Prima che esplodesse in tutto il mondo il fenomeno Sophia Loren un’altra attrice faceva sognare generazioni di uomini in tutto il mondo; del resto, l’Italia è da sempre stata terra di bellezze mozzafiato, e ha dato i natali ad alcune tra le donne più belle della storia, che hanno fatto conoscere e apprezzare ovunque l’ideale di bellezza mediterranea, quello delle forme generose e delle curve al posto giusto che, soprattutto negli anni del neorealismo cinematografico, incarnava lo stereotipo della perfezione estetica.
Silvana Mangano è rimasta nell’immaginario collettivo come la mondina in maglietta attillata e calze nere di Riso amaro, film del 1949 che la lanciò nel mondo del cinema.
Nella sua carriera l’attrice romana ha vinto tre David di Donatello e tre Nastri d’argento, e ha recitato con attori del calibro di Vittorio Gassman, Vittorio De Sica, Alberto Sordi, divenendo la musa di registi come Luchino Visconti, ma anche di Tinto Brass, che la volle nel suo Il disco volante del 1964, o di Pier Paolo Pasolini.
C’è da dire, però, che il suo carnet avrebbe potuto essere ben più ricco, se la bellissima Silvana non avesse pensato più volte di abbandonare il cinema per svolgere solo il ruolo di madre e moglie (di Dino De Laurentiis, conosciuto nel 1948), e se la morte non fosse sopraggiunta prematuramente, aggravata da un profondo stato di depressione dovuto alla perdita di una delle persone più importanti della sua vita, rimasto coinvolto in un incidente aereo.
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Nella nostra gallery ripercorriamo tutta la carriera e la vita di questa straordinaria interprete, che ha rappresentato, alla pari di Anna Magnani e di altre dive del dopoguerra, tutta la voglia e la forza di un paese che desiderava rialzarsi e andare avanti dopo lo sfacelo del conflitto mondiale in cui era stato coinvolto.
Conosciuta dal grande pubblico grazie a Riso amaro
Appena sedicenne Silvana fu eletta Miss Roma 1946, ma all’ultimo momento non si presentò al concorso di Miss Italia 1947, nella storica edizione cui presero parte anche, tra le altre, Lucia Bosè e Gina Lollobrigida. Da quel momento cominciò comunque la sua carriera, con piccoli ruoli, mentre lei iniziò a seguire un corso di recitazione dove incontrò di nuovo Marcello Mastroianni, il suo primo grande amore. Di lui, come riporta Wikipedia, la Mangano disse: “Ci conosciamo da sempre. A Roma da ragazzi abitavamo nello stesso quartiere, innamorati. Io sedici anni, lui ventidue. Marcello non lo ha mai dimenticato, anche perché una volta, mentre ci baciavamo su una panchina, sorprese un guardone; lo affrontò, gli tirò un pugno, quello si scansò… E Marcello colpì un tronco d’albero. Così, negli anni, ogni volta che quel pollice gli ha fatto male si è ricordato di me“.
A 18 anni Silvana fu scelta da Giuseppe De Santis per Riso amaro, dove recitò accanto a Vittorio Gassman, Raf Vallone e Doris Dowling.
Colpì il regista per il suo aspetto semplice... Alla seconda occasione
Silvana si era presentata al provino per il film truccata pesantemente e vestita in modo appariscente, e per questo fu scartata. Ma poi De Santis la incontrò un giorno, per caso, passeggiando per via Veneto a Roma. Lei era senza trucco, coi capelli bagnati e un aspetto dimesso che colpì il regista, che dopo averla sottoposta a una nuova audizione le affidò il ruolo di Silvana Meliga.
L'amore con Dino De Laurentiis
Proprio durante l’uscita di Riso amaro Silvana conobbe il produttore del film, Dino De Laurentiis, e se ne innamorò. Dal matrimonio celebrato nel 1949 nacquero 4 figli: Veronica, Raffaella, Federico e Francesca.
Voleva ritirarsi nonostante la strabiliante carriera
Silvana Mangano recitò in Anna di Alberto Lattuada nel 1951, il primo film italiano che riuscì a incassare un miliardo di lire, di nuovo accanto a Gassman e Vallone. Lavorò poi in Ulisse di Mario Camerini, con Kirk Douglas ed Anthony Quinn, interpretando sia Penelope che la Maga Circe; ritrovò Gassman anche in Mambo, e poi venne diretta da De Sica per L’oro di Napoli, dove interpretò la prostituta Teresa, ottenendo il suo primo Nastro d’Argento. In questo periodo, però, la Mangano iniziò a pensare al ritiro dalle scene per occuparsi solo della famiglia.
Nonostante i pensieri, recitò ancora per registi come René Clément o Mario Monicelli, per cui interpretò il ruolo di un’altra prostituta, Costantina, ne La grande guerra, con Alberto Sordi e ancora Vittorio Gassman.
Era un'interprete molto versatile
Per Jovanka e le altre, film del 1960 di Martin Ritt, Silvana accetta di rasarsi i capelli a zero, e si guadagna la copertina della rivista statunitense Life. Nel suo curriculum compare anche l’interpretazione di Edda Ciano nel film storico Il processo di Verona di Carlo Lizzani, per cui vinse di nuovo un Nastro d’Argento e il David di Donatello alla miglior attrice, e altre commedie in coppia con Sordi, come La mia signora, Il disco volante, che segnò l’esordio di Tinto Brass, e Scusi, lei è favorevole o contrario?, diretto proprio da Sordi.
Sul set del film ad episodi Le streghe Silvana conosce Pier Paolo Pasolini e Luchino Visconti, registi con cui lavorerà moltissimo negli anni seguenti.
Era imbarazzata dalla sua bellezza
Da sempre in imbarazzo con il proprio corpo giunonico, Silvana trovò l’occasione per mutare completamente la proprio immagine con il ruolo della madre di Tadzio in Morte a Venezia di Visconti , nel 1971.
Il dolore più grande
Silvana aveva un carattere distaccato anche nei rapporti familiari, e spesso lamentava disturbi d’insonnia.
Il 15 luglio 1981 il figlio venticinquenne Federico morì in un incidente aereo in Alaska, e questo drammatico episodio acuì il suo stato depressivo.
Nel 1983 si separò da De Laurentiis, e poco dopo le venne diagnosticato un tumore allo stomaco. Si era già ritirata dalle scene da dieci anni, e comparve solo nel film Dune del 1984, diretto da David Lynch, per richiesta della figlia Raffaella, che era produttrice della pellicola. Accettò poi un ultimo ruolo accanto al primo amore, Marcello Mastroianni nel film di Nikita Mikhalkov Oci ciornie, del 1987.
Morì a Madrid
Il 4 dicembre 1989 subì un intervento al mediastino per l’aggravarsi del cancro, eseguito alla Clínica La Luz di Madrid, dove viveva con la figlia Francesca. Scelse di ricoverarsi col nome di Silvana Webb.
Dopo l’operazione sopraggiunse l’arresto cardiaco, quindi il coma che la fece spegnere il 16 dicembre, a soli 59 anni.
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