Citazioni di Francesco Domenico Guerrazzi
Fammi amare, Signore, babbo e mamma, non solo per la vita che mi compartirono, quanto pel documento che mi hanno dato di vivere, ed anco di morire libero sopra la terra.
Mia madre talora mi ha sgridato e mio padre qualche volta mi ha percosso: ma tu, o Patria, sia che da te mi partissi, ovvero a te ritornassi, mi hai sempre riso. Mia madre mi ninnò dentro la culla cantando, ma io piangendo le recitai il Miserere sopra la fossa. Mio padre mi addestrò la mano ai primi tiri, ma io quando la morte lo chiamò gli composi sul petto in croce le sue prima di chiuderlo dentro la cassa. Tu poi, o Patria, appena uscito al mondo, mi consolasti con la luce e col calore: vivo mi nutrisci col tuo seno e nel tuo seno sazio di giorni mi raccoglierai. Perpetua madre, tu non ti stacchi in verun tempo i figliuoli dalle braccia: tu doni sempre e non ricevi mai.
O Maria, stella del mare in paradiso, abbi misericordia di Venezia, un dì stella del mare sopra questo mondo.
Diciannove secoli vedono la legge del Vangelo come una bandiera in mezzo alla battaglia inoltrarsi gloriosa e trionfale per le vinte contrade, avanzarsi per lo universo e bandirvi lo amore. Questo divino vessillo candido di fede, verde di speranza, vermiglio del sangue dei martiri ha superato il volo delle aquile romane. Alla spada della superbia vennero meno il taglio e la punta; le catene di ferro caddero logorate dalle ire dei popoli, ma la legge della carità nelle procelle acquista vigore, ingagliardisce per contrasto, la persecuzione disperde e lo errore. Quelli che l'acquistarono se la stringono al seno con lo affetto della madre che abbraccia il suo primogenito, e quelli che ancora non la posseggono vi volgono desiosi lo sguardo tardando loro che appaia questo segno di pace su lo emisfero della libertà.
È mai vissuta creatura umana, che sollevando le pupille al cielo d'Italia abbia negato esser questo il più puro sereno che mai rallegrasse il sorriso di Dio? È mai vissuta creatura umana, che sollevando le pupille al cielo d'Italia allorché il figlio primogenito della Natura lo veste della pompa dei suoi raggi non abbia sentito suscitarsi la mente pei grandi che non sono più, di cui il nome è rimasto nell'anima come armonia di arpa che cessò di esser tocca? Quali braccia non si prostesero a quell'astro di vita, mentre abbandonando alla notte il dominio del cielo, dai confini dell'oceano lo saluta con gli ultimi raggi, e non implorarono che rimanesse nella sua celeste dimora? Ma s'egli partì con la sera tornò col mattino, e vide i secoli dileguarsi nella eternità, le generazioni incalzarsi nella tomba, e la vicenda infinita delle virtù e dei delitti. Breve fu la sua luce sopra l'onore d'Italia; lunga sul dolore, e su l'onta.
Quando lo stoico alza la faccia dicendo: Non piansi mai, mentisce a sé stesso. Perché non isgorgò la lacrima dal cavo de' suoi occhi, affermerà il superbo non avere mai pianto? Forse sotto la superficie gelata di un fiume scorrono le acque meno rapide al mare?
Sei sola anima mia: non mentire a te stessa; leva la voce e prorompi in un lamento. La pazienza! Oh! la pazienza è cosa dura e conviene meglio alla groppa del somiero che all'anima, dell'uomo: converti dunque in flagello questa catena spirituale e percuotila in volto ai tuoi oppressori.
Non so se più soave, ma certamente simile alla Madonna della Seggiola di Raffaello avrebbe dipinto un quadro colui, che avesse tolto a imitare per via di colori il gruppo, che stava aspettando Francesco Cènci nella sala del suo palazzo. Una sposa di forse venti anni, seduta sopra i gradini di un finestrone, teneva al petto il suo pargolo; e dietro alla sposa un giovane di egregie sembianze, col volto basso, contemplava cotesto spettacolo di amore: egli solleva le mani giunte e alquanto piegate verso la spalla sinistra, per ringraziare Dio di tanta prosperità che gli manda. La sembianza e lo atteggiamento dimostrano come in quel punto lo commuovano tre affetti, che fanno l'uomo divino. Le mani erano a Dio, lo sguardo al figlio, il sorriso alla sposa. Però la donna non vedeva cotesto sorriso, chè lei assorbivano intera i doveri e la dignità di madre. Il fanciullo sembrava un angiolo, il quale avesse smarrita la via per tornarsene in cielo.
Serse, antecessore di Dario al trono della Persia, quello spaccone che bastonò il mare, te ne ricordi?
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