Minigonna o shorts, top, tacchi alti, trucco pesante e chioma fluente: l’identikit tipo della donna che normalmente viene associata al mondo delle moto. In una parola, l’ombrellina, ovvero la ragazza incaricata di proteggere i piloti dal sole, prima della partenza della gara. La storia delle due ruote è però ricca di storie di motocicliste leggendarie, che non avrebbero mai barattato un posto accanto a un pilota uomo, con un ombrello in mano, per un’avventura sulla strada. Vite ricordate anche dall’AMA, l’America Motorcyclist Association.
Mentre i giorni delle silenti e immobili ombrelline sembrano ormai contati, dopo essere state bandite dalla Formula 1 (in Moto GP ci sono ancora), vale la pena ricordare le storie di quelle motocicliste che si sono battute affinché il loro posto non fosse all’ombra dei piloti (o al massimo aggrappate sul sellino posteriore), ma al volante delle loro compagne di viaggio a due ruote. Pioniere come le sorelle Augusta e Adeline Van Buren, Theresa Wallach e Bessie Stringfield sono riuscite a lasciare il segno in un mondo che sembrava, e forse ancora oggi sembra, riservato agli uomini.
Adeline e Augusta Van Buren
Le sorelle americane Augusta e Adeline Van Buren, la prima nata nel 1884 e la seconda nel 1889, facevano parte della cosiddetta Alta Società. Nonostante ciò, vollero dimostrare che le donne potevano tranquillamente girare in moto per tutti gli Stati Uniti, in un momento in cui ancora non era consentito loro votare. Fu così che, a bordo delle loro moto Indian Power Plus, nel 1916 riuscirono a compiere il Coast to Coast. Dopo essere partite a luglio da New York, dove vivevano, giunsero a San Francisco il 2 settembre, dopo molte peripezie.
Theresa Wallach
Theresa Wallach, motociclista inglese, nacque a Dadford nel 1909. Abitando nei pressi di fabbriche di moto come Norton, BSA, Triumph e AJS, si appassionò al settore e conobbe molti piloti collaudatori, ingegneri e piloti da competizione, che le insegnarono a condurre una moto. Tentò di entrare a far parte di un club di motociclisti, ma fu respinta perché donna. Lei, però, iniziò comunque a gareggiare e si iscrisse alla facoltà di Ingegneria, per scoprire tutto sul mondo dei motori, come raccontato nel sito dell’AMA, l’American Motorcyclist Association.
Theresa Wallach e Florence Blenkiron
Verso la fine del 1934, Theresa e la sua amica Florence Blenkiron, poco più che ventenni, si imbarcarono in una delle avventure su due ruote più ambiziose mai pensate all’epoca: a bordo delle loro moto, partirono da Londra in direzione Città del Capo, Sudafrica. Partirono da Algeri, attraversando l’Africa coloniale francese e britannica. Particolarmente duro fu l’attraversamento del deserto del Sahara, con temperature infernali, continui insabbiamenti e mancanza d’acqua. Attraversarono la giungla equatoriale, con il rischio dei predatori e della mosca tze-tze. Raggiunsero, dopo otto mesi e 12.000 chilometri di durissimo viaggio, Città del Capo, nel luglio del 1935. Furono le prime persone ad aver attraversato l’Africa via terra da nord a sud
Theresa Wallach e Florence Blenkiron
Tornata in Europa all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, Theresa partecipò come volontaria nell’esercito come portaordini motociclista. Divenne primo vice presidente della Women’s International Motorcycle Association. Trasferitasi negli Stati Uniti, percorse in lungo e in largo, e in solitaria, il continente nordamericano sulla sua moto, fino alla morte nel 1999.
Bessie Stringfield
Bessie Stringfield (1911 o 1912 – 1993), detta anche The Motorcycle Queen of Miami, è stata la prima donna afro-americana a viaggiare da sola sulle strade degli Stati Uniti. Fu anche una dei pochissimi motociclisti civili scelti per portare le comunicazioni militari durante la Seconda Guerra Mondiale.
Bessie Stringfield
Bessie imparò da sola ad andare in moto, a soli 16 anni. Dopo aver iniziato a viaggiare in tutto il paese, iniziò a esibirsi come stunt-woman e raccolse i soldi necessari per comprare una vasta collezione di motociclette. Tuttavia, durante la sua vita le fu spesso negato vitto, alloggio e compensi per via del colore della sua pelle e del suo sesso.
Margaret Wilson
Nata nel 1916 in Wisconsin e scomparsa nel 2014, la statunitense Margaret Wilson è stata una delle motocicliste più famose del secondo dopoguerra. Il suo amore per le moto iniziò nel 1946 quando suo marito Mike, di ritorno dalla guerra, le regalò una Harley-Davidson. Ed era proprio lei a portare in giro lui! Dopo un po’ di tempo iniziò a girare da sola, gareggiare e a incoraggiare le altre donne motocicliste.
Linda Dugeau
Nata a Cape Cod, Massachusetts, nel 1913 e scomparsa nel 2000, Linda Dugeau è stata una vera pioniera della moto. Fondatrice delle Motor Maids, la più antica organizzazione di motocicliste del Nord America, negli Anni Trenta era una delle poche donne a scorrazzare tranquillamente sulle strade.
Dot Robinson
Dorothy “Dot” Robinson, nata in Australia nel 1912, ha fondato con Linda Dugeau l’associazione Motor Maids per riunire tutte le motocicliste. Vincitrice di numerose gare, Dot aveva le due ruote nel DNA, dato che era figlia di un costruttore di sidecar. Tra i suoi successi ci fu il famoso Jack Pine National Endurance Championship nella categoria sidecar. Grande viaggiatrice, è salita sul suo sidecar fino alla fine della sua vita: si è spenta all’età di 85 anni.
Vittorina Sambri
Ettorina Sambri detta Vittorina è stata la prima donna campione di motociclismo in Italia. Nata a Vigarano Mainarda nel 1891, esordì gareggiando in bicicletta, poi passò alla moto. Iniziò a gareggiare e sfidare gli uomini negli Anni Venti, conquistando il soprannome di “intrepida donna”. La Sambri suscitò la curiosità del pubblico per i suoi abiti maschili, così lontani da quelli indossati dalle donne del tempo. Dopo essersi ritirata dalle gare, ha gestito con il fratello un negozio di moto a Ferrara, fino alla scomparsa, nel 1965.
Beryl Swain
Nata vicino a Londra nel 1936 e morta nel 1967, Beryl Swain raggiunse la notorietà nel 1962, quando divenne la prima donna a terminare il Tourist Trophy. A quell’epoca il motociclismo era considerato uno sport troppo pericoloso per una donna e gli organi di governo si mossero in fretta, revocandole la patente internazionale. Questo non la fermò del tutto, e negli anni successivi Beryl prese parte a numerose gare nazionali.
Gina Bovaird
Nata a Boston nel 1949, Gina Bovaird ha iniziato a correre in competizioni secondarie nel 1970, per poi partecipare alla classica 200 miglia di Indianapolis nel 1979, riuscendo a conquistare il premio in palio per il debuttante più veloce, alla media di 228 km all’ora. Fu solo la prima di tante gare. Le sue prestazioni non hanno avuto una grande rilevanza agonistica, ma è passata alla storia del motociclismo per essere stata la prima donna a partecipare al motomondiale e l’unica a competere nella classe 500.
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