Il diritto di Monica Lewinsky di non parlare più di Bill Clinton

Ci sono criminali che hanno compiuto massacri cui è stata concessa una redenzione e una possibilità di cambiamento e rinascita: forse sarebbe il momento di concedere la grazia anche a questa donna. Non fosse che ha pagato il prezzo del suo errore con l'addizionale del prezzo di quelli di tutti noi, che oggi possiamo dire: "Lei è quella che 23 anni fa...".

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Prova a pensare che persona eri 23 anni fa.
Pensa alla cosa più stupida, all’errore più grande che hai commesso nella tua vita o, meglio ancora, pensa alla cosa più segreta e di cui più ti vergogni e che magari non hai mai detto neppure alla tua amica più fidata.

Ora prova a pensare a come sarebbe andata e a come sarebbe la tua vita se questa cosa che tanto ti umilia diventasse l’unico metro di giudizio del tuo valore e della tua persona, l’episodio della tua vita che finisce per diventare tutta la tua vita; un errore, una debolezza o una stupidata che doveva restare segreta e, invece, ti rimane appiccicata in fronte e anche chi non ti conosce e mai ha parlato con te, appena ti vede, dice “lei è quella che ha fatto quella cosa” e per quella ti giudica, ti deride, ti accusa.

Prova a pensare di aver passato i 23 anni successivi a fare tutt’altro, ma niente: “tu sei quella lì”. Potrai, dopo quel singolo episodio infelice, tagliare tutti i traguardi, dimostrare tutto il tuo valore di essere umano o professionista, potrai bilanciare quella singola cosa con tutto il bene e il meglio che sai fare, ma “tu sei quella lì”, quella di 23 anni fa, in mezzo il nulla.

Dev’essere questo e molto peggio essere Monica Lewinsky. Dev’essere come aver girato un film di 120 minuti che ha avuto un successo planetario e non poter essere altro di quei 120 minuti, per tutto il resto della tua vita: e se ti è andata male lì, se lì sei caduta e sei stata colta in fallo, per tutta la vita quella sarà la tua condizione.

Nei giorni scorsi Monica Lewinsky era andata a Gerusalemme per parlare di cyberbullismo insieme alla giornalista Levi Yonit. La prima domanda dell’intervista è:

Si aspetta ancora delle scuse personali da Bill Clinton?

Il riferimento è a una dichiarazione dell’ex Presidente americano del giugno scorso all’NBC:

Non ho mai parlato personalmente con Monica dopo lo scandalo, ma ho detto più volte in pubblico di essere dispiaciuto.

E Monica Lewinsky sì alza e se ne va.

Scriverà poi sui social:

C’erano degli accordi chiari sugli argomenti che avremmo trattato.

La giornalista mi aveva fatto la stessa identica domanda il giorno prima, e le avevo risposto che il tema era vietato. Ecco perché me ne sono andata: oggi è più importante che mai che le donne si difendano da sole, e che non lascino agli altri il controllo della loro narrazione.

A chi oggi scrive che “doveva pensarci prima”, che “la domanda era lecita”, che “doveva prendersi le sue responsabilità”, bisognerebbe chiedere se loro, in quanto persone, sono “solo” quella cosa stupida fatta 23 anni fa che nessuno sa, di cui loro stessi si vergognano come ladri; o se essere rappresentati per il resto della loro vita da quel singolo momento della loro vita, qualora non fosse rimasto segreto, non sarebbe la cosa più ingiusta, codarda e oltraggiosa che potrebbe accadere loro.

Qualunque donna sia diventata oggi Monica Lewinsky non è definibile con quanto fece Monica Lewinsky 23 anni fa. E anche quella di allora, non era solo quello che accadde.
Ci sono criminali che hanno compiuto massacri cui è stata concessa una redenzione e una possibilità di cambiamento e rinascita: forse sarebbe il momento di concedere la grazia anche a questa donna.
Non fosse che ha pagato il prezzo del suo errore con l’addizionale del prezzo di quelli di tutti noi, che oggi possiamo dire: “Lei è quella che 23 anni fa…”.

Video: Twitter/Tal Schneider

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