Citazioni di Mario Tobino
Fu un amore, amici, | che doveva finire; | credemmo che gli uomini fossero santi, | i cattivi uccisi da noi, | credemmo diventasse tutta festa e perdono, | le piante stormissero fanfare di verde, | la morte premio che brilla | come sul petto del bambino | la medaglia alle scuole elementari. | Con pena, con lunga ritrosia, | ci ricredemmo. | Rimane in noi il giglio di quell'amore.
Un essere umano per tanti anni in schiavitù non resiste al soffio, al vento, al bagliore di liberi sentimenti, trova così accecante la luce della fratellanza che ne rifugge, la rifiuta, ne ha paura, non ci crede, non ci vuole credere, più allegro, non gravante, naturale, più felice lo stato di prima, con le catene del lavoro ma senza interrogazioni, senza dover cambiare sentimenti, senza dover rispondere con commozione alla bontà, senza che mai nel proprio volto si debba affacciare la gratitudine, la riconoscenza, la fedeltà.
Non era bella, anzi brutta, il volto angoloso, quell'occhio storto in certi giorni di più strabiciava. Era anziana; già due figlie grandi, maritate. Quando venivano a trovarla erano distratte.
C'è da domandarsi se ogni essere umano, piombato in particolari circostanze, non può essere dominato dalla magia, credere a superiori influssi come in antico si imploravano gli déi.
Nella bottega del barbiere il sapone divenuto schiuma si posava sui volti. Il maresciallo dava fondo a tutta la sua cultura, alla sua delicata educazione, parlava con voce forte, sicura, come spiegasse alle reclute il fucile 1891. La bottega, al di fuori delle parole del maresciallo, era in silenzio. Il rasoio portava via dai volti l'erto strato di sapone e i piletti che nascono nelle facce degli uomini (benché anche qualche donna li possieda). Poi il maresciallo in pensione uscì e di fronte c'era casa sua, c'entrò. Il figlio del farmacista cercò di trattenere un lunghissimo sospiro, ma non ci riuscì e infatti cominciò ad uscirgli da un angolo della bocca; quando ebbe finito gli sembrò di star meglio, e per soddisfarsi bene fece un altro sospiro, questo però molto più leggero.
In certi momenti mi illudo di sfiorare la verità. Basterebbe ancora un poco. Poi di nuovo buio, e ancora buio.
Solo chi c'è passato sa come fu il dopoguerra in Italia quello della seconda guerra mondiale per uno che durante la dittatura italiana aveva vivamente sperato; da ogni parte scenari che cadevano, trionfo della materia, il denaro e la carne più dominanti di prima. La nuova lussuria invogliava le masse alla completa servitù.
Solo stando solo, un uomo è libero, cioè è lui.
[Su un comizio di Palmiro Togliatti] Quello che mi incantò fu il suo linguaggio che era insieme popolare, inteso da tutti, eppure ogni motto guardingo, puro italiano, ogni parola specchio esatto di ciò che voleva esprimere, ogni parola giusta a "sollecitare" il cuore e la mente di chi lo ascoltava. La piazza era gremita. Il comizio si svolse in silenzio, acuta in tutti l'emozione. Parlava il capo dei loro nemici, di loro lucchesi, bianchi, come un predicatore, dal pulpito, con calma, un'eco solenne... tale preciso parlare parve anche un omaggio a quel popolo che lì, sotto il piccolo palco, ascoltava e la lingua italiana, il dittaggio, eccome se lo conosceva e lo coltivava, eccome se attraverso i secoli aveva conservato il bel parlare, la lingua italiana.
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