Citazioni di Umberto Saba
Sotto gli alberi spogli del viale degli svaghi offri invano il suo zampillo. Ma è venuta l'estate, altro le accade. È cara a tutti, al vecchio curvo come al giovane che il suo corpo modella nel segno sotto cui nacque, severo. Il passante che segue di un pensiero arido i fili e la scopre, devia verso una gioia pronta e gratuita. Offre un sorso di vita ad ogni vita, che in sé grata l'accoglie, poi l'oblia, per proseguire ignara al suo destino.
Ho parlato a una capra. Era sola sul prato, era legata. Sazia d'erba, bagnata dalla pioggia, belava. Quell'uguale belato era fraterno al mio dolore. Ed io risposi, prima per celia, poi perché il dolore è eterno, ha una voce e non varia. Questa voce sentiva gemere in una capra solitaria. In una capra dal viso semita sentiva querelarsi ogni altro male, ogni altra vita.
Il portiere caduto alla difesa ultima vana, contro terra cela la faccia La folla - unita ebbrezza - par trabocchi nel campo Pochi momenti come questo belli, a quanti l'odio consuma e l'amore, è dato, sotto il cielo, di vedere
Ho attraversato tutta la città. Poi ho salita un'erta, popolosa in principio, in là deserta, chiusa da un muricciolo: un cantuccio in cui solo siedo; e mi pare che dove esso termina termini la città. Trieste ha una scontrosa grazia. Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore; come un amore con gelosia. Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via scopro, se mena all'ingombrata spiaggia, o alla collina cui, sulla sassosa cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa. Intorno circola ad ogni cosa un'aria strana, un'aria tormentosa, l'aria natia. La mia città che in ogni parte è viva, ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita pensosa e schiva.
Io sono come quella foglia, guarda, sul nudo ramo, che un prodigio ancora tiene attaccata. Negami dunque. Non ne sia rattristata la bella età che a un'ansia ti colora, e per me a slanci infantili s'attarda. Dimmi tu addio, se a me dirlo non riesce. Morire è nulla; perderti è difficile.
Senz'addii m'hai lasciato e senza pianti; devo di ciò accorarmi? Tu non piangevi perché avevi tanti, tanti baci da darmi. Durano sì certe amorose intese quanto una vita e più. Io so un amore che ha durato un mese, e vero amore fu.
Mi sono messo a giacere sotto le stelle, una di quelle notti che fanno dellinsonnia tetra un religioso piacere. Il mio guanciale è una pietra. Siede, a due passi, un cane. Siede immobile e guarda sempre un punto, lontano. Sembra quasi che pensi, che sia degno di un rito, che nel suo corpo passino i silenzi dellinfinito. Di sotto un cielo così turchino, di una notte così stellata, Giacobbe sognò la scalata dangeli di tra il cielo e il suo guanciale, chera una pietra. In stelle innumerevoli il fanciullo contava la progenie sua a venire; in quel paese ove fuggiva lire del più forte Esaù, un impero incrollabile nel fiore della ricchezza per i figli suoi; e lincubo del sogno era il Signore che lottava con lui.
Eran le sei del pomeriggio, un giorno chiaro festivo. Dietro al Faro, in quelle parti ove s'ode beatamente il suono d'una squilla, la voce d'un fanciullo che gioca in pace intorno alle carcasse di vecchie navi, presso all'ampio mare solo seduto; io giunsi, se non erro, a un culmine del mio dolore umano. Tra i sassi che prendevo per lanciare nell'onda (ed una galleggiante trave era il bersaglio), un coccio ho rinvenuto, un bel coccio marrone, un tempo gaia utile forma nella cucinetta, con le finestre aperte al sole e al verde della collina. E fino a questo un uomo può assomigliarsi, angosciosamente. Passò una barca con la vela gialla, che di giallo tingeva il mare sotto; e il silenzio era estremo. Io della morte non desiderio provai, ma vergogna di non averla ancora unica eletta, d'amare più di lei io qualche cosa che sulla superficie della terra si muove, e illude col soave viso.
La mia bambina con la palla in mano, con gli occhi grandi colore del cielo e dellestiva vesticciola: "Babbo - mi disse - voglio uscire oggi con te" Ed io pensavo: Di tante parvenze che sammirano al mondo, io ben so a quali posso la mia bambina assomigliare. Certo alla schiuma, alla marina schiuma che sull'onde biancheggia, a quella scia chesce azzurra dai tetti e il vento sperde; anche alle nubi, insensibili nubi che si fanno e disfanno in chiaro cielo; e ad altre cose leggere e vaganti.
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