La figura di Osho è senza dubbio affascinante e avvolta da un alone di mistero; nel 2018 ci ha provato Netflix a sollevare la cortina che avvolge la figura del guru indiano, nella miniserie interessante e stupefacente. Wild Wild Country che racconta proprio la sua storia.
La storia di Osho, che nel 1981, quando si faceva chiamare Bhagwan Shree Rajneesh, acquistò un enorme appezzamento di terra in Oregon, e vi costruì una città con i suoi discepoli.
Osho è per noi poco più che un meme cui vengono attribuite – in maniera discutibile come capita sui social – delle citazioni che appunto non sempre sono vere. Eppure Wild Wild Country ci racconta come sia stato il capo di una gigantesca comune, o meglio una setta (che dall’India si trasferì negli Stati Uniti) in cui tante persone hanno vissuto per 4 anni e sulla quale si è stagliata l’ombra di uno scandalo – seguito poi da un processo e mille interrogativi.
La cosa interessante di Wild Wild Country è che tutti i protagonisti della storia targata Netflix – tranne lo stesso Osho – siano vivi e raccontino la vicenda dal loro punto di vista. Per questa ragione non tutto quello che viene narrato corrisponde a verità. Alcune cose possono essere filtrate da opinioni personali.
Un capo amato dall'Occidente
Un dato di fatto: fin dalla fine degli anni ’60, quando era ancora un professore universitario in India, Osho si distinse per il fascino esercitato sul nostro mondo occidentale. In rotta con il socialismo e con Gandhi, Osho non predicava la libertà ma la liberazione sessuale. E perfino il controllo delle nascite.
La sua segretaria
Il personaggio più interessante di Wild Wild Country non è però Osho, ma la sua segretaria, Ma Anand Sheela, per certi versi un capo ben più carismatico dello stesso Osho. È lei stessa che racconta la sua storia nella serie, ma è accompagnata anche dalle opinioni degli altri. La serie non la dipinge come un personaggio positivo, ma molto ambiguo, sebbene inizialmente assolta dalla storia. È lei che manda delle discepole ad acquistare armi in Texas – armi che poi spariscono nel nulla e che si dice in puntata potrebbero essere state usate in chiave anti-governativa – e a un certo punto lei e gli altri discepoli di Osho vengono accusati di aver avvelenato con la salmonella la popolazione di Antelope. Quello che la serie non dice è che sebbene siano stati riconosciuti innocenti dalla polizia – che addebitò la salmonella al personale di alcuni ristoranti – i discepoli di Osho sono ritenuti a tutt’oggi colpevoli dall’opinione pubblica.
Una nuova comunità utopica
La parte della storia di Osho che interessa Wild Wild Country è quando lui e i suoi seguaci si trasferiscono vicino ad Antelope, un paese di 40 anime che inizia a osteggiare i nuovi vicini per via dei loro abiti monocromatici e insoliti. Lì il massacro di Jonestown – uno dei suicidi di massa più significativi della storia americana – non è ancora storia e quella di Osho viene vista come una pericolosa setta religiosa. Ma i testimoni della serie, coloro che ne hanno fatto parte, ne parlano come di un’isola felice. Verità o fiction? La serie non lo dice, è una di quelle cose che restano ambigue.
Ricchezza
Osho si arricchisce ben presto, dapprima grazie ai libri da lui scritti e pubblicati quando è ancora in India, poi con le donazioni dei discepoli. Tanto che arriva a possedere 93 Rolls Royce. Nel finale della serie, Sheela getta un’ombra sulla sua morte: sarebbe stato ucciso da un’overdose per essere derubato dai discepoli a lui più vicini. Neppure qui la serie dà certezze ma lascia libero lo spettatore di farsi un’idea propria.
Una forza politica
A un certo punto questa comunità diviene una sorta di forza politica: per farsi accettare dalla popolazione Osho e i suoi cercano di penetrare nel consiglio comunale e poi sempre più nei processi decisionali diretti. E ci riescono incamerando nuovi discepoli tra i senzatetto. Ma la serie afferma anche che questi venissero tenuti sempre in stato di semi-incoscienza con l’alcool. Anche questo dettaglio è difficile da stabilire con certezza.
Un fenomeno mediatico
In Wild Wild Country ci sono moltissimi filmati di repertorio, tanti tra talk show cui Osho e i suoi presero spesso parte.
Gli ordini
Tutto ciò che Osho diceva diveniva verbo nella comunità. A partire dall’attribuzione dei ruoli al suo interno. Per esempio, uno dei discepoli racconta di come Osho a un certo punto gli abbia detto di essere sindaco della comunità. E tale è diventato, tanto più che non aveva nessun rivale nelle elezioni.
Incompreso
Per tutta la durata di Wild Wild Country si ha come l’impressione che Osho sia stato un incompreso, sfruttato da alcune delle persone a lui vicine. Una delle verità certe è che la popolazione di Antelope cercò di respingerlo, inizialmente per ragioni futili: il bar acquistato dai discepoli di Osho era stato trasformato da un posto in cui si friggeva la pancetta a un posto in cui si friggevano le banane. Quello che la serie non dice è che c’è molto di più: non si tratta semplicemente di uno stile di vita differente né di temere un’altra Jonestown, ma si tratta della paura del diverso radicata nel melting pot statunitense.
«Ogni corona vuole la sua ghigliottina»
È una delle frasi dette da Sheela nella serie. Che si conclude proprio con lei che dice che questa storia finirà solo quando lei sarà morta.
I funerali di Osho
Rappresentano un momento toccante. Durante le sei parti che compongono la miniserie, lo spettatore si è appassionato a questo strano figuro barbuto che predica la pace ma non l’ascetismo: in pratica la botte piena e la moglie ubriaca.
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