Vincent Lambert alla fine è morto.
La vicenda del quarantaduenne francese, ex infermiere, in stato vegetativo dal 2008 a seguito di un grave incidente ha quindi trovato il suo epilogo giovedì 11 luglio, quando l’uomo è spirato all’ospedale di Reims dove era ricoverato.
La sua vicenda ricordava molto da vicino quella di Terri Schiavo, la donna americana morta nel 2005 dopo 15 anni passati nell’incapacità di muoversi, parlare e nutrirsi spontaneamente.
Non solo per le condizioni, molto simili, ma anche per la bagarre senza fine che si è scatenata fra i genitori di Lambert, e la moglie, Rachel, sostenuta anche dai sei fratelli dell’uomo e da un suo nipote. Le due parti, infatti, hanno portato avanti a lungo posizioni contrapposte, e la storia, trascinatasi dal 2011 fra sospensioni forzate della nutrizione e riprese, ha ovviamente riaperto il dibattito, mai sopito, sul fine vita, e sul diritto dei parenti di decidere, qualora l’interessato non possa manifestare la propria volontà come successo, ad esempio, a dj Fabo, la cosa migliore per lui.
In questo caso Viviane e Pierre Lambert, supportati anche da una delle sorelle di Vincent, Anne, e dal fratellastro David Philippon, hanno chiesto più volte alla giustizia francese di riprendere i trattamenti che tenevano in vita il figlio.
E il 20 maggio 2019, in effetti, la Corte d’Appello di Parigi aveva accolto il ricorso dei Lambert, ripristinando la nutrizione e l’idratazione assistita.
L'infinito amore di Mina Welby, per Piergiorgio, per la libertà e per la vita
La lotta al fianco di Piergiorgio per decidere come e quando morire, la sofferenza per il destino dell'uomo amato. Mina Welby è un esempio di cora...
Peccato che la decisione sia stata annullata da successiva sentenza – del 28 giugno – della Corte di Cassazione, che ha ritenuto la corte parigina “non competente”.
La decisione della Corte riapre dunque la possibilità di sospendere le cure – così il legale di Rachel Lambert ha commentato la sentenza – La spina può essere staccata già da ora, nessun ricorso è ormai possibile perché non c’è più alcun giudice a cui rivolgersi.
I coniugi Lambert, tuttavia, vicini ai cattolici integralisti della Fratellanza Sacerdotale San Pio X, non disposti ad accettare a cuor leggero la decisione, hanno sporto denuncia per “assassinio premeditato” contro Vincent Sanchez, il medico che aveva in cura il figlio e capo del reparto per le cure palliative dell’ospedale di Reims, che lo scorso 2 luglio ha annunciato lo stop dei trattamenti.
La morte di Vincent è ormai inevitabile e se non lo accettiamo, possiamo solo rassegnarci – hanno scritto in una lettera aperta i genitori di Vincent Lambert – Questa volta, è finita. I nostri avvocati hanno moltiplicato negli ultimi giorni i ricorsi e condotto azioni definitive per far rispettare il ricorso sospensivo davanti all’Onu. Invano.
Già, perché nell’intricata vicenda, negli anni, sono stati chiamati in ballo anche il Consiglio di Stato e il Cedu, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Che, però, hanno dato sempre ragione a Rachel e ai medici dell’ospedale di Reims.
Il Vaticano ha commentato l’epilogo di una vicenda dolorosa che ha avuto, negli anni, vari colpi di scena e che, inevitabilmente, riacuito le polemiche sull’eutanasia e sull’accanimento terapeutico, parlando di “sconfitta per l’umanità” in un tweet della Pav, la Pontificia Accademia per la Vita.
Mons. Paglia et @PontAcadLife prient pour la famille de #VincentLambert, pour les médecins et pour toutes les personnes impliquées dans cette affaire. La mort de #VincentLambert et son histoire sont une défaite pour notre humanité. pic.twitter.com/ABYkno3eks
— Pontifical Academy Life (@PontAcadLife) 11 luglio 2019
È sicuramente un ambito, questo, dove l’opinione pubblica è troppo spaccata per sperare che le fratture tra le diverse parti si ricompongano, perché ognuno tira in ballo le proprie ragioni, di ordine morale, scientifico, religioso, etico o medico.
Nel rispetto di ogni posizione, ci sentiamo però di dire che il rispetto più alto debba essere proprio quello del malato; delle sue volontà, laddove le possa esprimere, della sua dignità, quando sia impossibilitato a farlo.
In gallery abbiamo ripercorso le tappe di questa che, fra le varie e divere opinioni, è stata sicuramente una storia di sofferenza profonda.
L'incidente
Il 29 settembre 2008, a 32 anni, Vincent Lambert, un infermiere psichiatrico, rimane vittima di un grave incidente stradale, e viene ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Châlons-en-Champagne, dove arriva in stato di coma profondo. Uscito dal coma, rimane in una condizione di coscienza minimale plus.
Nel 2011 Vincent viene preso in carico dall’unità di cure palliative dell’ospedale di Reims, mentre nel 2012 il dottor Kariger, che all’epoca si occupa di lui, decide di interrompere definitivamente la kinesiterapia.
Le prime tappe di un lungo tira e molla
Nel 2013 Viviane Lambert chiede di parlare con i medici per fare il punto della situazione, e loro iniziano a prospettarle l’idea di lasciar andare il figlio. Il 10 aprile del 2013 si ha il primo stop all’alimentazione di Vincent, mentre l’idratazione è ridotta a 200ml/24h. Tuttavia, i genitori di Vincent e un fratello mandano un ufficiale giudiziario chiedendo a Kariger di riprendere la somministrazione dell’amministrazione, e depositano una denuncia per tentato omicidio alla Procura della Repubblica per ottenere l’intervento delle forze dell’ordine. I genitori dicono che solo la moglie, Rachel, sarebbe stata informata dello stop all’alimentazione predisposto dal medico.
20 aprile 2013 – Uno dei fratelli si accorge che Vincent non viene più nutrito. Ne informa i genitori.
Nel maggio 2013 il Tribunale Amministrativo di Châlons-en-Champagne ordina all’ospedale di Reims di ristabilire regolarmente alimentazione e idratazione, dopo 31 giorni di interruzione, e ammonisce il dottor Kariger per non aver informato i genitori.
Nel gennaio 2014 Kariger rende nota alla famiglia la decisione di interrompere di nuovo i sostegni vitali di Vincent, ma anche stavolta il Tribunale Amministrativo di Châlons-en-Champagne annulla la decisione spiegando che non sussiste alcuna “irragionevole ostinazione” e che “la prosecuzione dei trattamenti non è né inutile né sproporzionata e non ha come scopo il semplice mantenimento artificiale della vita”.
La decisione di Consiglio di Stato e Cedu
Il ministro della Sanità, Marisol Touraine, esort, Rachel, il nipote di Vincent, François e l’ospedale a fare appello al Consiglio di Stato francese, che darà ragione al dottor Kariger; per questo, i signori Lambert decidono di presentare ricorso anche alla Cedu, che riconosce la questione come di sua competenza e chiede la sospensione della decisione del Consiglio di Stato, ma conferma poi l’interruzione di alimentazione e idratazione per Vincent nel maggio del 2015.
Rachel Lambert viene designata come rappresentante legale del marito.
Situazione complicatissima
La Corte d’Appello di Nancy chiede all’ospedale una nuova consultazione nel 2016, ma due anni dopo, ad aprile, il dottor Vincent Sanchez, che ha sostituito il dottor Kariger nella presa in carico di Vincent, annuncia la decisione di interrompere nuovamente alimentazione e idratazione.
Viviane Lambert scrive per due volte al presidente francese Macron, senza ottenere risposta.
Su Le Figaro, nel 2018, 70 medici chiedono che Vincent venga trasferito in un’unità specializzata e denunciano il tentativo di eutanasia.
Nel luglio del 2018 il Tribunale Amministrativo di Châlons-en-Champagne ordina una perizia, in cui gli esperti rilevano uno stato vegetativo cronico.
Gli ultimi tentativi
Nel gennaio del 2019 il Tribunale Amministrativo conferma l’interruzione di alimentazione e idratazione per Vincent, ribadita anche il 24 aprile dal Consiglio di Stato. 6 giorni più tardi la Corte europea dei diritti dell’uomo rigetta la richiesta dei genitori di Vincent.
Il 3 maggio il Comitato dell’Onu per i diritti delle persone disabili chiede alla Francia di sospendere la decisione di interrompere i sostegni vitali, ma lo Stato francese ignora la richiesta.
Il dottor Sanchez comunica alla famiglia che l’inizio del processo eutanasico è previsto per il 20 maggio, ma la Corte d’Appello di Parigi blocca la decisione e dice di riprendere le cure.
L'epilogo
Il 28 giugno la Cassazione annulla la decisione, ritenendo la Corte parigina “non competente”.
Il 2 luglio vengono staccati i macchinari che alimentano forzatamente Vincent.
Non si tratta di eutanasia, altrimenti sarebbe più rapido – ha detto in maniera polemica François Lambert – Per non essere accusati di eutanasia, bisogna fare in modo che duri il più a lungo possibile, ciò che a mio parere è francamente sadico.
Vincent è morto
Mercoledì sera, un giorno prima della morte, oltre 300 persone si erano radunate davanti alla chiesa di Saint-Sulpice a Parigi per una veglia di preghiera dedicata a Vincent, scomparso l’11 luglio.
Cosa ne pensi?