Stefania Belmondo e la poesia della fatica
La vita e la carriera della grande fondista piemontese, medaglia d'oro ai Giochi di Albertville e di Salt Lake City
La vita e la carriera della grande fondista piemontese, medaglia d'oro ai Giochi di Albertville e di Salt Lake City
“Io sono una di montagna. La gente di montagna è umile, abituata ai sacrifici, molto tenace, e non sgomita per farsi vedere”. Solo una vera campionessa, come Stefania Belmondo, può raccontare la bellezza di uno sport così duro e solitario come lo sci di fondo.
Tra le atlete italiane più titolate nella sua disciplina, durante la sua lunga carriera ha collezionato dieci medaglie olimpiche e tredici medaglie ai mondiali, oltre a numerose altre vittorie e riconoscimenti. Intervistata tempo fa Repubblica, ha raccontato cosa significa spiegare alle nuove generazioni che ha senso faticare per lo sport.
Dei ragazzi, quasi nessuno mi conosce. Sono fuori dal loro presente e appartengo a un passato che forse non li attira. Porto qualche filmato e cerco di non parlare da una pedana, da un palco. Mi metto alla loro altezza, quasi tutti sono già più alti di me, e provo a fargli capire che il coraggio, la passione, la vittoria e la sconfitta non si misurano in chili e in centimetri, ma da quello che è il motore: la passione, diciamo pure il sogno.
Stefania Belmondo è da tempo impegnata soprattutto per diffondere un’idea più pulita di sport, senza le scorciatoie del doping. Ecco perché gira le scuole di tutta l’Italia per parlare ai ragazzi e spiegare il motivo per cui nulla batte il valore poetico della vera impresa sportiva, ottenuta solo con lo sforzo reale.
Parlo della poesia della fatica. Non è facile che loro l’immaginino, ma io so cos’è. Forse tutti i veri atleti sono un po’ masochisti, e chi ama le lunghe distanze come me deve fare allenamenti massacranti anche a 20 sotto zero, solo neve e silenzio. Ma arriva un momento in cui la stanchezza è una compagna di viaggio, e il silenzio la musica più discreta.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la carriera di Stefania Belmondo…
A me danno molto fastidio quelli che mettono tutti nello stesso calderone: gli sporchi e i puliti, i dopati e gli onesti. Non si fa così e non è vero che senza doping non si vince: la prova sono io. Ai ragazzi dico che il doping è molto pericoloso, si rischia la pelle. E che non dà nessuna soddisfazione una vittoria ottenuta con l’imbroglio.
Stefania Belmondo nasce a Vinadio, in provincia di Cuneo, il 13 gennaio 1969. Figlia di un dipendente dell’Enel e di una casalinga, mette per la prima volta gli sci a soli tre anni e non si ferma più. Non era però la sua unica passione:
Mi sarebbe piaciuto diventare maestra, ma era troppo difficile conciliare sport e studio. Quand’ero più piccola avrei voluto diventare come il signor Guido, il macellaio del paese. Guance rosee, gesti lenti, tagliava le bistecche con la cura di un orafo.
Stefania Belmondo esordisce nella Coppa del Mondo durante la stagione 1986-1987 e l’anno seguente entra a far parte della squadra nazionale italiana. Dopo aver partecipato alle Olimpiadi invernali di Calgary nel 1988, vince per la prima volta in Coppa del Mondo a Salt Lake City: è solo l’inizio.
Alle Olimpiadi invernali di Albertville del 1992 Stefania Belmondo vince le sue prime tre medaglie olimpiche, tra le quali l’oro nella 30 km. Un anno dopo diventa campionessa mondiale e nel 1994 vince due bronzi alle Olimpiadi invernali di Lillehammer. Non è un periodo facile, a causa di un’operazione al piede: i medici le consigliano persino di ritirarsi, ma lei non si arrende.
Nel periodo forse più duro della sua carriera, Stefania Belmondo sposa un suo compaesano, da cui ha i figli Mathias e Lorenzo. La coppia divorzia nel 2016, come lei stessa ha raccontato in un’intervista al Giornale: se potesse ritornare indietro…
È una contraddizione, lo so, ma rifarei i miei figli e non vorrei aver conosciuto il loro padre, un uomo pessimo che mi ha tradita nel più profondo del cuore. Investire tanto, anzi tutto su di lui è stato il mio grande fallimento, ormai sono divorziata, ma soffro ancora e credo che questo dolore non mi passerà mai, anche se so che bisogna guardare avanti con fiducia.
Dopo qualche stagione complicata, la fondista piemontese vince quattro medaglie d’argento ai Mondiali del 1997 e alle Olimpiadi invernali di Nagano del 1998 ottiene un bronzo e un argento. La sua ultima medaglia d’oro risale alle Olimpiadi di Salt Lake City del 2002, dove vince anche un argento e un bronzo. A fine stagione decide poi di ritirarsi.
Dopo il ritiro, Stefania Belmondo è entrata in servizio nel Corpo forestale dello Stato e poi è passata nel Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri.
Ancora oggi appena posso faccio sci di fondo, scialpinismo, arrampico, vado in bici o in moto, lo sport mi fa bene, mi rilassa, mi aiuta a vivere meglio. Certo, se uno lo fa senza passione diventa un incubo, ma vale per ogni attività: se fai le cose con gioia, se lavori col sorriso, rendi di più e stai anche meglio. Io sono un’entusiasta, non smetterei mai di imparare cose nuove, metto il massimo impegno in tutto, anche nello stirare una maglia o nel fare una torta. E quando qualcuno mi chiede come va rispondo benissimo anche se non è vero: dirlo mi fa stare meglio!
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