Tatuaggi

Tutte, naturalmente, sappiamo cosa siano i tatuaggi. Ma forse non molte di noi sanno che la parola tatuaggio deriva dal francese tatouage, a sua volta originato dal verbo tatouer che arriva dall’anglosassone tattoo, adattamento del samoano tatau.

Già l’etimologia della parola è incredibile e altrettanto lo è la storia dei tatuaggi, che affondano le loro radici addirittura nella cultura romana. Una storia che si è perpetuata e che si è evoluta evoluta, visto che oggi si stima che almeno un terzo della popolazione giovanile abbia uno o più tatuaggi sulla propria pelle scaturiti da diverse motivazioni personali: ricordi, estetica, significati noti solo alla persona che decide di tatuarsi…

Ma per capire al meglio come siamo arrivati ai tatuaggi nella forma e nel “concetto” che noi oggi conosciamo, dobbiamo partire dalle origini. E quindi da molto, molto lontano…

Tatuaggi

Tatuaggi, altro che moda del momento: la storia è millenaria!

Ci verrebbe naturale pensare che i tatuaggi possano essere nati all’interno di una religione tribale, pensiamo per esempio ai tatuaggi maori. Nella realtà non è andata proprio così: sono moltissime le culture antiche e contemporanee che, in modalità differenti, hanno fatto uso di tatuaggi. Sulla mummia dell’uomo di Pazyrvk dell’Asia Centrale, per esempio, sono stati rinvenuti tatuaggi terapeutici con complessi disegni di animali.

Nell’antico Egitto e nell’antica Roma i tatuaggi erano conosciuti, ma non sempre apprezzati: l’imperatore Costantino, dopo essersi convertito al Cristianesimo, li vietò, ma prima di allora i tatuaggi erano perfettamente leciti e rappresentavano perlopiù simboli religiosi identificativi dell’identità spirituale di ciascuno.

Nel Medioevo erano i pellegrini a tatuarsi con i simboli dei santuari visitati. Fra i cristiani, i tatuaggi erano diffusi soprattutto fra i copti monofisti che generalmente si imprimevano sulla pelle la croce copta, la natività o il santo Mar Corios martire.

L’ebraismo, dal canto suo, proibisce i tatuaggi permanenti così come ogni incisione indelebile. Analoga la prescrizione dell’Islam, religione che consente solo tatuaggi all’henné temporanei, appannaggio generalmente delle donne e soprattutto delle spose che vengono ricoperte con tatuaggi di fiori stilizzati. Agli uomini sono invece vietati i tatuaggi, anche quelli temporanei fatti con l’henné.

Ci sono poi altri popoli che hanno sviluppato un proprio stile e attribuito un particolare significato ai tattoo: tra i più significativi vale la pena citare quelli dell’Oceania, tra i quali i più noti sono certamente i tatuaggi maori, seguiti da quelli dei popoli del monte Hagen, dai tatuaggi giapponesi, cinesi e dagli Inuit.

In Europa, il tatuaggio, dopo il veto imperiale romano, venne riscoperto in seguito alle esplorazioni del XVIII secolo che portarono alla conoscenza dell’Oceania e dei suoi popoli. Già un secolo dopo, anche le classi aristocratiche iniziarono a considerare il tatuaggio un vezzo di cui ornarsi cui non rinunciarono personaggi come lo Zar Nicola II o Sir Winston Churchill. Tuttavia, nello stesso periodo, il criminologo Cesare Lombroso – celebre per il suo studio della fisiognomica – riteneva il tatuaggio un segno di personalità delinquente come riportato nel suo saggio L’uomo delinquente del 1876: azzardiamo che forse sia stato proprio lui a dare il via ai pregiudizi contro le persone tatuate largamente diffusi ancora oggi, nel terzo millennio.

In realtà, visto che oramai i tatuaggi sono diffusi in modo eterogeneo tra le persone, questo punto di vista dovrebbe essere derubricato a mera curiosità storica, ma abbiamo l’impressione che non sempre sia così. Lombroso tuttavia ci offre una sorta di catalogo dei tatuaggi in voga circa 150 anni fa: segni d’amore – iniziali o cuori, per esempio – simboli di guerra, segni legati al mestiere praticato, animali o soggetti religiosi. La sua invettiva tuttavia suscitò un’ulteriore censura ed è per questo che, sino alla fine degli anni Settanta, non si registra in Italia la presenza di studi o botteghe professionali in questo ambito.

Sono state le sottoculture giovani hippy prima e i motociclisti poi a riportare in auge i tatuaggi facendoli rimanere in voga sino ai giorni nostri, con una sempre maggiore diffusione.

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Tatuaggi: tecniche di incisione e… di rimozione!

Iniziamo col dire che ogni cultura ha elaborato una sua specifica tecnica di realizzazione dei tattoo:

  • Gli Inuit per esempio usano aghi d’osso che fanno passare attraverso la pelle un filo coperto di fuliggine.
  • In Polinesia e Nuova Zelanda, invece, la tradizione vuole che vengano utilizzati i denti di un pettine di osso fermato all’estremità da una bacchetta, sino a ottenere uno strumento simile a un rastrello che viene “picchiato” con un’altra bacchetta per forare la pelle e introdurvi così il colore ottenuto dalla noce di cocco.
  • La tecnica per i tatuaggi giapponesi si chiama tebori: sottili aghi metallici e pigmenti colorati introducono nella pelle sostanze chimiche differenti, ciascuna con un suo colore. Gli aghi sono fissati all’estremità di una bacchetta che il tatuatore fa scorrere avanti e indietro con un risultato piuttosto doloroso.
  • In Thailandia e Cambogia si applica una tecnica simile, ma la bacchetta è più lunga e l’angolo di introduzione degli aghi è meno obliquo rispetto all’usanza giapponese; inoltre, il movimento è meno incisivo e, pertanto, meno doloroso.
  • In Occidente, come sappiamo, il tatuaggio viene eseguito con una macchina elettrica cui sono fissati gli aghi, il cui numero cambia a seconda dell’effetto desiderato.

Ma cosa succede se ci si stanca di un tatuaggio, se non si sta più con la persona amata cui era dedicato o semplicemente se si cambia idea? Come molte di noi sapranno, è possibile rimuovere i tattoo attraverso diverse tecniche, in primis quella di tipo chirurgico o con il laser, che pur costando di più pare garantire i risultati migliori senza lasciare cicatrici (ma è possibile che rimanga qualche alone). Si può inoltre ricorrere alla dermoabrasione, ossia al “raschiamento” dello strato più superficiale della pelle, alla crioterapia, al peeling chimico, all’elettrodermografia (usata soprattutto per la sostituzione di vecchi tattoo) o alla sovrapposizione al vecchio di un nuovo tatuaggio.

Ora che abbiamo visto come si eseguono – ed eventualmente come si rimuovono – passiamo a vedere quali sono gli stili di tatuaggio più diffusi!

Tatuaggi old school, per chi ama la tradizione!

I tatuaggi old school sono contraddistinti da soggetti semplici, puliti, dalle linee nette e precise; è previsto un utilizzo massiccio del nero e dalla colorazione piatta. I soggetti variano tra rose, pugnali, cuori, pin up o soggetti a tema marittimo, come tatuaggi con un’ancora o una nave.
Ci sono poi i tatuaggi new school che mixano l’ispirazione alla vecchia scuola con quella alla tradizione giapponese, esasperando le caratteristiche di entrambi gli stili. Le linee sono spesse e i colori shock.

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Ritratto? No, tatuaggio realistico!

Un tatuaggio realistico, come suggerisce il nome, non fa altro che riprodurre, o cercare di riprodurre, la realtà che si tratti di ambienti, oggetti, animali o persone. In genere un tatuaggio realistico non presenta contorni e richiede una lavorazione più complessa, con sfumature elaborate su diversi livelli di colore per arrivare alla somiglianza maggiore possibile del tatto con la realtà, come desiderato da chi decide di tatuarsi.

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Tatuaggi tribali, celebrità fra i tattoo!

Non è difficile immaginare che, parlando di tatuaggio tribale, ci si riferisca a quel tipo particolare di tatuaggi che si sono diffusi a partire dall’inizio degli anni ’90 prendendo ispirazione dallo stile degli indigeni delle isole del Pacifico, dalle Samoa alle Hawaii, e delle culture maori e dei nativi americani.
Si tratta di disegni astratti, dal tratto in genere piuttosto marcato e solitamente riempito in nero. Talvolta il tatuaggio tribale segue, e non di rado enfatizza, le linee del corpo e della muscolatura.

In alternativa si vedono anche tribali con linee molto intricate e/o disegni geometrici ripetuti che rappresentano una reinterpretazione della flora e della fauna, così come degli elementi naturali fuoco, aria e acqua.

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Tatuaggi giapponesi, dal Sol Levante all’Occidente!

Gli irezumi o horimono, ossia i tatuaggi giapponesi, portano con sé parecchie pagine di storia. L’irezumi, in particolare, era usato in origine come strumento punitivo, vale a dire come marchio per criminali, schiavi e prigionieri di guerra, contrapposto al tatuaggio decorativo, il gaman.

Nel XIX secolo il tatuaggio giapponese si è evoluto consacrandosi con disegni e stili unici, che richiamavano le decorazione di un kimono, dell’abito di un samurai o di abiti tradizionali da cerimonia. Gli irezumi non sono generalmente tatuaggi piccoli, tutt’altro: tendono a coprire la maggior parte del corpo eccezion fatta per mani, piedi e testa. Gli horimono nella loro forma odierna si sono affermati verso la fine del XIX secolo e sono stati vietati e riammessi diverse volte. Erano particolarmente diffusi fra prostitute, malviventi e giocatori d’azzardo, come pure fra pompieri, mafiosi e operai o agricoltori.

Il tatuaggio tradizionale giapponese ha suoi soggetti d’elezione, fra i quali troviamo il dragone, i fiori di ciliegio, i fiori di loto, le carpe koi, le maschere han’nva, l’hebi – serpente simbolo di coraggio -, tatuaggi con scritte bonji, tipici del buddismo esoterico, e ideogrammi. Questi soggetti possono a loro volta essere combinati tra loro.

Tatuaggi con scritte?! Si chiama lettering!

Analogamente a ciò che accade nei fumetti, il lettering nei tatuaggi è uno stile in cui parole o frasi intere – spesso citazioni – sostituiscono in toto o al massimo integrano il disegno. Si possono trovare tattoo con il nome del partner, di parenti stretti, citazioni da canzoni, libri o poesie, slogan politici o di altra natura.

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Altri tipi di tatuaggi

Naturalmente, per farsi un tatuaggio, non è necessario aderire pedissequamente a uno degli stili “da manuale”. Negli ultimi anni, per esempio, stanno spopolando i tattoo ispirati al mondo di Harry Potter o delle principesse Disney, così come nuove tecniche, per esempio i tatuaggi 3D, i tatuaggi “bianchi” che si illuminano al buio oppure quelli solari, che consistono nell’applicazione sul corpo di particolari adesivi mentre si prende il sole in modo da ottenere un tatuaggio visibile grazie al “gap” fra la pelle abbronzata e quella rimasta del suo colore naturale. Insomma, tutto dipende dalle proprie preferenze, dal momento e dal gusto personale!

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Tatuaggi: qual è il significato?

Ci vorrebbero pagine e pagine – e probabilmente ancora non sarebbero abbastanza – per spiegare approfonditamente il significato dei tatuaggi, ragion per cui ci limiteremo a illustrare il significato dei tattoo più noti e diffusi.

Anzitutto, non tutti forse sanno che anche la parte del corpo che si sceglie di tatuare esprime un suo significato: la braccia e le spalle esprimono il bisogno di sentirsi utili, come pure forza e sicurezza; il collo è un luogo che lascia trapelare insoddisfazione per ciò che ci sta succedendo con annesso desiderio di riprendere in mano la nostra vita: il tatuaggio, in questo senso, diventa una prova di coraggio, una sfida con se stessi.

Un tattoo sulla schiena può aver a che fare con la paura di prendere decisioni importanti con le relative responsabilità: a tal proposito, il tatuaggio può essere vissuto come un primo passo per affrontare la situazione.
Chi si tatua le mani in genere presenta buona padronanza delle emozioni, mentre chi sceglie il piede o la caviglia desidera liberarsi dalle briglie della vita quotidiana.
Un tattoo sull’addome, infine, indica in una donna dolcezza, sensibilità e senso materno.

Passando ai soggetti dei tatuaggi maori, lo squalo ha il significato simbolico di adattabilità e resistenza, la balena fa riferimento alla famiglia e alla protezione, il delfino ha a che fare con armonia, amicizia e protezione.
La conchiglia è il simbolo dell’amore, il leone del coraggio, la rondine della libertà, mentre la farfalla esprime desiderio di trasformazione e il gufo rappresenta la saggezza, la conoscenza e la magia.
La fenice è il segno dell’immortalità e della rinascita, il lupo della fedeltà, il gatto del cambiamento così come il fuoco, il sole richiama la vita e la gioia mentre la luna è il simbolo della femminilità e della fertilità.
La rosa è la perfezione, l’amore, il fiore di loto è uno stimolo a vincere le avversità, l’ascia è l’anima di un guerriero e, infine, la rosa e lo scorpione del Borneo sono simboli di valore e coraggio.

Al di là dei significati tradizionali, che servono giusto per farci un’idea, sappiamo bene che il significato reale dei tatuaggi è né più e né meno quello che noi decidiamo di attribuirgli e ha pertanto una forte connotazione personale. Ci sono anche persone che non danno alcun significato ai propri tatuaggi, intendendoli esclusivamente come un grazioso ornamento.

Amiche, con tutto questo materiale c’è l’imbarazzo della scelta per il primo tatuaggio o per aggiungere un nuovo a quelli che abbiamo già. A proposito, quali sono i vostri soggetti preferiti?

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