Citazioni di Renato Zero
C'è un sole che non vedi, lui ti parla e tu gli credi. È questa la fede.
Ho il passaporto intonso: non sono mai andato da nessuna parte. La mia Nuova Zelanda, il mio Oklahoma, la mia Namibia sono stati i palcoscenici dItalia. Eppure, con tutto quel che ho lavorato, con tutte le persone che ho aiutato, cosa mi ha dato il mio Paese? Niente. Manco una croce di cavaliere.
Vengo da una famiglia di comunisti [...] A me comunque il partito comunista non mha mai voluto. Gli altri suonavano alla festa dellUnità con le loro band; io giravo i locali con il registratore, pigiavo play, partiva la musica e cantavo, solo come un cane. Non sono mai stato in quelle trincee, ma in altre, molto più esposte. E ancora adesso la politica di me non vuol saperne. Ho maturato la pensione: 800 euro al mese. Una presa in giro. Le darò a chi ne ha bisogno davvero.
Spesso non voto. Non ho stima di nessun politico, sono fermo ad Antonio Gramsci e a Luigi Einaudi.
La chirurgia estetica, mai. Ho fatto una sciocchezza, farmi togliere il doppio mento dallex marito della Santanchè. Basta così: altrimenti non ti fermi più, e alla fine sembri una mappa geografica. Già è pieno di gente con il parrucchiere privato; limbalsamatore privato mi pare troppo.
Un sorcino ora è il presidente di una banca, un altro è un alto magistrato di Milano. Un medico mi ha visitato e, dopo che mi ero rivestito, si è rivelato: "Finalmente sono riuscito a toccarti". Mi vogliono bene anche ora che sono cambiato, da quando nel 91 a Sanremo ho deciso che i lustrini mi stavano stretti.
La sera del 24 dicembre 1974, al Folk Rosso, suonai per un solo spettatore. Il proprietario stava spegnendo le luci. Lo fermai: ho detto in casa che stasera lavoro, e voglio lavorare. Dopo di me, lo spettatore solitario ascoltò pure Venditti.
Una sera andai a Zocca, a un concerto organizzato da Vasco Rossi. Alla terza canzone si fulminò limpianto; cominciai a raccontare barzellette. Vasco mi diede un milione e mezzo di lire e mi disse: "E la prima volta che paghiamo volentieri qualcuno che non ha cantato".
Fellini era affettuoso. Gli chiesi di recitare nei suoi film. Lui mi accarezzò lovale e mi disse: "Renatino, tu qui sei sprecato". Ma che sprecato, famme lavorà! Così mi fece lavorare in Satyricon e in Casanova. Si girava sempre di notte.
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