Citazioni di Walter Bonatti
Ho urlato così tanto quella notte [sul K2] nella mia disperazione che adesso non voglio avere più voce. La puzza del K2 la lascio a voi, io preferisco respirare.
Io sul K2 in una notte del '54 sono quasi morto, ma quello che mi ha ucciso è questo mezzo secolo di menzogna.
Se solo guardo quello che passa in tv mi viene schifo: quelle persone sull'isola, che si fanno riprendere, quella buffonata. Con quale rispetto verso i padri dell'avventura, verso chi ha cercato frontiere e parole nuove come Melville, Jack London e Stanley?
L'Italia è un paese di complici, dove non esiste solidarietà tra onesti, ma solo scambio tra diversi interessi.
Chissà quanti, leggendo un libro di avventura, avranno provato quel tale trasporto che induce a immedesimarsi nel protagonista della vicenda, fino a ritrovarne, quasi a riviverne, le sensazioni descritte dall'autore. Ebbene, questo io l'ho provato leggendo Taipi, il primo libro di Herman Melville nato dai ricordi, lo rimarca lo stesso autore, di un'autentica avventura vissuta sullo sfondo delle isole dei mari del Sud. [Sulle orme di Melville, 1969]
Svegliarsi un mattino e rendersi conto che da vari giorni vivi su un isolotto di lave fumanti sperduto nel mar della Sonda è la premessa migliore per garantirsi l'avventura e l'emozione per la nuova giornata che sta iniziando. Questo mi capita nel dicembre 1968 mentre sto compiendo un sopralluogo su ciò che è rimasto del famoso vulcano Krakatoa, inaspettatamente esploso ottantacinque anni prima. [Krakatoa, sui resti di un cataclisma, 1968]
Frasi sull'avventura
Era un freddo pomeriggio dei primi di maggio del 1965 e stava per concludersi la lunga trasvolata che da Ottawa mi portava a Whitehorse, nel centro più avanzato del Grande Nord-Ovest canadese: una terra che ancora non aveva storia ma soltanto cronache di caccia e racconti d'avventura che con il tempo si erano trasformati in miti e leggende. [Klondike: sulla via dei cercatori d'oro, 1965]
[Sulla vicenda del K2] Ne abbiamo fatto una montagna di merda, coperta di menzogne, perfino la stampa straniera ci chiede "perché?". E tutto questo perché non riusciamo ad essere un paese pulito, dobbiamo strumentalizzare le occasioni, la verità, sporcare gli uomini. L'Italia è un paese di complici, dove non esiste solidarietà tra onesti, ma solo scambio tra diversi interessi, dove il sogno di Desio doveva restare immacolato. Dove solo io potevo essere infangato, disprezzato, accusato. Non solo, ma qualsiasi controversia non viene mai affrontata, si preferisce accantonarla, non prendere la responsabilità di una scelta. Mentre oggi agli idoli sportivi imbottiti di droga tutto viene perdonato perché sono l'immagine del paese. E se solo guardo quello che passa in tv mi viene schifo: quelle persone sull'isola, che si fanno riprendere, quella buffonata. Con quale rispetto verso i padri dell'avventura, verso chi ha cercato frontiere e parole nuove come Melville, Jack London e Stanley? Io sul K2 in una notte del '54 sono quasi morto, ma quello che mi ha ucciso è questo mezzo secolo di menzogna. Ho urlato così tanto quella notte nella mia disperazione che adesso non voglio avere più voce. La puzza del K2 la lascio a voi, io preferisco respirare.
[Sulla vicenda del K2] Nella relazione ufficiale di Desio che il Cai ha accettato è sbagliata la quota del mio bivacco, quella del campo di Compagnoni e Lacedelli, l'uso e la durata delle bombole di ossigeno, niente affatto esaurito prima dei duecento metri di dislivello sotto il K2, e l'ora in cui dettero l'assalto alla vetta. E tutto questo perché? Perché l'impresa oltre ad avere successo doveva essere anche eroica. Far vedere che gli italiani erano stati non solo bravi, ma anche straordinari.
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