Parafrasando l’incipit de Il Giovane Holden, libro preferito di Winona Ryder, se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere quello che è successo prima. Il dopo già lo conoscete bene: c’era una volta l’attrice più amata degli anni Novanta, caduta in disgrazia dopo essere stata colta in flagrante mentre rubava capi firmati in un negozio di abbigliamento.

Rimasta in ombra per quasi quindici anni, è tornata alla ribalta con Stranger Things. E vissero tutti felici e contenti.

La storia di Winona Ryder, però, è un po’ più complicata di come i giornali scandalistici l’abbiano fatta apparire. Intervistata dal Corriere, ha raccontato come ancora oggi quella vicenda la tormenti e come sia stato arduo trovare un nuovo equilibrio dopo l’affaire del 2001.

È stato un lungo percorso, ma per tanti continuo a essere la ragazza che ha nascosto abiti nella sua borsa in un grande magazzino. Non mi libererò mai da questa macchia.

E non è un caso che, tra tutti i suoi ruoli, Winona Ryder scelga di citare quello di Ragazze interrotte, che ricorda sotto molti aspetti la sua stessa giovinezza.

Perché il copione era e resta intenso. Io sono Susanne, una ragazza insicura, con tante fragilità e che si difende dalla realtà scrivendo racconti, rifugiandosi in un mondo immaginario.

In un’intervista per Elle del 2020, Ryder ha aggiunto ulteriori particolari relativi a questa scelta:

Essere diventata famosa è stato un trauma. Quando avevo 20 anni ero depressa e ho iniziato a soffrire di insonnia. Volontariamente ho deciso di farmi ricoverare in una clinica. Per me è sempre stata una cosa importante, ecco perché ho accettato il ruolo in Ragazze interrotte, nella speranza di poter alleviare lo stigma associato ai problemi di salute mentale. Soffro ancora di insonnia, molti attori ne soffrono, mi capita di scambiare qualche messaggio in piena notte con Al Pacino, che dorme pochissimo.

Prima della Winona Ryder star di Hollywood e sicuramente prima della cleptomania, c’era un ragazzina figlia di hippie, cresciuta in una comune senza elettricità e televisione. Gli amici di famiglia erano mostri sacri come Allen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti e Philip K. Dick e il suo passatempo preferito era leggere.

Si appassionò al cinema solo grazie alle proiezioni di film nel granaio di famiglia e non è un caso se, alla sua prima audizione, si presentò con un monologo di J.D. Salinger. Presa di mira dai compagni di scuola perché non abbastanza femminile, Winona Ryder si vendicò diventando l’icona generazionale degli anni Novanta.

Dietro al crollo del 2001, quando finì a processo per il furto da 5.500 dollari, c’era un momento di grande difficoltà psicofisica. Due mesi prima si era rotta il braccio e un medico (poi radiato dall’albo) le aveva prescritto dosi massicce di potenti antidolorifici, gettandola in uno stato di perenne confusione mentale.

A ciò, si aggiungeva un matrimonio appena cancellato con Matt Damon e un’insofferenza a tutto quello che girava intorno al cinema. Dimenticare un arresto e una condanna a tre anni di libertà vigilata è impossibile, ma oggi Winona ha trovato il suo posto, lontano da Los Angeles.

Hollywood mi è sempre parsa insostenibile con i suoi continui tappeti rossi e ora con i troppo tardivi MeToo. Mi piace San Francisco e le atmosfere mi riportano a mio padre che come scrittore ed editore mi ha trasmesso la passione per la letteratura.

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Winona Ryder: "Quella macchia indelebile che non riesco a togliermi più"
Fonte: 20th Century Fox e Netflix
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