Proprio mentre il 29 novembre esce al cinema Bohemian Rapsody, che ripercorre la carriera e la vita di Freddie Mercury, una delle prime star a essere morte ufficialmente di AIDS, pochi giorni più tardi, il 1° dicembre, negli spazi di 10 Corso Como Tazzoli, a Milano, sarà inaugurata la mostra happening Think Positive, nella quale saranno esposte le opere di moltissimi artisti, volte proprio a sfatare i pregiudizi tuttora esistenti sulla sieropositività. La giornata non è certamente stata scelta a caso, dato che il primo giorno di dicembre è proprio quello dedicato alla Giornata mondiale per la lotta all’AIDS.
Fra gli artisti che esporranno a Think Positive ci sono Gian Paolo Barbieri, Maria Vittoria Backhaus, Maurizio Galimberti, Ilaria Facci, Giovanni Gastel, Piero Gemelli, Alessandra Spranzi, Oliviero Toscani, Paolo Ventura, Paolo Zambaldi, Max Zambelli, Stefano Zarpellon ed Efisio Rocco Marras, mentre il testimonial dell’evento, il giornalista e illustratore Fabrizio Sclavi, presenta addirittura quattro immagini per raccontare non solo il virus, ma anche le attività di ASA, l’Associazione Solidarietà Aids fondata nel 1985 a supporto dei malati.
Proprio il presidente dell’associazione, Massimo Cernuschi, ha tenuto a precisare i motivi della mostra a Vanity Fair, mettendo in campo i tanti preconcetti ancora esistenti rispetto alle persone sieropositive.
Speriamo che questa serata happening possa fare da cassa di risonanza per pensare e vedere le persone sieropositive senza pregiudizi, sapendo che un virus non rilevabile, Undetectable, non è trasmissibile: Untransmittable, U=U, come abbiamo stampato sulle magliette ASA.
Del resto, i numeri parlano chiaro: sono sempre più le persone che oggi riescono a vivere una vita serena e, nonostante tutto, normale pur avendo il virus dell’HIV, e già questo è un importantissimo passo in avanti rispetto agli anni Ottanta, quando si iniziò a parlare della malattia ma, essendo ancora praticamente sconosciuta, quasi tutti coloro che ne erano affetti morivano.
A non essere cambiata, però, è l’ignoranza di molte persone rispetto al rapporto con la malattia e con la persona malata: tanti continuano infatti a non sapere esattamente come si trasmetta il virus e, per questo, diffidano dei sieropositivi ritenendoli degli “untori”.
D’altro canto, purtroppo occorre sempre ricordarlo, la malattia non è debellata: in molti paesi del mondo si continua a morire di AIDS a causa dell’insufficienza di cure e, naturalmente, dell’assenza totale di prevenzione. Alcuni dati parlano di 160 mila morti in Nigeria nel 2016, paese che ha il numero più alto di vittime, mentre la media degli altri stati africani è comunque attestata sulle 36 mila persone. E anche nel nostro paese, nonostante le morti siano decisamente inferiori, le nuove diagnosi sono comunque numerose: secondo i dati riportati dal portale del Ministero della Salute, nel 2017 sono state segnalate 3.443 nuove diagnosi di infezione da HIV, pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti. Ciò significa che imparare a proteggersi resta la prima, e più importante, norma per mettersi in sicurezza.
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