
"Non sono una brava ragazza": la vita "contro" di Berenice Abbott

La storia della grande fotografa Berenice Abbott, una delle artiste più influenti di tutto il Novecento, può essere riassunta da un aneddoto. Nel 1935 le venne commissionato un importante progetto artistico, per documentare il nuovo volto di New York, la città in cui aveva scelto di vivere. Fu così che iniziò a scattare nei punti più pericolosi della metropoli, come Bowery, dove vivevano molti senzatetto.
Come ricordato dal sito Paris Review, un responsabile tentò di metterla sull’attenti, dicendole che quella non era una zona per “brave ragazze”. Berenice Abbott, che nella sua vita aveva già avuto a che fare con molti uomini che tentavano di dirle cosa dovesse o non dovesse fare, gli rispose a modo suo. “Non sono una brava ragazza. Sono una fotografa. Vado dappertutto”.
Così era Berenice Abbott: uno spirito libero con una mente meravigliosa. E grazie al suo obiettivo curioso e attento, ha saputo ritratte l’evoluzione di una delle città più importanti al mondo, ma anche personaggi famosi, come James Joyce e Jean Cocteau. Sfogliate la gallery per conoscere la sua storia…
Berenice Abbott nacque nel 1898 a Springfield, in Ohio dove crebbe con la madre divorziata. Iniziò gli studi alla Ohio State University, che però abbandonò agli inizi del 1918. Nello stesso anno si trasferì con i suoi amici dell’università al Greenwich Village di New York, dove si inserì in un circolo di intellettuali famosi, tra cui la scrittrice Djuna Barnes. Dopo aver rischiato di morire per l’influenza spagnola del 1919, nel 1921 decise di partire per l’Europa.
La passione per la fotografia nacque nel 1923, quando il grande fotografo Man Ray la assunse come assistente alla camera oscura nel suo studio di Montparnasse, a Parigi. “Mi avvicinai alla fotografia come un’anatra si avvicina all’acqua. Non ho mai voluto fare niente altro”, disse in seguito. Impressionato dai suoi lavori, Man Ray le permise di usare il suo studio. Fu così che, nel 1926, la Abbott tenne la sua prima mostra personale e aprì un suo studio.
Berenice Abbott fotografò molti esponenti del mondo artistico e letterario. Tra di loro anche James Joyce e Jean Cocteau. In quel periodo, essere fotografati da Man Ray o da Berenice Abbott significava contare davvero qualcosa.
Il curioso ritratto di Jean Cocteau realizzato nel 1927 dalla Abbott. Oltre al grande artista francese, immortalò anche André Gide, Max Ernst e il fotografo Eugène Atget, che divenne un suo punto di riferimento.
Uno degli scatti realizzati da Berenice Abbott a casa di James Joyce: Lucia Joyce è proprio la figlia del grande scrittore irlandese.
Berenice Abbott iniziò a documentare New York nel 1929, dopo aver vissuto in Europa per diversi anni. Fu in quel momento che iniziò la sua storia d’amore con la critica d’arte Elizabeth McCausland, con la quale visse fino alla morte di questa nel 1965. Insieme alla compagna collaborò a un lavoro sostenuto dal Federal Art Project e pubblicato nel 1939 in forma di libro col titolo di Changing New York. Usando una macchina fotografica a grande formato, la Abbott fotografò New York City in lungo e in largo. La sua opera ha fornito una cronaca storica di molti edifici di Manhattan.
La storia con Elizabeth McCausland cambiò la vita di Berenice. Grazie al sostegno della compagna, riuscì a portare la sua arte in territori ancora inesplorati, come quello della fotografia architettonica. Superò persino la sua paura per gli edifici alti, che le provocavano vertigini, pur di immortalare la sua città che mutava inesorabilmente.
Testarda e determinata, Berenice Abbott detestava essere catalogata solo come una “donna”. Capelli corti, berretto e look androgino, sentì per tutta la sua vita il richiamo verso chi viveva in condizioni difficili.
Impulsiva e metodica nella sua arte, era schiva nella sua vita privata. Evitò di parlare pubblicamente della sua storia d’amore e tenne rigorosamente separate le amicizie dai contatti di lavoro. Indipendente, forte e intelligente, non giunse mai a patti con la sua libertà.
Appassionata di scienza, la Abbott diede un grande contributo anche alla fotografia scientifica. Nel 1947 fondò la House of Photography, per promuovere e vendere alcune delle sue invenzioni. Tra queste un cavalletto per distorsioni, che creava effetti insoliti nelle immagini sviluppate in camera oscura, e la lampada telescopica, oggi nota a molti fotografi di studio come Autopole, alla quale le luci possono essere attaccate a qualsiasi altezza. Nel 1958 produsse persino una serie di fotografie per un libro di testo di fisica per le scuole superiori.
Berenice Abbott lasciò New York nel 1968, per trasferirsi nel Maine, dove morì a 93 anni, nel 1991.
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