La corsa disperata delle donne per raggiungere quell’ideale estetico tanto ammirato sulle copertine delle riviste di moda, nei corpi perfetti delle star e, oggi, sui social, è andata praticamente di pari passo con la battaglia di altre donne per convincersi a piacersi e ad accettarsi per ciò che si è realmente, imperfezioni comprese.

Se molte donne hanno infatti permesso alla cultura, talvolta velata di un’impronta maschilista nemmeno troppo celata, del “magro è bello” di condizionare costantemente i loro stili di vita e, soprattutto, la propria considerazione di sé, dall’altro lato molte altre, fortunatamente, hanno compreso che lo stare bene con se stesse non passa necessariamente dall’avere una pelle impeccabile, dall’eliminare il rotolino sulla pancia o la pelle a buccia d’arancia sulla coscia. Che la salute è un’altra cosa, non è inquadrata né in una magrezza eccessiva né nell’obesità patologica, e che, cosa ancora più importante, non ci si può comparare a facili modelli stereotipati che, spesso, sono il frutto di una pura finzione scenica.

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Quest’ultimo punto, in particolare, sembra diventato ancor più importante nell’epoca dei social network, dei filtri da applicare alle foto e della modifica digitale delle immagini, spietata e spesso esagerata. Perché confrontarsi con modelli estetici che sono assolutamente perfetti (ma molto spesso irreali, frutto di una sapiente manipolazione, e perciò irraggiungibili) può ledere irrimediabilmente l’autostima di alcune di noi, soprattutto delle giovanissime, che non sempre sono disposte a comprendere davvero quanto siano artefatte le foto magnifiche che le loro beniamine pubblicano sugli account social.

Aprite gli occhi e smettete di credere alle favole, è, in buona sostanza, questo il messaggio che le più agguerrite nemiche della “fake beauty” cercano di lanciare alle donne, molto spesso consegnando loro le prove di quanto quella bellezza che loro ammirano e invidiano nelle altre sia in realtà solo finzione. Perché, se un tempo Photoshop & co. agivano solo sulle copertine patinate per smussare i piccoli difetti fisici delle celebrity, oggi i programmi di modifica delle immagini sono praticamente a disposizione di tutti, motivo per cui, prima di invidiare la bellezza altrui, occorrerebbe forse ragionare su quanto questa corrisponda a verità o meno. Il che non significa, attenzione, che, tolti filtri, abbellimenti vari e così via, sotto si nasconda una donna brutta. Semplicemente, una donna normale, con tutte le piccole, sacrosante imperfezioni che dovrebbero diventare la bandiera di ciascuna di noi e non il motivo di vergogna che cerchiamo a tutti i costi di celare.

È questo anche il concetto che la blogger Sonia Grispo, catanese trapiantata a Londra, ha espresso in uno dei post pubblicati recentemente sul suo account Instagram.

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Don’t trust Instagram. Swipe and watch my video. Non credete ad Instagram, scorrete e guardate il mio video. Non credete a tutto quello che vedete, alla pelle perfetta, al colore di capelli irraggiungibile, ai pori invisibili, al “I woke-up like this”, alle ciglia lunghissime, all’incarnato senza discromie. Alle gambe impeccabili che non conosco follicoli, ritenzione idrica, persino la cellulite, che su Instagram sembra aver trovato la cura. Non credete alle tavole sempre ben apparecchiate, alle relazioni perfette, a chi dice di non litigare mai, di non arrabbiarsi, a chi è sempre felice, a chi vive dietro un filtro. I filtri ci piacciono rendono le foto più belle e a volte quella luce in più non fa bene solo al cielo nella foto, ma anche alla nostra pelle, ma il fotoritocco? È una bugia che nessuno ci ha tenuto nascosta ma a cui scegliamo di credere quando non ci ricordiamo che sui social come sulle riviste, non tutto è reale. Persino chi ne abusa finisce con l’invidiare la versione migliore di se stessa, non quella che rimanda lo specchio, ma la foto profilo di Instagram. Scelgo la mia grana della pelle, le mie rughe d’espressione, quelle sotto gli occhi perché non bevo abbastanza, le mie labbra irregolari, i miei nei, i miei pori, il verde timido dei miei occhi anche se un’app può farli diventare come quelli di Night King di GOT. Scelgo di mostrarmi come sono così potete riconoscermi se mi incontrate per strada, anche se sui social potrei essere davvero più figa; preferisco una skin care che si prenda cura della mia pelle anche fuori da Instagram. #nofilter #myrealskin #instaskin #video #editing #beforeandafter #donttrustinstagram

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I filtri ci piacciono, rendono le foto più belle e a volte quella luce in più non fa bene solo al cielo nella foto, ma anche alla nostra pelle, ma il fotoritocco? È una bugia che nessuno ci ha tenuto nascosta ma a cui scegliamo di credere quando non ci ricordiamo che sui social come sulle riviste, non tutto è reale. Persino chi ne abusa finisce con l’invidiare la versione migliore di se stessa, non quella che rimanda lo specchio, ma la foto profilo di Instagram.

Il consiglio quindi? È di non credere a tutto quello che i social ci dicono, perché, per citare un noto modo di dire, “non è tutto oro ciò che luccica”, come la stessa Sonia ci mostra nel video. Potrà anche sembrare un concetto banale, evidentemente non lo è, se ancora ci si deve impegnare a far passare il messaggio che social non è sinonimo di vero, almeno non sempre.

Perciò, come la blogger suggerisce,

Non credete alle tavole sempre ben apparecchiate, alle relazioni perfette, a chi dice di non litigare mai, di non arrabbiarsi, a chi è sempre felice, a chi vive dietro un filtro.

In gallery abbiamo cercato di conoscere meglio Sonia.

Sonia Grispo: “Non credete a tutto ciò che vedete sui social: guardate questo video”
instagram @sonia_grispo
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