Citazioni di Claudio Magris
Da quel giorno di molti anni fa ad Andreis, in Valcellina quando l'ho incontrato per la prima volta, senza quasi saper nulla di lui e incline a scambiarlo, con quel suo fazzoletto da pirata in testa e la camicia sudata e bagnata per tanti chilometri fatti di corsa sotto la pioggia, per uno stravagante come tanti altri, finché ha tirato fuori da una cartella un foglio, il disegno indimenticabile d'una crocifissione possente e dolorosa, di una grandezza che s'imprime per sempre nel cuore e nell'anima Mauro Corona è una presenza nella mia realtà.
Storia di neve vuol essere una specie di Cent'anni di solitudine ossia un epos, genere che alla letteratura europea sembra interdetto da più di un secolo.
Uno scrittore fecondo, vitale e debordante nella scrittura come nell'esistenza; letteralmente anche eccessivo. Storia di neve, con le sue 816 pagine, sembra scritto da tutti e da nessuno; una memoria collettiva, potenzialmente senza inizio e senza fine, perché, anche se l'omonima protagonista la magica, angelica e gelida eroina e vittima vive solo ventinove anni, ogni vita si ricollega, come le radici degli alberi si abbarbicano su quelle morte e marcite, a generazioni precedenti, a immemorabili maledizioni, a forze e passioni di tempi o secoli passati.
Come un faro su un mare notturno, la parola di Musil illumina per un attimo una fascia della vita, che subito dopo riaffonda nella tenebra mentre il raggio di luce passa altrove. Tesa e inappagata, l'intelligenza di Musil punta alla disperata ricerca della totalità. Se è impossibile scorgere il cerchio, il vero scrittore deve respingere ogni surrogato epigonale e della parzialità. Pochi autori di questo secolo insegnano come Musil che l'unica dimensione dello scrittore è quella della verità.
[Congiungimenti] In questi racconti non c'è alcuna differenza fra elementi essenziali ed elementi inessenziali: ogni dettaglio è essenziale e quindi ogni dettaglio è inessenziale, nell'ambito di una totalità indeterminata che non ammette possibilità di scelta e di selezione.
Dall'analisi più dettagliata, che abbraccia tutti i campi dell'esperienza e della cultura, Musil passa ad uno scarno slancio mistico, ad una sempre inappagata urgenza di cogliere l'assoluto: la sua meta è quella di fondere ambiguità ed esattezza, anima e precisione, portando la luce fredda della verifica scientifica nello scivoloso ed incerto spazio dell'ispirazione estatica.
Alieno da ogni abbandono elegìaco, Musil riscontra il disordine con la precisione dello scienziato, che viene a coincidere con la forza espressiva del poeta.
L'angolo di Musil, cui solo James Joyce può stare a pari per la globalità della visione, sembra avere trecentosessanta gradi: questa totalità viene raggiunta attraverso un rigoroso procedimento analitico che rifiuta ogni sintesi, ogni compiaciuto superamento storicistico dei problemi, ogni ottimismo idealista e marxista.
Musil parte dal punto fluido di una realtà ancora informe, ancora da plasmare come nella notte del caos, e da quel centro si dirama in tutte le direzioni, con un'apertura senza limiti.
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Biografia e libri
Claudio Magris, triestino del 1939, è un docente universitario che da anni collabora con il “Corriere della Sera”. Tra i suoi lavori troviamo “Dietro le parole” (1978), “Itaca e oltre” (1982), “Danubio” (1986), “Microcosmi”, vincitore del Premio Strega nel 1997.