intervista, che non lascia spazio a dubbi. In tanti ricordano Duvall per essere stata Wendy in Shining di Stanley Kubrick.

Per qualcuno è proprio questa la causa del suo malessere e di come Kubrick e Shining abbiano portato l’attrice oltre il proprio limite. Quello che possiamo dire con certezza è che lavorare con Kubrick fosse davvero un’esperienza destabilizzante, ma attribuire al regista i problemi attuali di Shelley Duvall appare un’esagerazione, tanto più che il film fu rilasciato nel 1980. Quello che ci fa pensare è che però l’esperienza possa aver influito, come il primo granello di sabbia di una clessidra rivoltata, sulla psiche di Duvall e quello che poi ne sarebbe stata l’evoluzione interiore.

In gallery ripercorriamo la vita e la carriera di Shelley.

Shelley Duvall, una vita segnata dalla malattia mentale dopo Shining
Fonte: Dr Phil
Foto 1 di 13
Ingrandisci