Citazioni di Lando Buzzanca
Oggi va tutto di corsa, e dunque anche la popolarità per un attore - specialmente in televisione - può durare lo spazio di qualche settimana. E anche i suoi guadagni. Col cinema, trent'anni fa, mi feci l'attico e superattico. Con la tv, oggi, devo combattere ogni giorno con le banche.
Arrivai a girare cinque film in un anno. La formula era abbinare l'erotismo, un erotismo più allusivo che altro, alla commedia, una commedia però di classe. Risultato: credo di essere stato l'unico attore italiano ad avere tre sue pellicole contemporaneamente nelle sale. Accadde nel 1975, con Il merlo maschio, Homo eroticus e Il vichingo venuto dal sud.
Ricordo ancora il primissimo lavoro: era il 1960, avevo solo vent'anni. Mi presero come comparsa in uno sceneggiato televisivo che andava in diretta, e del quale ora non ricordo neppure il titolo, per una scena soltanto, seduto a un tavolo da poker fra Massimo Girotti e Giorgio Gora. Non avevo neppure una battuta. Ma prima di andare in onda avevo avvertito amici e parenti, sapevo che erano tutti lì, eccitatissimi, davanti al video, e non seppi resistere. Mi misi a dire: chip, duemila, rilancio: a improvvisare, insomma. Mentre gli altri due - cui interrompevo le battute ma che non potevano far nulla per fermarmi - mi guardavano con odio.
Dopo che mi ero sistemato avrei voluto fare un cinema più serio e mi sono messo a fare teatro, mi sono comprato la libertà: Feydeau, Shakespeare, Pirandello.
Mi sono fermato perché non mi piaceva più il genere, veniva fuori Banfi, quelle cose orrende con Pierino, con quei guardoni, o quei film con quelle donne tanto desiderate coi culi di fuori. Io non toccavo le donne nei film come facevano gli altri, con quei tocchetti vigliacchi, io le portavo a letto, era ben diverso. Quel cinema non mi piaceva, così ho deciso di non fare più quel genere di commedia erotica, rifiutando tante proposte.
Frasi sulla commedia
Spesso le sceneggiature partivano come sketch, ed io mi ribellavo subito, cercavo di far capire che volevo interpretare un uomo, non un pupazzo, una maschera. A trent'anni pensavo che il futuro mi avrebbe riservato temi più agguerriti, più seri, e invece questo tipo di futuro non è venuto, non al cinema perlomeno.
Nel film "La schiava io ce l'ho e tu no", mi divertivo ad interpretare un uomo privo di personalità, apparentemente trionfatore, ma in effetti vittima delle donne: uno standard degli anni Settanta.
L'arbitro è uno dei pochi film che ho voluto fare io in prima persona. Ciò che mi colpiva particolarmente degli arbitri è questa loro caratteristica di una fama che dura esattamente un'ora e mezza, in quei novanta minuti possono decidere le sorti delle squadre, le carriere dei giocatori, degli allenatori. E ciò che mi incuriosiva era invece raccontare cosa facessero questi uomini nei restanti giorni della settimana, al di fuori quindi di quell'ora e mezza di popolarità, quando passano da personaggi odiati e fischiati a uomini comuni. Questo mi piacque di quel film, e credo che lo scopo fu raggiunto.
L'inizio degli anni Settanta fu un periodo speciale per gli uomini, coincideva con l'emancipazione femminile, che non corrispondeva ad una pari emancipazione da parte dei maschi. L'uomo era ancora legato alle cosce della madre, ed io mettevo un po' alla berlina quel tipo di personalità.
Frasi sulla propria personalità
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