Citazioni di Manlio Sgalambro
Qui vi è il tentativo di costruire una teologia pubblica anzi, se ci è concesso di mutuare uno stilema a una grande memoria, una teologia pubblica europea. Se l'epoca della teologia appare conclusa, o se ne trascina appena l'ombra, ciò è avvenuto perché gli stinti intelletti che se ne sono occupati (a parte alcune eccezioni) portano in loro il tarlo che aveva roso la disciplina. Come se questa avesse dovuto seguire le sorti della religione a cui la legava la subalternanza. La stessa caduta della religione, ormai solo oggetto di fede e di speranza squallidi sostegni del nostro incerto destino , doveva favorirla e sbarazzare il campo da ogni equivoco. Che Dio esista è solo un fatterello sinistro. Niente di più. (Dato come vanno le cose, bisognava aspettarselo)
Vedeva Parigi come un insieme di idee. Pensare in questa città è pensarla, diceva. E per un certo tempo gli dedicò il suo io.
Aveva appreso che delle cose irrazionali non vi è sistema ma narrazione. Ma questo non gli bastava. Egli adorava i concetti e attraverso essi avvertiva gli odori delle cose e le loro quintessenze e sentiva scorrere nel suo sangue la loro potenza e avrebbe pure potuto chiamarle per nome una per una I concetti erano la sua anima e attraverso essi filtrava anche i suoi umori. Gli individui sono dei concetti incarnati. Che mi importa di possedere la loro carne, usava dire. L'immagine di un individuo di cui niente si può sapere se non tramite la sua psicologia gli sembrava invecchiata e legata a una immagine diveniente dell'uomo. Laddove invece l'individuo è compiuto e non può essere più oggetto di psicologia ma di concetto. Questa era la sua convinzione. Non aveva alcun timore di avere dei pregiudizi.
Non si può essere reazionari perché non c'è dove tornare; non si può essere progressisti, perché non c'è dove andare.
La verità, compito di chi si occupa di filosofia, non è il dialogo fra due che filosofano, ma un muto cenno che viene rivolto alla vittima designata.
È questo non cambiamento del mondo nel cambiamento della società che la filosofia, senza eccessiva stupefazione, deve rispecchiare.
Nella musica 'industriale' è immanente l'irreversibilità del tempo. Essa è musica entropica, musica che si distrugge da sé. La musica leggera è la fattispecie dell'autodissolvimento della musica. E tuttavia è l'unica forma di musica che ha senso per tutti. Sul ciglio dell'abisso, Mahler compone Il canto della terra ma canticchia una canzone napoletana.
Le discoteche sono piccoli nirvana dove il solenne fragore del rock fa assaporare il piccolo nulla al figlio di Siddharta. Non essere per un poco è tutto quello che si chiede. Piccoli 'niente' di cui la vita dell'individuo odierno ha bisogno per rinascere e vivere un'altra settimana.
L'arte del filosofare viene alla luce anche grazie al comportamento mimetico di chi la esercita.
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