Citazioni di Edoardo Mangiarotti
Scrivevo per la Gazzetta delle mie vittorie... e venivo insultato da Brera e Zanetti. 'Dove sei stato pelandrone!? Scrivi, che è tardi!', mi dicevano. Ero andato alla premiazione.
Le mie medaglie più belle sono loro di Berlino e quello di Helsinki: a 17 anni a Berlino presi solo tre stoccate. A Helsinki secondo fu mio fratello Dario: se non avesse battuto allultimo assalto Léon Buck, avrei dovuto fare lo spareggio.
Ero con mia moglie sullAprilia. Toccai una macchina col paraurti per due volte. Il guidatore scese infuriato. Volarono insulti. 'Riceverà i miei padrini', mi disse. Gli diedi il mio biglietto da visita. Lesse il nome. Era un socio del Giardino, allievo di mio padre. Mi abbracciò e mi offrì una bottiglia di champagne.
Il Coni mi aveva premiato con la qualifica di 'campione eccelso'. Aldo Nadi, che viveva a Los Angeles, era stato premiato con la medaglia doro, la rimandò con una secca lettera di protesta per la mia qualifica. Sosteneva che spettava al fratello, morto nel 1940. Ci fu un botta e risposta sui giornali. Poi, un giorno, Ciro Verratti, olimpionico e giornalista, venne a dirmi: 'Nadi ti sfida a duello'. Duello alla pistola in unisola delle Antille. Diedi a Verratti la mia risposta: 'Edoardo Mangiarotti non ha mai praticato il tiro al piccione'.
Papà ci faceva fare la boxe. Mia madre ha dovuto cucire i guanti per boxare. Ho preso un sacco di botte, ma è servito. Ho acquisito aggressività, una caratteristica della mia scherma.
Mio fratello Dario era un funambolo. Aveva una scherma più completa, ma portata su bersagli diversi. Io avevo una scherma più lineare. Cercavo di toccare lavancorpo, il braccio e sulla messa in linea degli avversari cercavo il ferro per portare la stoccata al corpo.
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