Quelle ultime parole di Maria Antonietta, sposa a 15 anni, decapitata a 38
Sappiamo tutto, o quasi, su Maria Antonietta: la regina francese, finita alla ghigliottina, resta però uno dei personaggi più enigmatici della storia
Sappiamo tutto, o quasi, su Maria Antonietta: la regina francese, finita alla ghigliottina, resta però uno dei personaggi più enigmatici della storia
Maria Antonietta entrò nella Sala della Libertà del Tribunale rivoluzionario il 14 ottobre del 1793, alle otto e mezzo del mattino. Doveva ancora compiere trentotto anni, ma i capelli incanutiti prematuramente la facevano sembrare più vecchia, come ricorda la celebre biografia Maria Antonietta. La solitudine di una regina.
Malata e fragile, portava ancora il lutto per la morte del consorte, Luigi XVI, ghigliottinato solo pochi mesi prima.
La neonata Repubblica, già traballante, cercava un gesto dimostrativo per il popolo. E la vendetta doveva passare proprio per la regina che il popolo aveva disprezzato con tutte le sue forze, dopo un breve e fugace innamoramento. In quel tribunale, con un processo ingiusto e sommario, si consumò il suo destino: la condanna a morte.
Il processo si aprì con le “prove” del comportamento deplorevole di Maria Antonietta: si trattava dei libercoli pornografici che da anni circolavano a Parigi. Sulla di lei si era scritto (e inventato) di tutto, compresa una terribile infamia. Accusata di incesto, l’austriaca non riuscì a frenare le emozioni e si rivolse sdegnata alle madri presenti, negando l’accusa.
In quell’istante, per molti smise di essere la creatura mostruosa che aveva portato alla rovina della Francia e tornò semplicemente a essere una donna. Ci fu un attimo di commozione in aula, tanto da dover sospendere il processo, ma non bastò a evitare la condanna. Due giorni dopo, quando il presidente della giuria la esortò a dire qualcosa in sua difesa, Maria Antonietta dimostrò ancora un grande contegno.
Ieri non conoscevo i testimoni. Non sapevo che avrebbero deposto. E insomma, nessuno ha saputo dire qualcosa di concreto contro di me. Voglio finire dicendo che non sono stata altro che la moglie di Luigi XVI e ho dovuto solo rispondere alle sue volontà.
Alla quattro di mattina del 16 ottobre del 1793, fu dunque condannata a morte e lasciò il tribunale, diretta verso la sua fine. Prima di lasciare la prigione, il sacerdote a cui era stata affidata la esortò ad armarsi di coraggio.
“Il momento in cui miei dolori stanno per finire non sarà il momento in cui mi mancherà il coraggio” rispose lei.
A mezzogiorno la condussero al patibolo, vestita di bianco e con le mani legate dietro la schiena, su una carrozza aperta, per permettere al popolo di insultarla e accanirsi contro di lei. I capelli erano stati tagliati fino alla nuca e indossava un berretto.
Pochi attimi prima di soccombere al suo fato, involontariamente pestò un piede al boia, Charles-Henri Sanson, che aveva già eseguito la condanna di suo marito. Mi perdoni, signore, non l’ho fatto apposta, gli disse compostamente, prima di chinarsi a terra e attendere la folle corsa della lama. Furono le sue ultime parole.
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Maria Antonia Giuseppa Giovanna d’Asburgo-Lorena nacque a Vienna il 2 novembre del 1755, il giorno dei morti. Era la penultima figlia di Maria Teresa d’Austria e di Francesco I di Lorena e solo nascendo poteva già vantare il titolo di arciduchessa d’Austria. La sua infanzia si dipanò serenamente, nonostante fosse poco a contatto con la madre, troppo impegnata negli affari di Stato.
Per farsi perdonare, Maria Teresa d’Austria viziò oltremodo la piccola Maria Antonietta, permettendole anche di dedicarsi più al gioco che allo studio. Così, a dodici anni la bambina faticava a scrivere e parlare in francese e tedesco, le lingue di famiglia. Imparò tuttavia a suonare l’arpa e si distinse nella danza.
Per rafforzare i rapporti con la Francia, l’imperatrice decise di usare la figlia per i suoi scopi politici, proponendola come sposa per Luigi Augusto, delfino di Francia. Accettata la proposta, venne mandato a Vienna un abate francese per preparare l’arciduchessa alle nozze. Il fidanzamento ufficiale avvenne il 13 giugno del 1769 e il 19 aprile 1770 vennero celebrate le nozze per procura. Tre giorni dopo, la quindicenne Maria Antonietta lasciò la sua Vienna per non tornare mai più.
Giunta in Francia, dopo le nozze solenni a Versailles del 16 maggio 1770, Maria Antonietta scoprì che non sarebbe stato tutto così semplice. Da un lato c’era lo sfarzo, mentre dall’altro un giovane marito che non voleva consumare le nozze e un’intera corte che non l’amava perché austriaca. Ci vollero tre anni a convincere il giovane, ancora inesperto e fermato da un blocco psicologico. Un anno dopo, in seguito alla morte di Luigi XV, divennero re e regina di Francia.
Mal vista dalla corte, ma finalmente apprezzata dal marito, la giovane regina iniziò a dedicarsi ai divertimenti più sfrenati insieme a un gruppo di amici fidati. Il popolo rumoreggiava e per tutti ormai lei era Madame Scandale: tra le vie di Parigi si vendevano libelli osceni in cui Maria Antonietta veniva descritta come libertina o come amante della contessa di Polignac. Molto probabilmente ci fu un solo amore illecito per lei: si trattava del bel Hans Axel von Fersen, conte svedese e generale dell’esercito.
La Maria Antonietta più celebre del grande schermo è stata sicuramente quella interpretata da Kirsten Dunst per il film Marie Antoinette di Sofia Coppola. Vero cult, racconta la regina nelle sue debolezze di giovane donna, fermandosi prima che si compia il suo destino.
Tra le tante pellicole dedicate alla regina francese, spicca L’intrigo della collana, con l’attrice Joely Richardson nella parte di Maria Antonietta. Il film racconta uno dei momenti più difficili della sovrana: la truffatrice Jeanne La Motte organizzò infatti un piano diabolico, tentando di impossessarsi del denaro derivante dalla vendita di una collana di diamanti e servendosi persino di un cardinale per cercare di venderla a nome della regina.
Quando la truffa venne a galla, Jeanne riuscì abilmente a difendersi, facendo cadere anche le accuse all’ignaro cardinale. Pur essendo innocente, Maria Antonietta vide drasticamente crollare il suo consenso nel popolo. La vicenda è trattata anche nel libro Maria Antonietta e lo scandalo della collana di Benedetta Craveri.
Nel 1778, con la nascita della prima figlia Maria Teresa Carlotta, Maria Antonietta mise fine al gioco d’azzardo, alle spese sfrenate in abiti, parrucche e gioielli e si ritirò nel Petit Trianon, il palazzo fatto costruire per lei vicino a Versailles. Ciò non bastò a frenare l’ira dei francesi, ridotti in povertà, mentre i nobili gozzovigliavano a corte. Nel 1781 nacque l’agognato maschietto, Luigi Giuseppe, ma il popolo iniziò a mettere in dubbio la paternità. Il piccolo morì a soli otto anni, nel 1789, nell’indifferenza generali e tra i tumulti delle classi povere. Nel 1785 nacque anche Luigi Carlo e nel 1786 Sofia Elena Beatrice, che morì un anno dopo.
Presa di mira dai francesi, Maria Antonietta divenne il capro espiatorio: quando nell’estate del 1789 il popolo insorse, risultò subito chiaro che i giorni della dorata monarchia erano ormai contati. Dopo un tentativo fallito di fuga, i reali vennero portati a Parigi. Lì finirono la loro vita: Luigi XVI fu ghigliottinato il 21 gennaio del 1793 e Maria Antonietta lo seguì nell’ottobre dello stesso anno.
Addio mia regina, film del 2012 che vede Diane Kruger nei panni di Maria Antonietta, si è focalizzato sulla figura di Sidonie Laborde, incaricata dalla regina di vestire i panni della duchessa de Polignac, per permetterle la fuga durante la Rivoluzione francese.
Prima di essere ghigliottinata, Maria Antonietta scrisse una lettere alla cognata Elisabetta, sorella minore di Luigi XVI.
È a voi cara sorella che scrivo per l’ultima volta, sono stata condannata a una morte terribile destinata solo ai criminali, andrò a raggiungere vostro fratello, come lui innocente. La cosa che mi rattrista è quella di lasciare i miei figli, sapevate che vivevo solo per loro, che mio figlio non dimentichi le ultime parole di suo padre e che non cerchi di vendicare la nostra morte. Avevo degli amici; il solo pensiero di separarmi da loro mi spezza il cuore conserverò il vostro ricordo fino all’ultimo. Vi abbraccio con tutto il cuore così come abbraccio i miei cari adorati figli; mio Dio quanto è straziante doverli lasciare per sempre. Addio, addio.
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