Citazioni di Emmanuel Levinas
La mia infanzia è stata segnata profondamente dall'ebraismo soprattutto attraverso il commentario alla Scrittura, quello che giaceva sul tavolo di ogni ebreo.
Ricordo che sono andato a Friburgo da studente per conoscere Heidegger e per assistere ai suoi corsi universitari. Avevo la ferma intenzione di scrivere la tesi sul suo pensiero. Era il periodo in cui Heidegger era già molto celebre e quindi non era difficile riconoscere in lui un maestro. Tutto quello che affermava era, al tempo stesso, stupefacente ed enunciato con autorità. Io non ero ancora bene al corrente dei rapporti tra Heidegger e Hitler e, inoltre, all'epoca il presunto nazionalsocialismo di Heidegger non costituiva un problema come oggi, perché Heidegger aveva un indiscutibile carisma personale. La sua simpatia per il nazismo appariva secondaria e irrilevante rispetto al suo modo di dominare i problemi filosofici. Era un personaggio assolutamente affascinante. Esercitava un'influenza molto forte anche sui suoi colleghi, sui filosofi. Si aveva l'impressione che se Heidegger diceva qualcosa non valeva la pena discuterne ulteriormente.
Il fatto originario della fraternità è costituito dalla mia responsabilità di fronte ad un volto che mi guarda come assolutamente estraneo, e l'epifania del volto coincide con questi due momenti. O l'uguaglianza si produce là dove l'Altro comanda il Medesimo e gli si rivela nella responsabilità; o l'uguaglianza non è che un'idea astratta e una parola.
La paternità non si riconduce ad una causalità cui gli individui parteciperebbero misteriosamente e che determinerebbe, in base ad un effetto non meno misterioso, un fenomeno di solidarietà.
Il Nomade non è necessariamente qualcuno che si muove. I nomadi non sono coloro che si spostano come emigranti; sono quelli che non si muovono, sono quelli che diventano nomadi per restare nello stesso posto sfuggendo ai codici.
Il fatto che tutti gli uomini siano fratelli non è spiegato dalla loro somiglianza, né da una causa comune di cui sarebbero l'effetto come succede per le medaglie che rinvìano allo stesso conio che le ha battute.
Il povero, lo straniero si presenta come eguale. La sua uguaglianza in questa povertà essenziale consiste nel riferirsi al terzo, così presente all'incontro e che, nella sua miseria, è già servito da Altri. Egli si unisce a me. Ogni relazione sociale, al pari di una derivata, risale alla presentazione dell'Altro al Medesimo, senza nessuna mediazione di immagini o di segni, ma grazie alla sola espressione del volto.
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