Citazioni di Heinrich Böll
La protagonista femminile dell'azione, nella prima parte, è una donna di quarantotto anni, germanica: alta m. 1,71, pesa Kg 68,8 (in abito da casa), perciò ha solo 300 400 grammi meno del peso ideale. Ha occhi cangianti tra il blu cupo e il nero, capelli biondi molto folti e lievemente imbiancati, che le pendono giù sciolti, aderendole al capo, lisci, come un elmetto. Questa donna si chiama Leni Pfeiffer, nata Gruyten, e per trentadue anni, naturalmente con interruzioni varie, ha subito quello strano processo che si chiama processo lavorativo: per cinque anni come impiegata priva di ogni preparazione professionale nell'ufficio del padre; per ventisette come operaia, ugualmente non qualificata, nel ramo della floricultura. Poiché, in un momento inflazionistico, si è disfatta con molta leggerezza di una cospicua proprietà immobiliare, una non disprezzabile casa d'affitto nella città nuova, che oggi varrebbe non meno di centocinquantamila marchi, è piuttosto priva di mezzi, dopo aver lasciato il suo lavoro senza un serio motivo, non essendo né vecchia né malata. Poiché nel 1941 è stata moglie per tre giorni di un ufficiale di professione della Wehrmacht, oggi riscuote una pensione di vedova di guerra, cui non si è ancora aggiunta una pensione dell'assicurazione sociale. Si può dunque dire che Leni, al momento - e non solo dal punto di vista finanziario - fa una vita da cane, specie da quando il suo amato figliuolo sta in galera.
Era già buio quando arrivai a Bonn. Feci uno sforzo per non dare al mio arrivo quel ritmo di automaticità che si è venuto a creare in cinque anni di continuo viaggiare: scendere le scale della stazione, risalire altre scale, deporre la borsa da viaggio, levare il biglietto dalla tasca del soprabito, consegnare il biglietto, dirigersi verso l'edicola dei giornali, comprare le edizioni della sera, uscire, far cenno a un tassì. Per cinque anni quasi ogni giorno sono partito da qualche luogo, la mattina ho disceso e salito scale di stazioni, il pomeriggio ho disceso e risalito scale di stazioni, ho chiamato un tassì, ho cercato la moneta nella tasca della giacca per pagare la corsa, ho comperato giornali della sera alle edicole e, in un angolo riposto del mio io, ho gustato la scioltezza perfettamente studiata di questo automatismo. Da quando Maria mi ha lasciato per sposare Züpfner, quel cattolico, il ritmo è diventato ancor più meccanico, senza perdere in scioltezza.
Quando sua madre, di notte, metteva in moto il ventilatore, Martin si destava, benché le ali di gomma dell'apparecchio non producessero che un rumore assai lieve: una specie di molle ronzio, che di tanto in tanto si arrestava, quando la tendina s'impigliava tra le pale. Sua madre, allora, scendeva dal letto, andava, imprecando sottovoce, a liberare la tendina dal congegno e la serrava tra i battenti della biblioteca. Il paralume della lampada a stelo di sua madre era verde: un bel verde acqua, imbevuto di luce gialla. Il bicchiere di vino rosso che stava sul tavolino da notte gli pareva quasi inchiostro: un veleno scuro, greve, che sua madre beveva a piccoli sorsi. Essa leggeva e fumava, e solo di rado prendeva un sorso di vino.
La siringa: strano, misterioso strumento di vetro e di nichel, minuscolo e pulito, troppo pulito, animaletto a forma di libelulla dal becco di colibrì, diafano colibrì che si riempiva il ventre pompando da una fialetta di vetro e infilava poi il grifo puntato nel braccio della nonna.
Il Paradiso è un mercato nero dove c'è di tutto?
La guerra è sempre buona per una sceneggiatura, perché dietro c'è il fatto per eccellenza: la morte, che attira la vicenda verso di sé, la tende come una pelle di un tamburo, che ritorna al minimo tocco del dito.
Non ho mai parlato di uomini in gamba, perché gli uomini in gamba li ho sempre odiati, non riesco a immaginarmi niente di più noioso di un uomo in gamba.
Miliardi di cimici e di pidocchi, di pulci e di zanzare si mettono in moto appena scoppia una guerra, obbedendo al muto comando che dice loro che ci sarà qualcosa da dare.
Lo inchiodarono alla croce, lo inchiodarono alla croce... e non disse nemmeno una parola.
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