Di che colore è il tuo nome? Scoprilo con la sinestesia grafema-colore
Ogni nome una palette: ecco in cosa consiste la sinestesia grafema-colore, come funziona, da cosa dipende e come si può sviluppare.
Ogni nome una palette: ecco in cosa consiste la sinestesia grafema-colore, come funziona, da cosa dipende e come si può sviluppare.
La sinestesia è letteralmente la capacità di associare le percezioni di più sensi diversi. Come quando, per esempio, sentiamo un odore e rivediamo nella nostra mente un luogo che abbiamo visitato in passato con lo stesso profumo. L’etimologia viene da due termini greci, «syn», cioè «insieme» e «aisthànestai». Quindi questo concetto si riferisce alla possibilità di percezione simultanea attraverso più sensi o attraverso differenti aspetti di uno dei sensi.
Come spiega Focus, la sinestesia è una caratteristica appartenente a una fascia compresa tra lo 0,05 e il 4% della popolazione. E non se ne conosce la causa scatenante. Secondo alcuni, la sua origine sarebbe genetica (con la presenza, in alcuni cervelli, di particolari connettori, assenti nel cervello di altre persone), secondo altri la capacità sarebbe espressione di determinare esperienze ambientali.
A favore dell’ipotesi genetica, c’è uno studio del Dipartimento di Genomica dell’Imperial College di Londra pubblicato sull’American Journal of Human Genetics. Secondo gli studiosi, ci sono 4 regioni del cervello suscettibili alla sinestesia, in particolare la regione collegata al cromosoma 2. Quest’area era precedentemente correlata all’autismo: infatti quando si ha un disturbo dello spettro autistico, si possono riscontrare anomalie percettive (come suoni o luci più forti e disturbanti).
Il cervello è formato da diverse aree, ognuna delle quali è preposta a una funzione. Così quest’organo possiede delle parti ben specifiche che elaborano quanto viene percepito dal mondo esterno. Quando si ha la condizione della sinestesia, l’area del cervello attiva non è quella che ci si aspetterebbe, ma un’altra.
Facciamo un esempio per capire meglio: comunemente, la percezione di un movimento attiva un’area del cervello, ma con la sinestesia è possibile che noi associamo un movimento a un rumore e quindi l’area del cervello attivata sarà invece quella preposta all’elaborazione dei suoni.
Nel tempo, varie ricerche hanno cercato di scandagliare l’argomento. Come riporta State of Mind, nel 2013 una ricerca di Witthöft e Winawe ha dato un risultato sorprendente. Undici persone con sinestesia grafema-colore sono state sottoposte a confronto: dieci di loro individuavano lo stesso colore per uno stesso grafema.
È emerso però come tutti avessero giocato da piccoli con dei magneti di un celebre brand in cui ogni calamita ha la forma di lettere e numeri oltre che un colore ben preciso. Ci sono stati però nella storia degli esempi celebri di personaggi sinestesici: si pensa ad esempio che lo fossero Mozart e Kandinsky.
La sinestesia che unisce grafema e colore è la capacità di associare colori a grafemi, cioè a quei segni grafici che hanno un significato preciso all’interno di un codice comunicativo (come per esempio le lettere di un alfabeto, i numeri arabi e così via). Ed è il tipo di sinestesia più comune.
Naturalmente non tutti sanno fare queste associazioni, ma se siete curiosi, esiste un sito, Synesthesia.Me che permette non solo di associare il proprio nome a un simbolo grafico, ma di vedere l’intera palette di colori generata dalle lettere che comprendono il nostro nome. Nella gallery che troverete più in basso, potrete vedere le sfumature associate al vostro nome di battesimo.
Oltre alla sinestesia grafema-colore ci sono altri tipi di sinestesia, come quella tattile che provoca sensazioni in parti del corpo dopo aver visto qualcosa, sentito un profumo, assaggiato un cibo. C’è chi avverte un sapore quando sente una parola, oppure guarda un quadro. La Gioconda, per esempio, ha un sapore di fragola, come spiega la Fondazione Veronesi.
Lo studioso Cytovic ha classificato la sinestesia in:
Come spiega ancora Focus, sebbene alcune manifestazioni della sinestesia siano involontarie, potenzialmente ci possono essere ricordi o sostanze che permettono a questa condizione di emergere, dalle droghe alle memorie d’infanzia.
Siamo tutti potenzialmente sinestetici – ha spiegato Nadia Bolognini, Ricercatrice di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica presso l’Università di Milano-Bicocca – il cervello umano possiede meccanismi che permettono una fusione fra i sensi. Tali meccanismi sono nella popolazione generale latenti, così che non siamo consapevoli del loro funzionamento, mentre nel sinesteta, si suppone per fattori genetici, è come se fossero iper-attivi. L’assunzione di droghe allucinogene o antidepressivi può indurre sinestesie, per lo più temporanee. La sinestesia si può indurre anche in condizioni normali, attraverso l’ipnosi, o modificando l’eccitabilità di specifiche aree della corteccia cerebrale.
Un test di alcuni ricercatori dell’Università di Amsterdam ha confrontato i risultati su un gruppo di volontari non sinestesici: a queste persone venivano fatti leggere dei testi con alcune lettere colorate, e alla fine i volontari finivano per associare alcune lettere a determinati colori. Ma si può parlare realmente di sinestesia in questo caso? Secondo Bolognini, in questo caso si tratta invece di associazioni cognitive. Un po’ come la storia dei magneti che abbiamo raccontato prima.
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