La straziante lettera di Milada Horáková alla figlia prima di essere impiccata
La storia di Milada Horáková, la politica ceca che venne condannata a morte nel 1950: nonostante gli appelli di molti, non riuscì a salvarsi
La storia di Milada Horáková, la politica ceca che venne condannata a morte nel 1950: nonostante gli appelli di molti, non riuscì a salvarsi
Erano le sei del mattino del 27 giugno 1950. Milada Horáková, politica ceca, veniva impiccata a Praga, nel cortile del carcere di Pankrác, nonostante gli appelli di personalità come Winston Churchill, Albert Einstein ed Eleanor Roosvelt. Lei, che prima aveva lottato contro il nazismo, scampando a un’altra condanna a morte, non aveva potuto fare nulla contro il regime comunista che aveva preso le redini del suo Paese.
Accusata ingiustamente di spionaggio e cospirazione, dopo un breve e indegno processo Milada Horáková si era arresa al suo destino. Così finiva la sua vita, di donna, politica, moglie e madre. Tra le tante lettere scritte prime della morte, quella per la figlia sedicenne Jana resta oggi una testimonianza di amore, resistenza e lucidità.
Mia unica piccola ragazza Jana,
Dio ha benedetto la mia vita di donna dandomi te. Come tuo padre scrisse in una poesia da una prigione tedesca, Dio ti ha data a noi perché ci amava. Escludendo il magico, straordinario amore di tuo padre, tu sei stata il più grande dono che ho ricevuto dal fato. Ad ogni modo, la Provvidenza ha pianificato la mia vita in un modo che non mi consentirà di darti tutto quello che la mia mente e il mio cuore avevano preparato per te.
Il motivo non è che ti ho amata poco; ti ho amata altrettanto puramente e con lo stesso fervore con cui le altre madri amano i loro figli. Ma ho compreso che il mio compito in questo mondo era fare il tuo bene mostrandoti che la vita migliora, e che tutti i bambini possono vivere bene. E pertanto abbiamo dovuto essere spesso separate a lungo. Questa è già la seconda volta che il fato ci divide. Non essere spaventata e triste per il fatto che non tornerò più. Impara, mia bimba, a guardare da presto alla vita come a una questione importante.
La vita è dura, non coccola nessuno, e ogni volta in cui ti colpisce ti assesta dieci colpi. Abituatici presto, ma non lasciare che ti sconfigga. Decidi di combattere. Abbi coraggio e obiettivi chiari e vincerai sulla vita. Molto è ancora nascosto alla tua giovane mente, e non mi è rimasto tempo per spiegarti cose che a te piacerebbe ancora chiedermi. Un giorno, quando sarai cresciuta, ti chiederai e richiederai perché tua madre, che ti ha amata e di cui eri il dono più grande, ha condotto la sua vita in maniera così strana. Forse allora troverai la giusta soluzione a questo problema, forse una migliore di quella che io oggi posso dare a me stessa.
Certo, riuscirai a risolverlo correttamente e in maniera affidabile solo conoscendo molto. Non solo dai libri, ma dalle persone; impara da tutti, anche da quelli che non contano! Gira il mondo con occhi aperti, e ascolta non solo i tuoi dolori ed interessi, ma anche i dolori, gli interessi e i desideri degli altri. Non pensare mai che qualcosa non ti riguardi. No, tutto ti deve interessare, e tu dovresti riflettere su tutto, confrontare, comporre fenomeni individuali. L’uomo non vive nel mondo da solo; in questo c’è una grande felicità, ma anche una tremenda responsabilità.
Questo obbligo consiste prima di tutto nel non essere e non agire in maniera esclusiva, ma piuttosto fondendosi con i bisogni e gli obiettivi degli altri. Questo non significa perdersi nella moltitudine, ma sapere che si è parte del tutto, e per portare il meglio che uno può dare alla comunità. Se farai questo, riuscirai a contribuire agli obiettivi comuni della società umana. Sii più conscia di quanto non sia stata io di un principio: avvicinati a tutto nella vita in maniera costruttiva e diffida di chi dice no senza necessità (non sto parlando di tutti i no, perché credo che si dovrebbe dir no al male). Ma per essere una persona veramente positiva in tutte le circostanze, si deve imparare come distinguere il vero oro dalla bigiotteria. È difficile, perché la bigiotteria a volte brilla in maniera abbagliante.
Confesso, figlia mia, che spesso nella mia vita sono stata abbagliata dalla bigiotteria. E qualche volta brilla in maniera così falsa che si lascia cader di mano l’oro puro e si corre dietro al falso oro. Sai che organizzare bene la propria scala di valori significa non solo conoscersi bene, essere fermi nell’analisi del proprio carattere, ma principalmente conoscere gli altri, conoscere il più possibile del mondo, il suo passato, presente e futuro sviluppo. Ebbene, in breve: conoscere, capire.
Non chiudere le orecchie davanti a nulla e per nessun motivo, nemmeno zittire i pensieri e le opinioni di qualcuno che mi ha pestato i piedi o che mi ha ferito profondamente. Esamina, pensa, critica, sì, principalmente critica te stessa, non aver paura di ammettere una verità che hai compreso, anche se avevi proclamato l’opposto fino a un attimo prima; non diventare ostinata sulle tue opinioni, ma quando arrivi a considerare giusta una cosa, allora sii così determinata da combattere e morire per essa.
Come ha detto Wolker, la morte non è male. Solo bisogna evitare la morte graduale, che è ciò che accade quando uno si scopre staccato dalla vera vita degli altri. Devi mettere radici dove il fato ha stabilito di farti vivere. Devi trovare la tua strada. Cercala da sola, non lasciare che nessuno ti distragga da essa, nemmeno la memoria di tua madre e di tuo padre. Se davvero li ami, non farli soffrire guardandoli con occhio critico; solo non andare per una strada che è sbagliata, disonesta e non si armonizza con la tua vita. Ho cambiato idea molte volte, riclassificato molti valori, ma, quel che resta come valore essenziale, senza il quale non potrei immaginare la mia vita, è la libertà di coscienza. Vorrei che tu, mia piccola ragazza, pensassi se ho avuto ragione oppure no.
Sfogliate la gallery per leggere la storia di Milada Horáková…
Nata a Praga il 25 dicembre del 1901, Milada Králová apparteneva a una famiglia borghese. Fin da piccola dimostrò grande intelligenza e soprattutto una grande voglia di partecipare alla vita pubblica del suo Paese. A soli sedici anni fu persino espulsa dal liceo perché “colpevole” di aver partecipato a una manifestazione contro la guerra.
Dopo la laurea in giurisprudenza nel 1926, Milada Králová decise di aderire al Partito socialista nazionale cecoslovacco, diventando un’attivista nel campo dei diritti civili e dei diritti delle donne.
Nel 1927 Milada Králová decise di sposare il compagno di partito Bohuslav Horák e dalla loro unione nacque Jana, la loro unica figlia. Gli anni successivi furono molto difficili per la famiglia, soprattutto dopo l’occupazione della Cecoslovacchia da parte dei nazisti.
Milada Horáková partecipò attivamente alla resistenza e venne arrestata dalla Gestapo nel 1940 e condannata a morte. La condanna si trasformò in ergastolo e lei venne mandata nel campo di concentramento di Terezín e poi in altre prigioni tedesche, dove passò cinque anni. Dopo la liberazione, nel 1945, ricostituì il suo partito e venne eletta parlamentare, occupandosi in particolar modo dei diritti dei rifugiati.
Tutto cambiò con il colpo di stato comunista, nel 1948: Milada Horáková abbandonò per protesta il parlamento, ma si rifiutò di lasciare il paese, nonostante in molti le avessero consigliato di farlo. Il 27 settembre 1949 fu così arrestata con l’accusa di spionaggio e cospirazione.
In prigione fu sottoposta a torture fisiche e psicologiche indicibili, ma lei si rifiutò di parlare. Poi, il 31 maggio del 1950, ebbe inizio il processo: Milada Horáková si difese con tutte le sue forze, ma il suo destino era già segnato. L’8 giugno fu condannata a morte e il 27 giugno la impiccarono.
Aveva solo 48 anni, quando venne impiccata. Non era mai accaduto prima che una madre, con una figlia ancora minorenne, fosse condannata a morte. La sua storia oggi è stata raccontata in un film di Netflix che si intitola semplicemente Milada, con Ayelet Zurer,Robert Gant,Vica Kerekés.
Non molti anni fa, nel 2005, sono stati ritrovati i verbali del processo, da cui è emerso come tutto si sia svolto in maniera propagandistica, senza prove e con verdetti già decisi prima della conclusione. Due anni dopo, la principale accusatrice di Milada Horáková (che aveva chiesto l’impiccagione per farla morire lentamente e tra atroci sofferenze), venne condannata a otto anni di prigione. Ne scontò solo tre, anche perché era già ultraottantenne.
Oggi Milada Horáková è considerata una martire della resistenza al nazismo e al comunismo. A lei è stata dedicata un’importante via di Praga, vicino al castello.
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