Se vi capita di fare un giro per Central Park potrete notare molte statue sparse lungo il percorso del celeberrimo giardino: molte maschili, di personaggi realmente esistiti, altre femminili, ma tutte di donne di fantasia, da Alice nel Paese delle meraviglie passando per Mamma Oca, fino alle ninfe mitologiche o alla Giulietta di Shakespeare.
Questo, almeno, accadeva fino ad ora, perché oggi, per la prima volta in oltre 160 anni di storia, il parco si appresta a ospitare le prime tre statue di donne reali, tre pioniere dei diritti delle donne, nella fattispecie, proprio a 100 anni di distanza dal voto femminile negli USA. Una ricorrenza importante, che nella Grande Mela hanno pensato di festeggiare con un monumento, finalmente ispirato a donne che non siano il frutto della fantasia di scrittori o poeti.
Susan B. Anthony, Sojourner Truth ed Elizabeth Cady Stanton, sono queste le tre paladine dell’emancipazion femminile, tutte newyorkesi, che a breve verranno celebrate con una statua, realizzata anch’essa da una donna, la scultrice Meredith Bergmann, la quale si è dichiarata estremamente orgogliosa del lavoro commissionatole dall’organizzazione non profit Monumental Women.
La cosa più triste è che per tanti anni nessuno ha notato la mancanza di figure femminili a Central Park – ha spiegato la presidente, Pam Elam – Questo dice molto sull’invisibilità delle donne e la mancanza di riconoscimenti per loro e per il loro lavoro.
Monumental Women è riuscito nel suo intento raccogliendo più di un milione di dollari, grazie anche all’aiuto delle ragazze scout che hanno venduto oltre 10 mila dollari di biscotti, mentre volti prestigiosi del cinema, dichiaratamente attiviste femministe, da Meryl Streep a Viola Davis, passando per Zoe Saldana, Jane Alexander, America Ferrera, hanno dato voce alle protagoniste dell’opera in un video diffuso sull’account Instagram dell’organizzazione proprio per svelare la statua.
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La scelta di Susan, Sojourner ed Elizabeth dipende dal fatto che tutte e tre abbiano dedicato le proprie vite alla lotta per equità e giustizia.
Spesso hanno condiviso lo stesso palco e partecipato agli stessi incontri.
Ha detto Elam; antesignane delle lotte per i diritti femminili, chissà che anche oggi, a più di un secolo, non possano rappresentare di nuovo una ventata di novità, e aprire la strada alle statue di donne a Central Park (e non solo).
Sfogliate la gallery per scoprire altro sulle tre paladine dei diritti delle donne a cui New York ha deciso di dedicare un monumento.
Sojourner Truth, la schiava libera
Nata schiava nel 1797 circa, con il nome di Isabella Baumfree, dopo la morte del suo padrone, nel 1806, venne venduta all’asta insieme a un gregge di pecore, a soli nove anni. Il suo nuovo padrone si rivelò essere un uomo violento, che la picchiò e stuprò ripetutamente, prima di rivenderla due anni dopo, nel 1808.
Dopo l’ennesimo passaggio di proprietà, nel 1815 Isabella conobbe uno schiavo di nome Robert, di cui si innamorò. Il padrone di Robert vietò ai due di vedersi, e picchiò selvaggiamente il ragazzo, portandolo alla morte. Due anni dopo Isabella fu costretta a sposare uno schiavo più grande, da cui ebbe cinque figli.
La fuga e il suo discorso più famoso
Nel 1826 Isabella decise di scappare, portando con sé solo la figlia più piccola, e fu accolta da i Van Wagener, una coppia con cui visse fino all’Atto di Emancipazione dello stato di New York, nel 1827.
Con l’aiuto dei Van Wagener Isabella riuscì a portare a processo l’ex padrone, che aveva venduto suo figlio Peter, diventando la prima donna nera a vincere una causa contro un bianco. Convertita alla religione metodista, nel 1843 cambiò il suo nome in Sojourner Truth, e da lì iniziò a viaggiare per gli Stati Uniti, per portare il suo contributo per la tutela dei diritti delle donne.
Il suo discorso più celebre, nel maggio del 1851, tenuto al Convegno per i diritti delle donne dell’Ohio di Akron, è diventato noto come Ain’t I a Woman (Non sono forse una donna?).
Susan Brownell Antrhony e i suoi discorsi in tutto il Paese
Saggista, attivista e pioniera dei diritti civili, Susan Brownell Anthony, cresciuta in una famiglia quacchera piuttosto liberale, svolse un ruolo cruciale nel movimento per l’emancipazione delle donne del XIX secolo, viaggiando negli Stati Uniti e in Europa per quasi 45 anni, tenendo dai 75 ai 100 discorsi all’anno sui diritti delle donne.
La ribellione e la scissione
Con Elizabeth Cady Stanton, conosciuta nel 1851, Susan B. Anthony si rifiutò, dopo la Guerra civile americana, di approvare il passaggio del Quattordicesimo e del Quindicesimo emendamento alla Costituzione statunitense, con cui si volevano assicurare agli uomini afroamericani una maggiore protezione giuridica e il diritto di voto, obiettando che alle donne, sia bianche che nere, quegli stessi diritti fossero negati. Questo portò a uno scisma all’interno del movimento per i diritti delle donne, con la creazione di due organizzazioni distinte.
Elizabeth Candy Stanton e la Dichiarazione dei Sentimenti
L’attivista statunitense era un’abolizionista ed è stata una figura principe dei primi movimenti femministi per l’emancipazione femminile. Nel 1848 presentò la sua Dichiarazione dei Sentimenti (Declaration of Sentiment) ispirata alla Dichiarazione di Indipendenza americana, alla Convenzione di Seneca Falls, la prima, negli Stati Uniti organizzata da donne, tenutasi nell’omonimo villaggio nei pressi di New York.
Proprio quel documento è da molti indicato come l’atto fondativo del primo movimento suffragista e di emancipazione femminile degli Stati Uniti.
La Bibbia delle donne
Presidentessa della National Woman Suffrage Association dal 1892 al 1900, si dedicò a una lunga serie di questioni riguardanti le donne, non solo il suffragio, come i diritti di parentela e di custodia, i diritti di proprietà e di reddito, le condizioni di lavoro, il divorzio, il controllo delle nascite.
Tra il 1895 e il 1898, con un comitato di altre 26 donne scrisse La Bibbia della donna, un saggio di esegesi biblica dal punto di vista femminile, diventato a quei tempi un bestseller.
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